Capitolo 2: 𝐼𝑙 𝑐𝑎𝑜𝑠 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎 𝑐𝑎𝑜𝑠

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Qualche giorno dopo mi decisi a mettere da parte le mie giornate di libertà per iniziare a seguire la ragazzina. Scoprii si chiamasse Cali, nata sotto l'Esbat di Dicembre, la Luna di Fredda.

La Tutrice era partita e l'aveva lasciata alle mie cure che io avevo scaricato a Selene. Non avevo intenzione di fare da balia e cambiarle il pannolino, Selene d'altro canto sembrava a suo agio in quel ruolo.

Non le avrei permesso di insegnarle come usare il dono del caos e come diventare un'ingannatrice, ma almeno dovevo darle tempo di ambientarsi. All'alba del quinto giorno, con un sospiro avevo bussato alla sua porta e l'avevo portata nella serra di rose. Non era stata affatto contenta che l'avessi svegliata a quell'ora e per tutta la durata della lezione aveva stropicciato gli occhi e sbadigliato senza nasconderlo.

Selene si era occupata di spiegarle la nostra situazione, perché e da quanto ci nascondevamo e sotto la protezione di chi eravamo. Perciò io mi preoccupai della teoria sui nostri poteri e poi della pratica.

Avrei seguito il programma che la Tutrice aveva utilizzato con tutte noi, non mi ero chiesta se ci fossero soluzioni migliori di quella. Anche perché mi sembrava la via più semplice da percorrere e quell'incarico, dopo qualche ora iniziava già a dare le prime scocciature.

Invece quella sera, dopo averle spiegato qualche regola base, mentre percorrevamo la stradina che conduceva al villaggio a qualche passo di distanza, mi domandai se non fosse meglio seguire una via alternativa.

La Tutrice aveva sempre scelto il villaggio perché si era già occupata di tessere una reta di inganni, per immergere tutti gli abitanti in un silenzio generalizzato, che non avrebbe fatto trapelare la nostra presenza e che ci permetteva di fare pratica indisturbate. Ricordai che la mia prima vittima, fu un uomo del villaggio, che stava preparando la legna per l'inverno. Mi aveva dato il compito di creare un inganno nella sua mente per spingerlo a prendere un pezzo di tronco più grande di lui convinto di poterlo sollevare e falciare. Fu un tentativo impacciato e maldestro. Il mattino seguente, quando la Tutrice mi portò a vedere il compimento della mia opera, l'uomo aveva ridotto in trucioli ogni pezzo di legno che aveva ricavato dal tronco, fino all'esaurimento delle sue forze. Ero stata imprecisa e la Tutrice se n'era accorta fin da subito durante il mio intervento, ma aveva preferito mostrarmi i miei errori e farmi soffrire a cuore aperto di compassione per quell'uomo che a malapena riusciva più ad alzare la falcetta.

Quel pensiero mi provocò un feroce sorriso spietato. Ero cambiata. Decisamente.

«Deviazione.» dissi di punto in bianco imboccando una strada alternativa. Perciò avrei dovuto farle fare un'esperienza non troppo complicata e a cui, nel caso di errori, avrei potuto rimediare io.
Avrei dovuto. Appunto. Gli obblighi e gli ordini non erano il mio forte.

«Dove andiamo?» domandò.
Cali era una tenerissima ragazza di dodici anni che faceva così tante domande da farmi venire voglia di strapparmi le orecchie. Avevamo passato solo qualche ora insieme eppure ero stata sul punto di ingannarla per zittirla, talmente volte che ormai avevo perso il conto.

Non mi piaceva affatto la sincerità e la schiettezza, amavo i giochetti e i giri di parole, ma lei era ancora troppo ingenua per quel tipo di linguaggio e quando avevo fatto un tentativo, lei mi aveva risposto con un innocuo e tenero: "Non ho capito cosa intendi, per favore potresti essere più chiara?".

«Aspetta e vedrai. Non c'è nulla di meglio dell'attesa.» dissi abbassando la voce.
«La cioccolata e il caldo del castello sono molto meglio.» replicò.
Mi bloccai di colpo e la sentii scontrarsi con la mia schiena. Emise un lamentio sommesso.
«Cali.» mi voltai verso di lei mantenendo l'ultimo briciolo di pazienza «Cara la mia bellissima allieva, che tu ci voglia credere o no anche io detesto questo momento di sorellanza forzata.»

Figlia del Caos - Darkness & DeceptionWhere stories live. Discover now