Diego

17 6 5
                                    

Questo racconto breve, ispirato dal brano degli Imagine Dragons "They don't know you Like I Do", ha partecipato al contest "Viaggio in Elicona" della @CasadelleCivette vincendo il premio Emozioni. Buona lettura a chi passerà da qui 🖤

“Il rumore più assordante è il silenzio di chi vorresti sentire

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


Il rumore più assordante è il silenzio di chi vorresti sentire.”

Voi lo sapete il suono che fa un animo quando si spezza? No? Ve lo dico io. Un animo che si spezza ha il rumore di un assordante silenzio, talmente tanto silenzio che poi iniziate a sentire il vostro stesso battito cardiaco, talmente tanto assordante da non sentire nient’altro. Fu quello a risvegliarmi dallo stato catatonico in cui mi trovavo. Le parole che risuonavano in sottofondo vennero filtrate ed eliminate dal mio cervello.

Misi giù la telefonata, spensi la luce del corridoio in penombra, passai accanto alla cucina da cui proveniva il suono della TV. Suono che rimase un brusio di sottofondo e, camminando a piedi nudi nel freddo pavimento di marmo, andai in camera mia. Mi buttai sul letto, così comodo e rassicurante, al buio, fissando il soffitto. Mi nascosi nella trapunta, come se il suo avvolgente contatto potesse scaldarmi fin dentro all'anima e io potessi sparire nella sua protettiva morbidezza.

Poi i suoni tornarono e con loro tutte le sensazioni, amplificate. Il traffico nella strada sottostante, la TV in cucina, accesa, il cui volume attutisce il rumore dei piatti appoggiati sul lavello. Presi il cuscino, me lo pigiai sul viso, deciso a gridare tutta la mia disperazione, ma riuscii solo ad aprire bocca in un urlo muto, come un’opera di Munch.

Sapete che rumore fanno i sensi di colpa? Urlano. Come delle Banshee, urlano di dolore, come la Llorona per i suoi figli morti, urlano qsempre quando meno te lo aspetti. Basta una frase, un gesto, un profumo, un luogo, una canzone; e loro sono lì, a ricordarti cosa non sei stato, a farti pensare che potevi fare di più, essere di più di ciò che sei, potevi essere migliore e ti gridano: È TUTTA COLPA TUA! Ma la realtà è che sei solo umano.

E sbagli. Qualunque cosa fai, sbagli. Qualunque cosa dici, sbagli. Hai sbagliato prima e sbaglierai dopo.
Mi sono perso nei ricordi mentre resto al sicuro nel mio letto.

Ho sei anni, è una bella giornata di sole anche se il freddo è pungente. Sto giocando a calcio nel cortile della scuola e tu sei lì, seduto in disparte, da solo. Ti guardi i piedi e con essi disegni dei semicerchi nel terreno.

Il frastuono degli altri bambini copre lo scricchiolio delle mie scarpe rosse sulla ghiaia sottile mentre corro nella tua direzione, ricordandomi le parole di mamma: “Magari si sente solo, puoi provare a chiedergli di giocare con te se vuoi.”

“Ciao, tu sei quello nuovo. Io sono Manuel. Guarda, abbiamo le stesse scarpe! Vuoi venire a giocare con noi?”

Basta poco a sei anni per diventare amici. Un sorriso, un pallone condiviso e si parte. 
Mi hai guardato e sul tuo volto si è dipinto un timido ottimismo. 
“Sì, mi piacerebbe molto”, hai risposto tendendomi la mano. “Io sono Diego.”

Whispers of Tales Where stories live. Discover now