Il primo gigante

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Sedetevi ragazzi, oggi vi racconterò una storia che mi è stata affidata da una personcina molto speciale.
Lui ci teneva a raccontarmela, ma non potendo esporsi troppo, ha preferito non dirmi il suo nome.
Ma bando alle ciance iniziali e partiamo con il mio incipit preferito: c'era una volta, una coppia di contadini.
Questi due contadini vivevano ai margini di un bosco, il quale si trovava ai piedi di una montagna.
Lavoravano duramente per mantenersi ed essere autosufficienti, perché aiuto non avrebbero mai ricevuto dai superstiziosi abitanti del paese.
Il motivo? Il motivo era probabilmente il loro neonato, giunto al mondo già diversi anni prima ma che restava sempre un neonato e che non cresceva mai. Era piccolo come un pugno da molto tempo eppure la sua fame continuava ad essere sempre più vorace.
Gli abitanti del villaggio credevano che fosse un demone. Un demone che consumava la vitalità della gente.
Ma i due contadini non potevano abbandonare la loro stessa prole e facevano di tutto per farlo crescere.
Una volta, il padre l'aveva persino piantato nella terra, lasciando solo la testolina fuori e l'aveva annaffiato.
Fu da quel giorno che il bambino cominciò a crescere.
Ma il problema è che non la smetteva più di allungarsi sempre più.
Arrivò ormai a toccare i due metri e mezzo a soli sette anni che i genitori cercarono di ingegnarsi per farlo smettere di crescere.
Il padre provò a rinchiuderlo in casa, in cantina, in modo che il sole non gli desse più energie.
Dimezzarono il suo pasto giornaliero e ogni giorno gli dicevano:«Smetti di crescere!»
Un giorno il bambino iniziò a chieder loro:«Perché?» ma i genitori non sapevano nemmeno cosa rispondergli.
Poi un giorno la madre sbottò.
«Perché non è normale crescere in questo modo!» esclamò. 
Al quel punto il bambino iniziò ad agitarsi e a piangere e a chiedere :«Cos'è normale? Chi l'ha deciso?»
Continuò a farlo finché i genitori non gli aprirono.
A forza di rimanere rinchiuso, il bambino si era rimpicciolito notevolmente e i genitori ne furono assai felici.
Ma ormai il bambino era cambiato.
Aveva capito che i suoi genitori non amavano la solitudine e speravano che, un giorno, sarebbero potuti ritornare in società. E l'unica cosa che impediva loro che ciò accadesse era lui. Perché lui non era normale.
Così il bambino fuggì di casa, alla ricerca di risposte che i genitori non gli sapevano dare. Vuoi per mancanza d'amore, vuoi per codardia, sta di fatto che la cosa al bambino non piaceva. Loro non gli piacevano più.
Aveva ancora la statura giusta quando raggiunse il villaggio più vicino e una volta arrivato lì, riuscì a sopravvivere rubando.
Andò avanti così, passando di villaggio in villaggio, ma le tattiche diventavano sempre più complicate dato che lui continuava a crescere.
Così, cambiò lavoro e grazie alla sua stazza riuscì a procurarsi il ruolo di mercenario.
Nessuno conosceva la sua età, non avrebbero mai pensato fosse tanto giovane.
Ormai ragazzo iniziò a vedere la società per quella che era, un luogo orribile fatto di sfruttamenti, di squallidi desideri e di crudele meschinità.
Gli esseri umani erano codardi che temevano la malattia, ma non avevano idea che la peggiore aveva intaccato già molti di loro: l'ignoranza.
Ma per sopravvivere bisognava adeguarsi a loro.
Non sapeva perché i suoi genitori desideravano tanto ritornare a far parte di questo mondo. Lui di certo preferiva quel buco nero in cui l'aveva rinchiuso il padre.
Con il passare degli anni, era ormai diventato troppo grosso per stare in mezzo alla gente, così decise di tornare dove tutto era iniziato, dai suoi genitori. Magari si sarebbe potuto rifugiare dentro la foresta e stare lì, con gli animali.
Passando per il vecchio villaggio a cui appartenevano i suoi genitori, sentì delle voci sul suo conto. Ma non le voci di lui gigante. Sentì le voci del lui neonato incapace di crescere. Sentì gli insulti gratuiti ai suoi genitori che lo avevano tenuto. Sentiva tutto il disprezzo immotivato delle persone del villaggio che avrebbe dovuto accoglierlo. E infine, sentì della morte dei suoi genitori.
Dicevano che erano morti per colpa del figlio demone di cui se ne dicevano ancora di tutti i colori, nonostante gli anni passati dalla sua nascita.
Lui era diventato una storia degli orrori senza nemmeno saperlo.
Spezzato dal dolore, lui tornò alla sua vecchia fattoria e scoprì l'ultimo messaggio degli amati genitori.
Il messaggio rivelava che non volevano che lui entrasse nella società perché non l'avrebbero mai accettato e lo avrebbero insultato e odiato senza nemmeno conoscerlo. Per questo desideravano che si adeguasse alla normalità, in modo da cancellare quelle voci. Non volevano che soffrisse.
Ma fu la sua partenza che aveva addolorato loro fino alla morte.
Preso dal dolore e dall'ira era giunto al villaggio a grandi passi, diventando ancora più grosso e largo nel frattempo e aveva iniziato a distruggere tutto.
Sradicava case, spaccava le bancarelle e schiacciava tutto ciò che gli capitava a tiro. Era una bestia. Era un titano.
Gli uomini del villaggio più coraggiosi lo attaccarono assieme, legandolo e abbattendolo con armi nuove e inventate appositamente per lui passando sopra a tutte le disuguaglianze e le diversità che li aveva separati e falsamente uniti.
Iniziarono a farlo a pezzi e sparpagliarono le gigantesche parti del cadavere in diverse zone.
La sua carne si fuse con la terra e il suo sangue si mescolò con le acque del fiume e dalle sue spoglie, bagnate dalla pioggia, iniziarono a germogliare altri giganti.
Questi ultimi memori delle esperienze del padre iniziarono a vivere ai margini delle società, immersi nella natura, tra le montagne, in compagnia di animali, dove stavano molto meglio.

Angolo Autrice

Breve racconto in stile "fiaba". Siccome fare un intero fantasy con nuove terre eccetera era troppo impegnativo, ho pensato che qualcosa del genere avrebbe potuto piacervi.

Per il prossimo racconto vorrei che mi descriveste il vostro protagonista ideale, e non ditemi "non lo so", "basta che sia originale" o cose così. Voglio qualcosa del tipo:«Mi piace il punto di vista maschile, di un ventenne che sappia pensare coscienziosamente e non idiota quanto solo un adolescente sappia essere. Adoro quando i protagonisti narranti conoscano l'autoironia che è povera di questi tempi. Desidero sia sensibile, così tale che potrebbe risultare un difetto. Desidero che il suo amore sia ricambiato ma che non lo sappia e che abbia il coraggio di confessarsi. Mi piacciono i protagonisti che sanno quel che fanno e che capiscano dai propri errori. Odio quando vogliono suicidarsi per il bene degli altri, è troppo falso e irreale ecc...»

Spero partecipiate in tanti!

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⏰ Last updated: Dec 18, 2017 ⏰

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