Palazzo

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« Buongiorno principessa... »

Una voce tremolante mi sussurra all'orecchio per svegliarmi. Apro gli occhi investita dalla luce che troneggia nella stanza, osservando il verde giardino che circonda il palazzo.

« Buongiorno anche a te Juliet. E per l'ennesima volta, non chiamarmi principessa. Sei la mia migliore amica, al massimo sono io che dovrei chiamare te così » rispondo. Juliet ha solo un anno più di me e vive a palazzo sin da quando ho memoria. Giocavamo insieme nei giardini mentre sua madre lavorava e mio padre...lasciamo perdere. Mi hanno raccontato che arrivarono qui cercando asilo in una fredda notte di dicembre, esattamente diciassette anni fa. Sua madre era ferita e teneva Juliet in braccio disperata. Le accolsero, e assunsero la madre di Juliet come cameriera, promettendo un posto anche per Jul quando sarebbe cresciuta. Quando Susan - la madre di Juliet- morì, all'età di quarantacinque anni, Jul iniziò a lavorare al suo posto. Avendo lei solo tredici anni ho pregato mio padre di assegnarla come mia dama di compagnia. Non avrei potuto immaginare cosa sterebbero stati capaci di farle se così non fosse stato. Sua madre non è la prima cameriera che muore di stenti, freddo, malattia o peggio.

« va bene principessina, basta che ti sbrighi. Tuo padre vuole vederti »  ah bene. Mio padre di prima mattina. Assolutamente. Assolutamente no. Lo odio con tutta me stessa, e se proprio devo vederlo non voglio farlo adesso. Il buongiorno di vede dal mattino, e questo - lo so già- non sarà per nulla un buongiorno.

« Digli che sono impegnata. Ho la stessa voglia di vederlo quanto un mercante ha voglia di farsi rubare la merce »  dico soltanto. Almeno fatemi fare colazione. Solo quella.

« Vorrei tanto, ma ho ricevuto ordini precisi. Non sembra tanto in vena da no, e poi in cosa dovresti essere impegnata? Facciamo un sacco di cose è vero, ma per come la vede lui tu passi il giorno ad ammirare il fantastico giardino che lui ha creato, o meglio dato l'ordine di creare, quindi se non ti presenti finirà mooolto male. Come consolazione posso dirti che mentre tu ti diletti a conversare con lui posso passare alla panetteria di May a comprare le nostre ciambelle preferite »
purtroppo so cosa intende per "molto male" e il solo pensarci mi mette i brividi.

« Va bene... tu inizia ad andare, io mi vesto. Manda i miei saluti a May! »

« Sissignora! »  la guardo uscire dalla mia stanza con la sua borsa di tela preferita, che abbiamo costruito insieme quando eravamo piccole. Ugh, adesso mi tocca la tortura. Infilo la sottoveste, il sottogonna, altri mille duecento strati di tulle e finalmente la gonna vera e propria. Stringo il corsetto al punto da respirare a malapena - sennò poi il "re supremo so tutto io" se ne accorge e inizia a rompere le scatole di prima mattina- e consapevole che sarà oggetto di discussione lascio i capelli sciolti. In teoria queste non sono cose da "principessa", è una cameriera che dovrebbe vestirmi, ma io già detesto tutti questi inutili strati di roba, figuriamoci se adesso io mi devo far mettere le mani addosso da una persona per potermi mettere una gonna. Grazie, ma no grazie. Infilo le ciabatte - tanto sotto il vestito non si vedono-  e scendo le scale fino alla sala riunioni, dove mio padre mi attende.

« Buongiorno padre » saluto, con un sorriso più finto della mia voglia di parlargli.

« Buongiorno anche a te Sarah. Prego, siediti pure. »

Prendo posto su una sedia di legno di faggio, rivestita da un soffice velluto bordeaux punteggiato da dei dettagli di filo dorato cuciti a mano, che si intrecciano formando le immagini di tante rose luccicanti.

« Hai i capelli sciolti » commenta lui non appena mi siedo. Che bella piega che sta prendendo questa conversazione.

« Chiedo perdono, padre. Vista l'urgenza della sua convocazione ho chiesto a Juliet di spazzolarli e basta, per evitare di perdere ulteriore tempo. Non volevo che una futilità del genere potesse influire sul suo umore, viste le tante cose che ha da fare » colpito e affondato. Sono abituata a dover fare da lecchina per questi schifosi reali, ormai so cosa vogliono sentirsi dire, e addolcirli con i miei elogi sperticati è facile come bere un bicchier d'acqua .

La ragazza dietro l'alberoWhere stories live. Discover now