🎭Capitolo 11🎭

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Narratore esterno/Mercoledì
Nevermore Academy/ Jericho
Capitolo 11: Voglio solo dimenticare...

Mercoledì Addams in quel momento sapeva  che doveva fare soltanto una cosa:
Correre.

Correre, correre più veloce che poteva, anche se portava l'abito meno adatto alla situazione in cui si trovava.

Correva, senza una vera e propria meta, ma aveva bisogno solamente di scappare, andare via, o ne sarebbe costata la vita.

Il vento faceva muovere i suoi capelli sciolti, facendoli ricadere sul suo viso e quindi offuscandole la vista.

Inciampò su una radice e rotolò sul terriccio tirando un piccolo urlo.

Si alzò a fatica, con il fiatone e il cuore a mille si ripeteva che doveva correre, correre e ancora correre.

«E va bene» tolse le scarpe alte e le lanciò da qualche parte nel bosco, e lo stesso fece con l'abito, rimanendo soltanto con la tuta nera che portava sotto.
In caso di eventuali incidenti...
Ecco, quello era decisamente un incidente.

Portò una mano alla testa, che aveva preso a sanguinare e fece una smorfia di dolore.
«Non importa Mercoledì, è solo un po' di sangue. Non fa niente» sussurrò a se stessa, anche se non si credeva neanche da sola.

Il dolore era forte, dolore fisico, mentale, tutto il suo corpo in qualche modo doleva.

Prese un respiro profondo e si voltò, la figura scura era sempre più vicina.
Corri Mercoledì!
Ecco cosa si ripeteva come un mantra.

Ed è quello che fece, riprese a correre sempre più veloce, ma cadde ancora, andando a sbattere contro il tronco di un albero.

Gemette di dolore e cercò di alzarsi, ma essa era arrivata, colei che voleva impossessarsi del suo corpo le era davanti.

L'ultima cosa che sentì fu un forte dolore al collo, poi, il buio.

Apro gli occhi di scatto.
Che cos'era quello? Un incubo? Un sogno premori-no no no no, Mercoledì era soltanto un innocuo sogno.

Vero?
Sì vero avanti non essere negativa.

Guardo l'orologio e noto che sono le tre e mezza di notte.

Mi alzo lentamente e mi chiudo in bagno.
Alzo lo sguardo sullo specchio e soffoco un urlo, coprendo la bocca con la mano.

Murder

Ecco cosa c'è scritto davanti al mio riflesso, ed è scritto con il sangue.
O Dio mio.

Due lacrime mi rigano le guance.
«Okay, facciamolo» infilo i primi vestiti che mi capitano a tiro e li indosso, senza rifarmi le trecce.
Sprecherei soltanto tempo e non voglio perderne in questo momento.

Una volta infilate le scarpe esco furtiva dalla mia camera.

Quando arrivo sulla soglia però mi volto a guardare il volto addormentato di Tyler.
Sospiro e mi avvicino alla scrivania, strappo un pazzo di carta e prendo una penna.

Mi dispiace, ti amo

Piego il biglietto in quattro e lo poggio sul comodino.
Lo fisso ancora, «Mi dispiace tanto. Ma non ci riesco più» mi abbasso sulle ginocchia, dandogli un leggero bacio sulle labbra.
L'ultimo.

Gli accarezzo la guancia e mi alzo in piedi, «Scusa se non te lo ho mai detto, anche io ti amo Tyler» ritiro lentamente la mano e mi volto, andando verso la porta.

Poker face (wednesday's story)Where stories live. Discover now