EPILOGO MUDBLOOD IN MY VEINS

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Come tutti i discorsi su cui si era fantasticato ripetutamente, smontandoli e rimontandoli ossessivamente nella propria testa, non era riuscito come aveva immaginato.

All'inizio aveva cercato di tenere un registro di voce calmo e uniforme, che dimostrasse al di là delle parole la sicurezza delle sue motivazioni e dei suoi sentimenti. Ma aveva rovinato tutto quando era subentrato il silenzio.

Aveva terminato precipitosamente la sua arringa, la sua voce divenuta tremante e il suo tono appassionato si erano affievoliti e spenti davanti a quel muro invisibile contro cui era andato a frantumarsi il suo tentativo di porgergli la notizia con ragionevolezza.

Aveva seguito con lo sguardo la mano sinistra del suo migliore amico, che in un gesto inconsapevole quando eloquente, quando era arrivata a metà del suo racconto, le aveva voltato le spalle e adesso rivolgeva gli occhi a una delle colonne del suo letto.

Aveva osservato quella mano, dunque, staccarsi lentamente dal fianco dove era rimasta abbandonata, fremente come una creatura in agonia, per stringere quella colonnina di legno. Aveva osservato, affascinata da quel dettaglio, il sangue affluire intorno alla base delle unghie mentre le nocche sbiancavano.

Non c'è nulla di più cinico del silenzio che scende tra due amici.

Quel silenzio è una mano spietata che rigira nelle viscere di un rapporto e sparge i resti che ha gremito su un pavimento freddo.

Il pavimento della stanza degli allievi del settimo anno, Gryffindor.

Il Ragazzo Sopravvissuto aveva rotto quel silenzio con l'unica parola che aveva per lei.

- Vattene -


Blaise Zabini amava la primavera perché sapeva benissimo quanto gli donasse. Il sole aveva un modo tutto particolare di scintillare sui suoi capelli corvini e di illuminargli il viso già naturalmente abbronzato. Inoltre, cosa non trascurabile, col primo caldo poteva smettere i pesanti completi invernali che, pur facendolo apparire tenebrosamente bello, in qualche modo dissimulavano le sue forme statuarie.

La cosa più bella della primavera però era il preannunciarsi dell'estate.

Blaise sorrise e prese il portafogli dalla tasca interna del mantello. Moltissime persone portavano tra i soldi e le carte della Gringott la fotografia di qualcuno a cui tenevano particolarmente e Blaise Zabini non faceva eccezione: sotto i suoi occhi uno splendido bronzo greco stava emergendo dalle acque cristalline del mare, abbronzato, bruno e pericolosamente bello, con quel torace brunito dal sole e quegli occhi che risaltavano cristallini e verdi come il mare.

Il ragazzo sorrise, era inequivocabile che il mare esistesse nel creato per essere un complemento perfetto dei suoi occhi.

Soffiò un bacio alla fotografia dove il soggetto ritratto ricambiò il suo sguardo con un sorriso affascinante. Dopodiché Blaise ripose con ogni cura foto e portafogli.

Si, la primavera era davvero una cosa splendida: gli uccellini che cinguettavano, le coppiette innamorate che tubavano nel parco della scuola, il sole ...

Tre o quattro cornacchie appollaiate su un ramo spoglio gracchiarono e lui lanciò loro uno sguardo contrariato.

Poco più lontano le coppiette in amore si scambiavano tenere frasi...

- Tess maledizione io non ti capisco! -

Quella voce proveniva da una zona imprecisata alla sua sinistra, probabilmente da dietro quei cespugli di sempreverdi in direzione del lago.

Blaise scosse il capo: non riusciva a capire perché Goldstein non capisse Scervellata Steeval, una donna che aveva tutta la sua comprensione impegnata com'era a coltivare indefessamente la bellezza propria e altrui a colpi di Incantesimi Pettinanti, Arriccianti, Liscianti e di formule di creme e lozioni per ogni esigenza umana. Era una missionaria, un'eroina. Blaise aveva l'impressione che Goldstein non sarebbe mai riuscito a vedere in lei l'intima nobiltà di chi combatte in prima linea la sciatteria diffusa.

The Ground Beneath Her FeetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora