il buio

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Quel luogo aveva il sapore di un certo misticismo. Non sembrava reale. Perché? Perché Ginny non aveva mai paura. Eppure in quel momento si scontrava con un sentimento così deciso che la coglieva di sorpresa. Non aveva avuto paura quando si era gettata dalla scogliera per provare l'ebrezza del salto nel vuoto rischiando quasi di schiantarvici contro. Non aveva avuto paura cadendo dal motorino e rischiando la vita. Non aveva avuto paura quando a 3 anni si allontanò così tanto da sua madre in spiaggia che finì in una zona del tutto nuova senza ricordare più la via di ritorno.
Ma ne aveva in quel momento. Non sapeva definire il suo confuso stato d'animo e trascorse così diversi minuti, a rifletterci su.
Il luogo angusto in cui si trovava puzzava di escrementi e non sembrava così stretto come credeva al suo risveglio.Le pareti le avvertiva vicine, ma il suo respiro sempre più affannato faceva eco come ci fosse un lungo corridoio. Ogni tentativo di immaginare il luogo in cui si trovasse era inutile, ma ricordarsi cosa era successo nel momento in cui chiudendo la porta era uscita dalla stanza di Edoardo, per andare via, quello sì sarebbe stato utile.
Tutto ad un tratto recuperate un poco le forze, tentò liberarsi spingendo in avanti le braccia, ma senza risultati. Era una corda ben stretta quella che le stringeva i polsi, stretta a tal punto da sentirsi sanguinare. Capiva che ogni tentativo sarebbe stato inutile; provò quindi a farsi sentire. Un fazzoletto le teneva la bocca stretta a tal punto da farle solo emettere qualche suono confuso nel suo tentativo di chiamare aiuto, di dar cenno della sua presenza.
Era in trappola.
Qualcuno l'aveva rapita e trascinata in quella bettola. La domanda in quell'istante non era chi? bensì, perché? Qual era lo scopo?
Il suo rapitore le avrebbe fatto sicuramente visita per metterla a conoscenza delle sue intenzioni. O magari voleva solo la sua morte lenta e straziante.
Ma chi poteva mai volere una cosa del genere? Di persone infastidite negli anni poteva elencarne molteplici. Ma nessuno di così spietato, subdolo, violento.
Dopo svariati tentativi Ginny si accorse che le forze le venivano sempre meno, così decise di risparmiarle. Aveva visto molti film nei quali la reazione più istintiva in una condizione simile, sarebbe stata quella di urlare, piangere disperata fino a collassare stremata. Ginny non versò alcuna lacrima. Nè si disperò. Attese.
Le amiche più fedeli che Ginny aveva, Fill e Gemma, le erano state accanto nei momenti più delicati della sua vita ed in quelli più felici. Erano con lei alla festa, ma non ricordava cosa l'avesse spinta ad allontanarsi da loro per dirigersi via, per voler tornare a casa. Fill con il suo animo intraprendente e Gemma più attenta e riflessiva formavano con Ginny il trio perfetto: astute e totalmente folli. Fill aveva un bel caratterino: folle e dalle idee bizzarre come Ginny, non accettava freni da niente e nessuno. I suoi genitori erano morti quando aveva solo 15 anni e Fill viveva in balia di se stessa in un monolocale lontano dal centro. Gemma nonostante il suo carattere più pacato e meno disinibita, amava anche lei prendere parte alle pazzie organizzate dalle amiche alle quali voleva un bene fraterno; ed anzi, progettava al meglio ogni colpo. Era intelligente, furba, astuta attrice da Oscar all'esigenza. Fill era la mente, Gemma la pianificatrice, Ginny la mano. La ragazza rapita e bloccata in quella stanza, pensava a loro due, al trio geniale che sarebbe venuto a capo anche di questa storia, di questa avventura. Perché Ginny non aveva ancora realizzato la gravità di quel che stava accadendo. Come sempre, era lì e si preparava a giocare a scacchi con la vita. Ben presto si sarebbe accorta che la realtà stava superando di gran lungo la sua fantasia.

Il confronto Where stories live. Discover now