Ginny

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Freddo. Tutto intorno c'è il nulla,l'oblio che disegna ancora strani vortici nella mente. L'aria sembra non raggiungere le vie respiratorie. Uno stato di confusione assordante invade interamente il corpo sebbene l'unico rumore percepibile sia quello della suola delle scarpe che striscia un po' sul pavimento. Ginny non ricordava, non sapeva cosa ci facesse lì, non capiva se fosse ancora viva.
Stanca, è così che si sentiva. Incapace di opporre forza alla presa che un qualcosa esercitava sui polsi,sulle caviglie, sulla bocca. Restava in silenzio senza agitarsi, non ne era capace e nell'oscurità cercava di riconoscere un suono familiare o una luce, una fonte di calore.
Niente.
Stava tornando dalla festa di Edoardo, o meglio la festa stratosferica che vedeva tutti i ragazzi e ragazze della scuola insieme, uniti nel delirio generale.
Era stata proprio una bella festa, si era divertita, era quasi mattina e non ricordava come mai, ma l'esigenza di dover tornare a casa si era fatta forte. Dopo una festa del genere nessuno tornerebbe a casa, coerentemente alla sua ideologia, ma l'after continua altrove, in altre case, su altre spiagge, in luoghi abbandonati.
Ginny vive con la sua famiglia in un piccolo paesino in provincia di Rimini, sulla riviera romagnola, invaso quindi ogni estate da turisti e ragazzi sempre nuovi in cerca di divertimento, di sballo, di evasione dalla normale routine quotidiana. Ginny ama conoscere nuova gente, socializzare , trascorrere momenti nuovi e stimolanti con persone sconosciute, lasciarsi andare alla vita e passare ogni attimo di essa soggiogata dagli istinti, dall'alcool, dall'eccitazione che l'estate porta con se, senza porsi alcuna domanda. La scuola, le sembra un castigo impostole dai suoi genitori. Ama correre, suonare la chitarra per i suoi amici, dipingere, cantare, ma ama anche leggere, nascosta dalla società, vergognandosi della sensibilità che in fondo faceva parte di lei e la rendeva troppo fragile in confronto alla reputazione da menefreghista oramai affermatasi tra tutti. Ebbene nonostante i molteplici interessi, non ama le forzature, e quindi da esse è sempre scappata a gambe levate come segno di protesta. Gli amici la amano per la sua simpatia, ironia e voglia di compiere pazzie; la sua famiglia nonostante l'intransigenza ai suoi comportamenti, la ama allo stesso modo. I genitori hanno sofferto molto a causa delle cazzate fatte da Ginny durante gli anni peggiori della sua vita, e continuano a starle dietro tra apprensione e costante preoccupazione senza mai mollare la presa, perché appunto, la amano e vogliono solo il meglio per lei. Spiritosa, scherzosa, si è sempre guadagnata la simpatia del mondo intero ed ha imparato a smorzare ogni tensione causata dalla sua negligenza con un sorriso, un bacio dato a sua madre, una partita a calcio improvvisata con suo padre nel vialetto di casa. Suo fratello, Micael, la ama allo stesso modo: colto, raffinato, un ragazzo tutto d'un pezzo dedito alla famiglia, ai suoi ottimi voti, responsabile e maturo. Si è formato da solo per così dire, nato a differenza di pochi mesi rispetto a sua sorella, ha imparato da solo cosa significa badare a se stesso ed anche a Ginny. È sempre stato considerato però un po' emblematico dai suoi parenti. I genitori, i nonni, gli zii sono stati sempre troppo impegnati per conoscerlo fino in fondo, con le rispettive vite e con i problemi causati da Ginny a causa dei quali Micael spesso riteneva suo dovere intervenire per mettere pace nelle varie complicazioni.
A 6 anni Ginny disse a sua cugina di pochi anni più piccola che era stata adottata, sebbene i suoi zii, genitori della piccola, non avevano ritenuto ancora quello giusto il momento di comunicarle una notizia del genere, traumatizzandola per molti anni.
A 13 anni Ginny rubò dal laboratorio della scuola, una soluzione tossica rilasciata dall'analisi di un'acqua reflua che la Prof aveva loro mostrato durante una lezione di chimica. Micael ovviamente, si fece avanti dando la colpa del furto alla sua costante voglia di sperimentare ed imparare qualcosa di nuovo, per cui a suo dire, aveva deciso di prenderla in prestito.
A 15 anni Ginny iniziò a frequentare ragazzi più grandi con cui visse esperienze fuori dalla sua portata. Micael la teneva d'occhio sempre, interveniva, la riportava a casa promettendo di non dire nulla ai genitori a meno che non lo avesse costretto continuando con la sua vita sregolata.
A 16 anni Ginny , iniziò a bere qualche birra di troppo con la sua amica, Fill, più grande di lei; finché una bella sera mentre Fill la accompagnava a casa a notte fonda in condizioni pessime , il motorino non scivolò sulla strada bagnata scaraventandole in fondo ad un dirupo scosceso, tra gli alberi e le sterpaglie che fortunatamente attutirono il colpo lasciando loro solo qualche graffio. Senza Micael sarebbe stato complicato per Ginny sia uscire da quel dirupo , sia riconciliarsi pacificamente con la famiglia poi.
A 18 anni Micael e Ginny frequentavano gli stessi amici, e ciò rese Micael partecipe di numerose situazioni spiacevoli in cui puntualmente doveva giustificare sua sorella con genitori ed amici, andare a cercarla e riportarla a casa: voleva far vivere ai suoi genitori meno preoccupazioni possibili.
Jane e Dario erano due professori universitari di anatomia e letteratura, ricercatori a tempo pieno e troppo impegnati con i propri impegni tra lezioni, convegni e laboratori per riuscire sempre a badare a Ginny e Micael. Grazie ai sacrifici di entrambi la famiglia viveva una condizione economica agiata, ed il tempo libero concesso ai due, rendeva loro anche capaci di non privare i loro figli dell'amore incondizionato che provavano, di passare del tempo insieme, di condividere i racconti delle proprie giornate. Ma, la maggior parte del tempo libero sopratutto negli anni piú vicini alla maturità di Ginny, erano stati vissuti dai genitori tra i guai combinati dalla ragazza sempre meno diligente, conseguenze legali di azioni sconsiderate e continua ansia e frustrazione. Micael non aveva mai dato loro problemi ed era ormai capace di badare a se stesso senza l'aiuto di nessuno.
Faceva sempre caldo a Rimini d'estate, un caldo asfissiante, pesante, duro.
Ma Ginny avvertiva nelle ossa un freddo gelido mai provato prima.
Pensò di essere addormentata e quindi di trovarsi in uno dei suoi incubi, incapace di muoversi e di comunicare, di saltare, di urlare.
Ma ben presto si accorse provando a roteare la testa, che quello scenario che provava ad immaginare visto dall'esterno, era vero, e qualcuno stava giocando con lei. O non giocava affatto.

Il confronto Where stories live. Discover now