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scendo dal treno e chiamo il mio amico dicendogli il posto in cui ci incontreremo.
Andrea, così si chiama questo mio amico, arriva dopo poco e quindi salgo in macchina.
A: "weee, tutto bene? è un po' che non ci vediamo"
N: "ciao, potrebbe andare meglio, a te?"
A: "tutto apposto"
"senti ora andiamo da Luigi e cerchiamo una soluzione, non permetterò che ti faccia del male, ne ho già parlato con lui e da quello che ha detto vuole solo conversare"
N: "sai anche te che non è così, non è una persona molto aperta al dialogo"
A: "lo so, ma mi raccomando sta sempre tranquilla, non farti prendere dalla paura"
N: "so cosa devo fare"
per il resto del viaggio non parliamo, anzi ci diciamo solo cose veramente stupide tanto da sembrare due semplici amici che si vedono dopo tanto tempo.

arriviamo fuori dal capannone di Luigi dopo circa mezz'ora.
A: "entro prima io, tu seguimi, stammi sempre accanto, non spostarti, rischieresti troppo"
annuisco.
non ne sono più sicura.
non sono pronta a morire.
A: "sei pronta?"
N: "a morire no, ma andiamo, non sarò mai pronta a quello"
A: "non morirai"
N: "lo vedremo tra qualche minuto"
scendo dalla macchina accendendomi una sigaretta.
Andrea apre la porta e io sto accanto a lui, zitta.
A: "Luigi, siamo qui, ho portato anche Nora"
le luci sono spente, sembra non esserci nessuno.
il mio telefono vibra nella tasca, ho tolto la modalità aereo per chiamare Andrea e mi sono dimenticata di rimetterla.
Andrea va verso l'interruttore, e quando la luce finalmente si accende sgrano gli occhi, che cazzo è successo qui.
sul divano di Luigi ci sono 3 uomini con un buco in testa per ognuno, sulle scale altri 2, stesso buco.
saliamo le scale per andare nell'ufficio di quello che era il mio capo, e come non previsto ha la testa appoggiata alla scrivania, c'è un casino di sangue, ma nessun segno di lotta.
N: "Andre, che cazzo è successo qui?"
A: "non lo so ti giuro Nora"
N: "Andre andiamocene, non sappiamo chi abbia fatto questa roba e nemmeno il perché, potrebbe essere ancora qui, meglio non rischiare"
Andrea accanto a me è paralizzato, gli prendo la mano e lo tiro verso l'uscita di quel posto.
A: "Nora, che minchia è successo lì dentro?"
N: "non ne ho idea, ma qualcuno ci ha liberati"
mentre siamo sull'uscio della porta mi giro a vedere gli uomini che mi hanno rovinata, noto un biglietto sul tavolino.
N: "aspettami qui"
A: "dove vai?"
non rispondo e vado verso il tavolo.
apro il biglietto e...

se sono con te non penso ai problemi//rondodasosaWhere stories live. Discover now