CAPITOLO 29 - SCINTILLE

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Il Generale della Tetra Armata fissò a lungo il fratello, poi abbassò con lentezza la sua arma, la poggiò per terra ai suoi piedi e fece un passo indietro, in segno di resa. Si voltò verso la madre e abbassò il capo, accennando un sorriso di riconoscenza e lei ricambiò orgogliosa di fronte alla saggezza di quel figlio ritrovato.

Nemiah sembrava disorientato, in quello stato non era più un pericolo per nessuno. Quella rivelazione era stata per lui un altro duro colpo, era stato tradito ancora una volta dalla madre, il cui supporto e amore incondizionato sembravano essere rivolti al suo nemico di sempre. Guardò prima lei, poi quel fratello che non si sarebbe mai aspettato di avere e lasciò la baracca senza dire una parola, scuotendo il capo ripetutamente.

Iris aveva colto la sua espressione, solitamente insensibile, trasformarsi di fronte a quell'annuncio inatteso. Era sicuramente spezzato, ma non avrebbe mai mostrato debolezza di fronte ai suoi uomini.

Hektrien sarebbe stato al sicuro con la zia, nessuno avrebbe osato sfidarla in assenza dell'alfa, così la giovane seguì il capo branco all'aperto, incurante di ciò che sarebbe potuto succedere.

«Nemiah» disse lei.

Il ragazzo era poco lontano e le dava le spalle. Aveva i pugni serrati e le braccia rigide lungo i fianchi. Non si voltò. Avrebbe potuto urlarle contro la sua rabbia come aveva fatto quella piovosa notte d'estate contro sua madre, Iris era pronta.

«Lui non la odia» mormorò in tono piatto, fissando un punto imprecisato davanti a sé. «I loro sguardi.. quegli sguardi.. ».

Il suo tono era distaccato. Non c'era alcuna traccia di collera nelle sue parole. Non riusciva a sopportare lo sguardo complice e pieno di affetto che madre e figlio si erano scambiati.

«Anche io mi sono sentita tradita, quando ho scoperto che mi aveva mentito ininterrottamente per quindici anni. Mi ci è voluto del tempo, ma poi ho capito che voleva solo proteggermi. Ero arrabbiata, tanto arrabbiata, ma ogni sua azione è sempre stata spinta dalla volontà di fare del bene a qualcuno che ne aveva davvero bisogno. Io non conosco la vostra storia nei dettagli, ma conosco la donna che mi ha cresciuto e sono certa che abbia riflettuto a lungo prima di lasciarti. Tu eri abbastanza forte da reggere alla separazione e in quel momento io avevo bisogno di lei. Se vuoi prendertela con qualcuno prenditela con me. Non si merita il tuo odio, sono io la causa della tua infelicità. Odia me, non lei» concluse la ragazza.

Quello finalmente si voltò. Nel suo viso, incorniciato dai riccioli biondi, solitamente imbronciato, era dipinta un'espressione afflitta, che straziò il cuore di Iris. I suoi occhi azzurri erano lucidi e avevano perso la loro consueta freddezza. Sembrava fosse sul punto di crollare, ma lo fece. Era ancora fiero, nonostante tutto o almeno era ciò che voleva fare credere. Dietro quella maschera arrogante e feroce si celava qualcosa di puro, in fondo al suo cuore ardeva ancora il desiderio di essere amato dalla madre.

Si avvicinò, si chinò leggermente su di lei e le sfiorò i lunghi capelli rossi con la punta delle dita. Stava tremando. Delle scintille brillarono nelle sue iridi celesti, che esaminavano con attenzione ogni particolare del suo viso. Il cuore di Iris iniziò a battere più velocemente e le sue guance avvamparono fastidiosamente. Deglutì, si accorse che la sua salivazione era azzerata.

«Odiarti?» mormorò in tono stanco, scrollando il capo. «Ci ho provato a lungo, non ti immagini quanto, ma mi riesce difficile».

«Perché?» chiese lei con un filo di voce.

«Guardami» disse quello enigmatico.

Iris obbedì, una strana sensazione si impadronì progressivamente del suo corpo. Provò disagio e confusione, un frammento sfocato di coscienza, impossibile da mettere a fuoco, le velò gli occhi. Sembrava che Nemiah stesse aspettando qualcosa da lei.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now