Una cena imprevedibile: Capitolo 3

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È meglio seguire l'istinto o utilizzare la ragione? Così, d'istinto, direi di usare la ragione; ma ragionandoci su, forse sarebbe meglio agire d'istinto. Perché tutte queste domande? Me lo sono sempre chiesta. Pensate prima di riflettere.

Suellen, dopo avermi annunciato l'imminente arrivo del suo "pseudo" ragazzo, mi esorta a chiudermi in stanza per l'intera serata. Io non capisco. Non ho mica bisogno di così tanto tempo per cambiarmi!
Stasera la tensione è palpabile nell'aria del piccolo appartamento. Ho deciso di indossare il mio miglior vestito da sera, un capolavoro di seconda mano proveniente da un negozio vintage che odorava ancora di avventura e romanticismo fallito.
Lucas mi osserva con uno sguardo felino pieno di disgusto e preoccupazione.

Dopo essermi vestita guardo un make-up tutorial qualsiasi, provo a replicarlo sul mio viso fallendo miseramente... ma non mi importa di sembrare la suora di The Nun. C'è Lucas che mi incoraggia abbaiando, anche se forse è un po' sospetto dato che non è un cane. Dopo qualche secondo capisco il motivo: ha appena vomitato una collana d'argento, splendente come la pelata di mio zio Franco. Anche lui è morto.

Questo sì che è incoraggiante! Prendo da terra la collana e la indosso, ringrazio Lucas facendogli un occhiolino ammiccante ed esco dalla stanza seguita da lui.

Dall'odore che stuzzica il mio olfatto, intuisco che probabilmente Suellen ne ha di nuovo fatta una delle sue. Se urli, tutti ti sentiranno. Se sussurri, ti sentiranno in pochi. Se stai zitto, nessuno potrà sentirti. Ma se scoreggi, in quel caso anche i ciechi e i sordi potranno avvertire la tua presenza.

Ricordo una delle sue massime preferite: "Se scoreggi, sarai per sempre nel ricordo di chiunque abbia il senso dell'olfatto."

"Hai di nuovo mal di pancia, piccola Ladybug?" le dico con un sorriso amichevole mentre mi avvicino al piano cottura che occupa tre quarti del minuscolo monolocale. Dove dorme Suellen? Questo temo di non saperlo.

"Ma che stai dicendo, non vedi che sto cucinando la specialità della casa? Broccoli affumicati, broccoli fritti, broccoli arrosto e polpette di broccolo" spiega frettolosamente mentre danza leggiadra da un fornello all'altro con il suo vestito di seta blu.

Suellen continua il suo discorso mantenendo la sua attenzione sulla cucina: "Piuttosto, che cosa ci fai ancora qui? Ti ho detto di chiuderti in stanza. Tony sta per arrivare!". Mi minaccia con il mestolo sporco di broccolo e Lucas, preso dalla situazione, nitrisce in mia difesa.
Neanche il tempo di risponderle che qualcuno suona il campanello alla porta. Corro in stanza e faccio un triplo salto carpiato in preda all'agitazione di conoscere il misterioso ragazzo di Suellen.

Lei si precipita alla porta sistemandosi il vestito, pronta ad accogliere il suo uomo.
"Chi è?" chiede con tono squillante ed emozionato.

Dall'altra parte della porta risponde una voce roca e sicura di se, che esclama una semplice parola universalmente riconosciuta e che ha definitivamente eliminato i nostri sospetti di un'imminente pericolo: "Io".

Suellen apre la porta senza pensarci due volte, giustamente direi. Non c'è alcun motivo per cui tentennare di fronte ad una situazione simile.

Io guardo la scena seduta nella cuccia di Lucas, mentre il gatto sta seduto sul divano accanto ad una bottiglia di Dom Perignon.

"Mamma mia, ragazzo, sembri uscito da una rivista di moda per delinquenti!" Suellen accoglie il suo uomo con entusiasmo, lanciandosi in un abbraccio che sembra durare un'eternità. Lucas, dall'alto del divano, osserva con sospetto questa scena di affetto umano. Probabilmente si chiede se è arrivato il momento di prendere il comando della situazione, ma capisce che non vale la pena e si dedica a leccarsi una zampa.

Una storia mafiosaWhere stories live. Discover now