🎭Prologo🎭

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Tyler
Prologo
Luogo ignoto

Freddo.
Buio.

Freddo.
Buio.

Freddo
Buio.

Paura.
Confusione.

Paura.
Confusione.

Paura.
Confusione.

Dolore.
Solitudine.

Dolore.
Solitudine.

Dolore.
Solitudine.

Soltanto, dolore.

Fa tanto male, fa tanto male.
Mi guardo intorno, ma nessuno mi aiuterà questa volta.
Non ci sarà nessuna ragazzina con le trecce ad aggiustare la mia macchina del caffè.

Infilo la testa fra le ginocchia, tremando dal freddo.
Il mio sguardo si posa sul tatuaggio che ho sul polso, il mio numero, il mio nuovo nome.
Sono solo un numero adesso.

«Presumo tu sia nuovo qui» mi volto e nell'oscurità noto una figura.
I suoi occhi chiari brillano nel buio, illuminati dalla poca e scarsa luce di una lampadina.

«Fa male all'inizio, ma poi non ci fai più caso. Diventa una abitudine» mi parla attraverso le grate della mia cella.

Capisco che lei occupa quella accanto.

«Come ti chiami?» chiede calma, «Tyler» sussurro incerto e scoraggiato.

«Devi essere molto potente per essere rinchiuso qui dentro, Tyler» calca il mio nome con la sua voce vellutata e gelida.

Deglutisco a vuoto.

«E tu invece, come ti chiami?» sento una fredda folata di vento sfiorarmi la pelle e rabbrividisco.

«Ti do un consiglio. Appunta il tuo nome su un biglietto, perché più tempo passi qui dentro, più dimentichi chi sei» sibila.

«Non importa come mi chiamo. Questo non è per niente il posto che ti hanno descritto. Qui ti torturano, fanno esperimenti su di te e per loro non sei altro che un oggetto da usare quando e come vogliono»

Un brivido mi percorre la spina dorsale e quasi mi viene da piangere.
Ma non ho lacrime da versare.

«Guardami negli occhi, avvicinati» sussurra appoggiando le mani sulle sbarre che ci dividono.
Esito, ma poi obbedisco, perdendomi nei suoi occhi di vetro.

«Sei spaventato, molto direi. Sei triste e anche deluso da una figura molto vicina a te, può essere uno dei tuoi genitori» sgrano gli occhi.

Come fa a sapere come mi sento?

«Ti senti anche confuso e umiliato da come sei stato trattato, e infine» ghigna, «Stai provando amore. Un amore molto forte e profondo verso una persona molto lontana da te. Pensi di essere stato una delusione per lei e che non vorrà mai più guardarti in faccia. La ami, ma la temi allo stesso tempo, non riesci a dimenticare il sentimento che provi nei suoi confronti e la cosa ti dà fastidio, ma speri che tutto questo finisca e che lei corra da te, dandoti un'altra possibilità. Mi sbaglio?».

Rimango in silenzio.
Come. Cavolo. Ha. Fatto?

«Lo posso prendere come un sì? Tyler...Galpin».
No scusate gelato?

«Come fai a-» «-Sapere tutto questo? Beh, se sono rinchiusa qui dentro da quattro anni un motivo ci sarà» allontana le sue mani dalle mie.

«Ti sei mai chiesto quante persone incontri ogni giorno? Mentre cammini per strada, quanti esseri umani ti passano di fianco?» la sua voce è così ipnotizzante che non riesco a smettere di ascoltarla.

«Hai mai pensato a quanti di loro possano essere buoni, o quanti possono essere cattivi? Ti sei mai domandato se quello a cui hai sorriso per cortesia sia soltanto un uomo che va al lavoro o un serial killer? Non puoi saperlo» sbatto più volte le palpebre.

«Beh, io posso» sorride pericolosamente, «Fai come ti dico, prendi un foglio e scrivici il tuo nome. Perché fidati, da oggi tu non sarai più lo stesso».

La serratura della cella accanto scatta e entrano due uomini in tuta bianca, dotati di fondina con ben due pistole dentro. Portano una mascherina chirurgica e dei guanti in lattice.

«Avanti, sai già come funziona. Porgimi il polso bambolina» ridacchia uno per sfotterla, ora che la luce è accesa -per merito di un interruttore che il primo dei due uomini ha schiacciato- posso vederla meglio.

Indossa una sgualcita maglietta bianca, che ormai è diventata grigia e un paio di pantaloncini del medesimo colore.
I capelli argentei le ricadono sulle spalle e oltre sciolti in morbide onde.

La sua pelle è bianca, i piedi scalzi e sporchi, con qualche ferita qua e la.

E poi ci sono quelli.
I suoi occhi, di un colore che non avevo mai visto in vita mia.
Di un azzurro innaturale, sembrano quasi di vetro da quanto sono chiari e cristallini.

Porge il polso all'uomo con aria annoiata per poi farsi ammanettare mani e piedi.

Esce dalla cella, una pistola puntata alla schiena e le braccia immobilizzate da una camicia di forza.

Passa davanti alla mia cella e mima una frase con il labiale.

«Lei ti ama ancora».
















Spazio autrice:

Ciao a tutti!
Prologo della nuova FF su Mercoledì e Tyler. Questa volta però abbiamo un'altra presenza nella storia.
Chi sarà? Che ruolo avrà nel racconto?
Questo lo scoprirete soltanto leggendo!
Detto ciò se volete lasciate un commento o una stellina,
Baci baci,
Chiara 🦋

Ps: Ho un blocco della scrittrice per Let me love you again e quindi aggiornerò di meno, ora che ho anche questa storia da scrivere.

Poker face (wednesday's story)Where stories live. Discover now