5. Skin enemies

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Una parte di me – forse una grossa percentuale del mio cervello – sapeva per certo che la scuola privata non mi avrebbe tratto alcun vantaggi ma che, anzi, mi avrebbe persino fatta sentire peggio.

Ebbene, ancora per una volta la mia coscienza ha ricevuto la sua totale ragione.

Guardo il mio quaderno trovato improvvisamente e magicamente distrutto, a terra, e lo raccolgo con il cuore in gola, cercando di recuperare soltanto le pagine scritte di appunti, buttando tutti il resto.

In uno sbuffo sonoro, seguito dalle risa delle altre compagne di classe, esco fuori e raggiungo l'uscita per prendere un po' d'aria. 

Dispetti del genere mi capitavano ai tempi delle scuole elementari ma, a quanto sembra, qualcuno è ancora rimasto alla veneranda età di sette anni, dandone all'apparenza sopra ai sedici.

Il quarto d'ora di pausa di metà mattina è il mio momento preferito di tutta la mia permanenza a scuola, perché posso respirare odori nuovi e puliti, e soprattutto allontanarmi per qualche attimo da quel posto che, fino ad oggi, non avevo mai visto come un incubo.

Recupero la mia lattina di Coca Cola dalla macchinetta ma il mio corpo viene scosso da un violento sussulto di spavento appena, prima che io possa alzarmi e andarmene, qualcuno mi si butta addosso.

«Nina... finalmente ci vediamo a scuola» esulta, lasciandomi libera.

Mi rimetto dritta, respirando a pieni polmoni, ma riesco a dedicarle un piccolo sorriso.

«Mi-Cha... da quanto sei così maldestra?»

«Oh scusa, ti ho fatto male? Sono stata troppo avventata, vero?» chiede a vanvera, quasi senza interruzioni, tentando disperatamente di scostare i capelli dal mio viso e dare una controllata a probabili segni.

Le blocco i polsi, sorridendole. «È tutto ok, stai tranquilla».

«Sicura?»

Annuisco, sincera.

«Menomale... È che sono così felice di vederti anche qui, oltre che al Royal Hearts» spiega, con voce a dir poco alterata, troppo entusiasta.

Cavolo, non pensavo fosse così esuberante... 

Credo che però questo piccolo lato negativo debba passare in secondo piano, se voglio avere almeno un'amica...

«Sì, in effetti è bello trovarci anche fuori dall'ambiente di lavoro» acconsento alla sua esclamazione, dopo averci pensato per qualche secondo. 

Sì, ha ragione... a differenza di suo fratello, Mi-Cha è completamente diversa, e stare con lei è piacevole.

«Beh, oltre che ambiente di lavoro, io considero l'impresa come una seconda casa, quindi avere anche una vita fuori da quelle mura è ciò che mi serve, per sentirmi meglio».

Le rivolgo un sorriso comprensivo, anche se non riesco ad afferrare cosa possa esserci di negativo. Insomma... dovrebbe essere bello vivere in una grande famiglia e, come dicono spesso, sono membri Reali della Dinastia Joseon...

Se adesso mi dice che la vita a Palazzo è dura e opprimente, le scoppio a ridere in faccia... 

È completamente da folli credere ad una cosa simile. 

È impossibile avere a che fare con i principi e le principesse Reali di Seoul, perché i membri della Famiglia Reale non si spostano per la città in modo così liberatorio. 

«Devi prendere qualcosa alle macchinette?» cambio discorso, rivolgendo uno sguardo alla grossa cassa di rifornimento per gli studenti dietro di me.

«Effettivamente devo prendere l'acqua, sì» ridacchia, risvegliandosi dal suo sfogo di felicità, inserendo gli spiccioli nella macchina.

ROYAL HEARTSWhere stories live. Discover now