Capitolo 3

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Taylor's pov

Mi sveglio con Thomas accanto a me. Lo lascio ancora dormire. È molto probabile io non sia stata ferma un secondo questa notte e lui non abbia domito poi così bene.
Vado al piano di sotto e Josh mi segue, ha anche lui i suoi bisogni di prima mattina.
Non faccio neanche colazione, metto un cappotto ed esco.
Rimango ancora scioccata dalla grandezza di questo giardino, non ci farò mai l'abitudine.

Dopo che Josh ha finito, rientriamo e gli preparo i suoi croccantini.

Mi dirigo in cucina per pensare alla mia colazione ora, e vedo una cuoca intenta a prepararla per una quantità esagerata di persone.
Cerco di avvicinarmi a lei, e non tardo a capire dal suo sguardo dolce che non sia una minaccia.

<<Buenos días señorita Williams, è già sveglia? ha dormito bene?>>

Vengo subito inondata di domande da una signora che neanche conosco. È mattina anche per me.

<<Sì e no.>>

<<Vuole che le porti la colazione nella sala da pranzo? Mi scusi per il ritardo, non è mai succeso che nessuno fosse arrivato prima
e non sapevo si svegliasse così presto.>> Si giustifica mortificata.
È una signora apparentemente spagnola, un po' robusta, dalla carnagione abbronzata, tipica di quelle parti, e gli occhi e i capelli neri come la pece.

<<Cosa? No, non si preoccupi, ti prego dammi del "tu" e chiamami Taylor, lei è..>>

<<Oh Dios mío, mi scusi, non mi sono nemmeno presentata, sono Tate, la cuoca personale del señor Williams.>> Dice ansiosa e pretenziosa di fare una bella impressione, ma ha visto chi ha davanti? Qui sono io l'unica che dovrebbe cercare di fare bella impressione.

<<Tranquilla Tate e per favore dammi del tu, posso aiutarti in qualche modo?>> Domando.

<<Non si preoccupi, lei può aspettarmi nella sala da pranzo>> Dice iniziando a fare avanti e indietro per farmi trovare tutto sulla tavola.

Mi avvicino a lei e la fermo per le spalle.

<<Davvero posso aiutarti, fino a ieri non avevo neanche i soldi per fare una spesa che durasse più di 2 giorni, quindi dimmi cosa devo fare e la farò, prometto di saperle fare almeno le cose basilari.>> Le dico e lei annuisce con un bellissimo sorriso sul viso.

<<Ah, e se non mi dai del tu mi potrei seriamente arrabbiare.>> Dico scherzosamente e lei non tarda a farmi trovare un altro sorriso di gratitudine.

Mi inizia a dare delle piccole indicazioni, metà in spagnolo ma riesco a cavarmela, e dopo neanche dieci minuti è tutto pronto in tavola. Non avevo mai visto così tanto cibo su una tavola, men che meno sulla mia, e neanche tutte queste sedie per così tante persone.

Non aspetto nessuno per mangiare, fino a quando non sento dei tacchi arrivare, mi giro e vedo mia mamma.
Vestiti firmati e una borsa apparentemente molto costosa. È pronta per andare da qualche parte ma prima incontra il mio sguardo.

<<Scusa ma dove vai a quest'ora?>> Le chiedo. Sono le 8:30 di mattina e di domenica, cosa ci fa già in piedi?

<<Tesoro dobbiamo andare a fare shopping non te lo sarai mica dimenticata vero?>> Mi domanda.

<<Sì, me lo sono scordata, e sappi che non ho voglia, ma devo, non è così?>> La stuzzico prima di andare in camera mia a vestirmi.

Prendo le prime due cose che trovo nell'armadio e vado in bagno a cambiarmi. Thomas sta ancora beatamente dormendo sul mio letto.

Mi lavo, finalmente una doccia degna di essere chiamata tale, mi vesto ed esco da camera mia, ma prima, vado verso Tom e gli do un bacio sulla fronte. In camera lascio anche Josh così da farsi compagnia.

Scendo giù con ancora il mio vecchio telefono in mano. Devo mettere la Sim in quello nuovo e trasferire tutti i dati, penso mentre scendo le scale, rischiando di inciampare qualche volta.

Appena mia mamma mi vede, mi spinge fuori casa, iniziando a dire che siamo in ritardo. Io guardo l'ora e mi chiedo come sia possibile che le 9:30 di mattina e di domenica possano essere tardi!

Arriviamo davanti al centro commerciale e devo dire che, cavolo se è gigantesco. Entriamo in vari negozi, prendiamo cinque paia di pantaloni e per ora sono tutti jeans. Mancano i leggins e le tute, le maglie e le felpe. Prima, però, mia mamma ha stranamente deciso di voler prendere un gelato e quindi eccoci alla prima gelateria che abbiamo trovato.

<<Buongiorno signorina, cono o coppetta?>> Mi chiede un ragazzo alto biondo, un principe azzurro che mi sta squadrando tutta.

<<Vorrei un cono con stracciatella e ehm...>> Inizio a pensare non sapendo cosa mettere insieme alla mia amatissima stracciatella.

<<Se posso consigliarle qualcosa, la vaniglia ci starebbe molto bene con la stracciatella.>> Dice sorridendomi,
nel mentre c'è mia mamma che ci guarda facendo finta di fare tutt'altro.

<<Si va bene... prenderò quello.>> Dico per velocizzare la cosa ed uscire da questa situazione imbarazzante.

<<Ecco a lei.>> Mi sorride, di nuovo, e passa il gelato. Lo prendo e rispondo con un sorriso di circostanza.

<<Lei signora? Cosa desidera?>> Chiede a mia madre lanciandomi degli sguardi ogni tanto.

<<Coppetta con fragola e limone, grazie>>
Il ragazzo prepara la coppetta per mia mamma e gliela passa.

<<Sono cinque dollari, grazie.>>

<<Ecco a te e buona giornata.>> Mia mamma gli passa una banconota da cinque dollari e fa per andarsene, io la seguo ma mi blocco sentendo lui parlare sottovoce.

<<Hey, come hai detto di chiamarti?>> mi chiede.

<<Taylor, e scusa ma devo andare.>> Rispondo scappando letteralmente senza avergli chiesto come si chiamasse.
Che figura...
Vado verso mia mamma e so già cosa vorrà dire.

<<Niente male il ragazzo.>> Dice e io ruoto gli occhi perché non voglio aprire questo discorso inutile.

<<Mamma, l'ultima cosa di cui ho bisogno ora è un ragazzo, davvero.>>

<<Tesoro, forse...>>

<<Mamma non ne voglio parlare, grazie.>>
Le dico e credo che, infondo, possa aver afferrato il concetto.

E nessuna delle due dice più nulla.

<<Tesoro, Julian mi ha fatto conoscere un bravissimo psichiatra, ha detto che se vuoi lui è disponibile per dei colloqui, non dovrai fare nulla che tu non voglia fare, puoi sfogarti come puoi andare lì e non dire nulla.>> Dice titubante perché sa che non mi piace l'idea di dover andare da uno psicologo o altre persone del mestiere. Non che qualcosa di brutto, anzi, solo non saprei davvero come potrebbe aiutarmi qualcuno di esterno, quando non sa assolutamente nulla di me.

<<Non lo so... ci devo pensare.>>

Lei sgrana gli occhi. Pensava che avrebbe dovuto insistere o che non ci avrei neanche pensato.

<<Va benissimo tesoro.>>

<<Non è un si e neanche un no ma non ti assicuro nulla.>>

E stranamente mi abbraccia. Non è una cosa che fa spesso ma quando si parla del passato, tutti diventiamo un'altra persona.
Dopo infiniti giri torniamo a casa e passo la giornata a sistemare l'armadio, cambiare il telefono e sistemare le cose per domani. Il primo giorno nella nuova scuola.
Dopo cena mi addormento pensando a cosa potrebbe succedere domani.

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Ciao ragazz*, come state?

vi è piaciuto questo capitolo?

questo è stato soft confronto gli altri🌚
scusate ancora il ritardo.

tra poco pubblicheremo anche il cast con altre persone.🌚

Chegaste ao fim dos capítulos publicados.

⏰ Última atualização: Jan 29 ⏰

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