La Dea Morte

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In quel momento, quando i numi la vollero incontrare, dopo che l'avevano costretta in esilio ai confini della realtà per millenni, la Dea Morte non seppe che pensare,
che aspettarsi,
e decise di lasciarsi scorrere le loro ancora ignote parole,
decise di ascoltare.

Era stata allontanata, tempo prima, per aver catturato la vita di un innocente, che ancora non contava i propri anni, che ancora non aveva aperto gli occhi, fu allontanata per essersi impadronita della luce di un neonato, che di colpe che gli gravavano addosso ancor non ne teneva.

Gli dei, appena lei giunse sotto la loro convocazione, la scrutarono a lungo, tanto era bella la sua forma, tanto recava tremori all'animo la sua visione.
Uno di loro sospirò, fece per parlare, richiuse le labbra. Poi così parlò:

<<Morte -la invocò, come se ella fosse Calliope e lui un compositore- scontasti la pena per quella tua insana azione già per lungo tempo, nonostante tutti noi altri temiamo per la vita di qualche altro mortale leggero di colpe e misfatti, noi siamo i protettori dei cieli e delle terre, siamo numi. E anche tu.>>

Si interruppe, come a voler insinuare che ciò che sarebbe venuto dopo, non avrebbe fatto piacere all'umanità e a nessuno. Con un gesto che parve un auto - immissione di coraggio, proseguì a pronunciare quel suo monologo carico di parole taciute per secoli.

<<Pertanto, il tuo posto torna ad essere questo, rimani sempre parte integrante della nostra famiglia, e senza di te i mortali giungono allo stremo delle loro forze, le loro chiome si dipingono di nuvole, le loro schiene li costringono a guardare a terra. Ti pregano, pregano che Morte sopraggiunga e li salvi dal loro supplizio. Gli errori sono comuni anche tra gli dei, Morte cara.>>

Veritiero era il suo accenno, gli umani non morivano più: il mondo ne ospitava talmente tanti che alcuni non saziavano più la fame, per donare il proprio cibo ai giovani, e le morse allo stomaco li divoravano, sì,
ma la vita non smetteva di stringerli a sé.

Ma Morte alzò gli occhi al cielo, in un tentativo ermetico di far trasparire il suo disappunto. Come poteva non comprendere?
Facile per quello: la gente lo idolatrava, era nato per fare del bene.

Io, invece -pensò- io venni al mondo per strappare il brillio dagli occhi di chi non doveva avere più un proprio spazio, cedevo alla non esistenza chi il mio istinto mi indicasse.
Non decidevo chi baciare con le mie velenose labbra: ero obbligata da me stessa.
Come credeva di poter comprendere la sensazione di percepire il cuore di un bambino scemare d'intensità, fino a spegnersi sotto le proprie mani?

Sono un mostro -pensò ancora, struggendosi inesorabilmente- i mortali mi temono, i morti mi incolpano. Non fu mia negligenza il mio temibile compito, ma non chiederò agli altri numi di non essere biasimata.

La Dea Morte, scuotendo impercettibilmente gli infiniti capelli miele, sbattendo dolcemente le ciglia scure come l'aria che la avvolgeva, sussurrando sommessamente qualcosa di incomprensibile, se ne andò.

Non le sarebbe importato, tornare a osservare occhi imploranti di vita non era il suo progetto. Avrebbe consumato ogni vuoto giorno e ogni terrificante notte ai confini della realtà, con la speranza nel cuore di potersene andare per sempre, con la consapevolezza di non poter morire mai.

È tutto Vero.Where stories live. Discover now