Capitolo 5

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"Nonna, Nonno, sono a casa!!" urlai, sbattendo la porta della modesta villetta di borgata in cui vivevo. La figura gentile e materna della mia nonnina si affacciò dalla cucina "Ben tornato, Tesoro!!" mi vedo incontrò e mi diede un buffetto affettuoso sulla guancia, per poco non me la staccava. Sorrisi di rimando alla calorosità con cui mi accoglieva sempre. Da quando mi riesco a ricordare ho sempre vissuto con i miei nonni, i miei genitori sono morti entrambi giovani per qualche strana malattia. Di certo non mi è mai mancata una famiglia felice, anche perché con loro mi trovavo più che bene.

"Nonno sta nel granaio, va a salutarlo" e mi diede una pacca sulle spalle, questa volta più delicata per fortuna.

"Maledetti scarafaggi!!" la voce del nonno si sentiva da fuori il granaio. Entrai cercando di fare rumore affinché si accorgesse di me. "Ah Noah!! Sei tu! Bentornato a casa!" la sua faccia sporca di terra emerse da dietro un mobile polveroso "Come è andata oggi a scuola?"

"Come al solito!!" mi affrettai a rispondere, forse un po troppo energicamente "Nonno lo sai che non devi fare sforzi alla tua età, alzati da li" mi affrettai a cambiare argomento.

"é che questi insetti disgraziati non ne vogliono proprio sapere di abbandonare il granaio" se si vuole chiamare insetti degli animaletti grigi con due dentini sporgenti e una corda parecchio lunga va bene, ma proprio non sembra darmi ascolto.

"Nonno ti ho già detto che non ci sono scarafaggi qui, ma topi" precisai per l'ennesima volta "e non sono neanche pericolosi, sono minuscoli, saranno al massimo tre"

"Col cavolo che gli lascerò fare una vita tranquilla, aaaah ora vedranno!"

Tanto tra qualche ora se lo sarà già dimenticato, sicuro.

Il nonno mi faceva proprio ridere.

"La nonna ti chiama, è pronto da mangiare"

Mentre soffiavo sulla zuppa di fagioli, raccontavo ai miei nonni come era andata la giornata scolastica. Ovviamente avevo evitato del tutto di accennargli della creatura della palude che mi aveva quasi affogato, altrimenti chi li avrebbe più sentiti. Ero il loro unico nipote e le loro premure mi riempivano di un affetto inimmaginabile, non osavo neanche pensare a come sarebbero stati loro se mi avessero perso.

Finito il pasto, salii in camera e accesi la tv per sentire il telegiornale: 'Ragazzo della HolyRoad scomparso da due giorni in circostanze misteriose, la polizia locale si è attivata nella ricerca di Jonathan Thompson...'

Chiusi all'improvviso per non sentire altro. Le immagini della polizia che indagava nella mia scuola mi fecero stringere il cuore e tornai a quella sensazione di disagio che quei giorni mi aveva costantemente accompagnato.

Conoscevo quel ragazzo, faceva scienze motorie insieme a me...

E così devo dire che la mia giornata non finì esattamente come tutte le altre giornate.

Come era possibile che un mostro del genere ce l'avesse con me? E cosa c'entrava la nuova arrivata con tutto questo? Dove era finito Jonathan? Più pensavo e più mi si chiudevano gli occhi, senza rendermene conto scivolai nel sonno.

Come era possibile che un mostro del genere ce l'avesse con me? E cosa c'entrava la nuova arrivata con tutto questo? Dove era finito Jonathan? Più pensavo e più mi si chiudevano gli occhi, senza rendermene conto scivolai nel sonno

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La mattina seguente a scuola ci arrivai miracolosamente in orario. 

Prima di iniziare le lezioni vidi Gregor in fondo al corridoio con la sua banda.

Perfetto, ancora non si è accorto di me. Feci all'istante dietrofront e andai a sbattere contro qualcuno, facendo un gran casino. Non c'è giornata in cui non colpisca qualcuno, fantastico.

Iniziai a scusarmi e a raccogliere i suoi quaderni, su uno di essi c'era scritto 'Amy Ashton'. La guardai in faccia, era parecchio imbarazzata, forse avevo attirato troppe attenzioni. I suoi capelli nocciola le accarezzavano dolcemente le guance per ricadere sinuosi sulla sua schiena, e i suoi occhi verdi sembravano perforarmi il cuore. Non l'avevo mai guardata negli occhi, forse avevo smesso di respirare? Scattai immediatamente in piedi e le porsi i quaderni, attento a non guardarla in faccia. La mia temperatura corporea stava diventando insopportabile, sicuramente ero rosso in viso. "S-scusami tanto" riuscii a sussurrare a malapena e un sorriso gentile si disegnò sulle sue labbra. "Non ti preoccupare" disse in maniera pacata. E nel prendere i quaderni mi sfiorò la mano. Ok, ora potevo morire felice. Poi mi ricordai di una cosa e mi girai per guardare il corridoio. Come pensavo, ora Gregor si era accorto di me.

SOS! SOS!!! Corsi dal lato opposto del corridoio in più in fretta possibile, raggiungendo la classe da una scorciatoia, fortunatamente poco prima che suonasse la campanella.

Quella mattina Jake non venì a scuola. Non venne neanche la mattina per gli allenamenti, teoricamente il mio allenamento, e neanche il pomeriggio dopo scuola. Era insolito da parte sua non avvertirmi per niente. Presi il cellulare e lo chiamai. Dannazione Jake, rispondi rispondi..

Scattò la segreteria telefonica, aveva il cellulare staccato. Anche questo era insolito. Vidi la nuova arrivata nel giardino della scuola, lei era l'ultima persona ad aver visto Jake prima di andare a casa.

La rincorsi e la bloccai immediatamente. "Veer" la chiamai, cercando di nascondere i miei sospetti, "Che cosa hai fatto al mio amico?" Lei mi guardò dritto in faccia, senza opporsi.

"Io non gli ho fatto proprio niente" mi disse, schietta. Sentivo che c'era qualcosa che non andava...

"Bugiarda!" poi mi portai una mano alla bocca e abbassai la voce. Mi dovetti trattenere, e parecchio "Dimmi cosa gli hai fatto o chiamo la polizia".

"Credimi" disse afferrandomi il polso con forza "io non ho fatto nulla" gli occhi quasi imploranti assunsero presto una sfumatura triste, non la credevo capace di una simile espressione. "Va dal tuo amico, ha bisogno di te" Non me lo feci ripetere due volte, iniziai a correre freneticamente verso la fermata dell'autobus.

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⏰ Last updated: Apr 26, 2018 ⏰

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