Capitolo 5: 𝑀𝑎𝑛𝑑𝑜𝑟𝑙𝑒 𝑒 𝑟𝑜𝑠𝑎

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Mi scortarono fino a una camera. Mi trovai di colpo dal passare da una cella fredda e angusta a una stanza enorme con letto a baldacchino che aveva tutta l'aria di essere maledettamente comodo. Il mio corpo mi implorava di stendermici su solo per riposare le membra e io ero tentata sopra ogni cosa di lasciarmi trasportare dal sonno e far aspettare il Principe. Ma in gioco c'era la vita di Cali e non potevo proprio rimandare l'unica soluzione disponibile per darle una via di fuga.

Il bagno aveva una gigantesca vasca in marmo, piena di acqua fumante e spumosa. Doveva essere per me. Il galoppino del Principe mi aveva informata che "Vostra maestà non ama cenare con la puzza di topi e fogna sotto il naso." Come se io avessi scelto di alloggiare nella lussuosissima cella del seminterrato...

Mi piacque quel posto. L'ambiente non era illuminato da altro che candele. Tantissime piccole candele, sembravano stelle luminose. Si alternava la pesante aria cupa ad una più dolce e accogliente. La brezza calda che si insinuava dalle arcate aperte sull'esterno, faceva oscillare le fiammelle. Mi chiesi come mai non vi fossero finestre o portelloni a chiudere quelle aperture. Come scaldavano l'ambiente durante l'inverno?

Le leggere tende magenta risposero al mio pensiero danzando al soffio della brezza. Erano carezze gentili. Mi sentivo talmente a mio agio e accolta in quell'ambiente che la via di fuga non fu la prima cosa a cui pensai. Anzi, mi avvicinai alle finestre lasciandomi trasportare dal venticello e guardai l'orizzonte avvolto nelle tenebre. Sentii l'odore di salsedine solleticarmi le narici, doveva esserci il mare a qualche miglio da lì. Mi travolse una scossa di vertigini quando spostai lo sguardo verso il basso.
Scappare da qui è un suicidio assicurato.

Il castello doveva essere stato costruito su una montagna, ci trovavamo davvero molto in alto. Tanto che feci difficoltà a distinguere le luci del villaggio sotto. Erano davvero molte per essere un villaggio, si estendevano fino a ridosso di quella che doveva essere la spiaggia. Solo ad Edania c'erano così tante abitazioni, la maggior parte appartenevano alla servitù del Palazzo Reale.

Bussarono alla porta distraendomi dall'inconsueta tranquillità in cui ero avvolta.

«Buonasera, sono Nisha, la vostra servitrice.» sentii la voce femminile nella stanza attigua.
Ora avevo anche una servitrice?
Incuriosita mi sporsi all'entrata.

«Buonasera, Nisha. Non sapevo di avere diritto ad una servitrice.» osservai poggiandomi allo stipite e scrutandola. Lei in risposta sobbalzò.

Aveva i capelli rossi intrecciati dalla base della cute. Si mise in una posizione immobile, con le mani giunte dietro la schiena e le spalle rigide. Gli occhi erano color nocciola chiaro, sembravano una vera e propria cascata di burro d'arachidi.
Che strano.

Una figlia della Terra che fa la servitrice. I Magus appartenenti a quell'elemento venivano impiegati nei campi, perchè utilizzassero i loro poteri per ottenere di più dal raccolto. Nell'accademia veniva insegnato che quello era il loro destino e il motivo per cui erano venuti al mondo. Si servivano del fatto che tutti i Magus figli della Terra nascono solo nel mese di Maggio, quando gli agricoltori seminano i campi.

«Vostra Maestà ci ha detto di offrirvi il nostro aiuto per prepararvi all'incontro.» disse gentile. Sorrisi. Qualcosa mi diceva che era solo un modo per controllarmi. Non potevo biasimarlo, dopo tutto.

«Posso farlo anche da sola, Nisha.» suggerii.
«Non posso lasciarvelo fare.» aggiunse dandomi conferma delle mie supposizioni.

Mi mossi di qualche passo al centro della stanza e guardai sul letto, dove era stato sistemato un lungo abito porpora.

«Interessante.» commentai trovando ironica la similitudine con il colore dei miei occhi.

«Potete iniziare a spogliarvi per il bagno caldo che ho preparato.» disse facendomi segno di tornare in bagno.

Figlia del Caos - Darkness & DeceptionWhere stories live. Discover now