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𝓘n un angolo della mia mente ripescai una vecchia storia che mi raccontò mio padre una sera d'inverno. Il Sole, la Luna e le loro stelle.

«In principio, il Primordiale della creazione, Nyxet, diede vita al mondo in cui noi ora abitiamo e lo soprannominò con il suo stesso nome. Le terre non erano ancora state formate, così come i mari, le persone e creature di ogni tipo. Nacquero per prima cosa gli dei. Quelli in cui, nel corso del tempo abbiamo sempre riposto fiducia e venerazione.» Io e mia sorella Eryn eravamo sedute sulle ginocchia di nostro padre, davanti a un fuoco crepitante nel camino del suo studio.

«Quanti sono?» domandai curiosa. «Non si sa con esattezza; alcuni dicono che sono infiniti, altri invece che con il passare dei secoli siano stati dimenticati. Noi conosciamo i più importanti, come ad esempio Lamya, Asthreia, Thanys, Artemys, Helia, e tanti altri. Lamya è la più vecchia fra gli dei e fu la prima a essere stata creata da Nyxet. Essendo la Dea della Luna, sul mondo regnava sempre e solo la notte.

Non esisteva il giorno, o meglio, non era ancora stato creato. Così, si vocifera che per molto tempo, addirittura per secoli, piombò il silenzio assoluto. Nyxet, vedendo sua figlia costantemente triste e lasciata alla propria solitudine, pensò a un modo per renderla felice. Creò Helia, Dio del Sole. Agli inizi la Dea non era contenta di quello che suo padre aveva definito come "nuovo amico", anzi, era furiosa. Si lamentò con il Primordiale svariate volte per aver creato il Dio, ma Nyxet le ripeté che con il tempo avrebbe cambiato idea. Helia era il completo opposto di Lamya: luminoso, sorridente, positivo, tutti aggettivi che lei non sopportava. La Dea, infatti, era pallida e di un freddo pungente come la neve d'inverno. Inutile dirvi che il Sole se ne innamorò perdutamente.»

«Perché?» chiese Eryn. Lui sorrise. «Be', non cè un motivo. L'amore è imprevedibile, l'unico a coglierti alla sprovvista, oltre alla morte.» «Quindi è per questo che il Primordiale Nyxet creò Helia? Per rendere felice Lamya?» Scrutai il viso del Re in cerca di una risposta. «Suppongo di sì. Comunque, come potete ben immaginare, la Dea lo rifiutò. Più e più volte. Ma il Dio non si arrese, riempendola ogni giorno di complimenti e attenzioni. Lamya imparò a guardare Helia con occhi diversi. Nemmeno lo disprezzava più come faceva inizialmente. I due divennero amanti; il loro amore era passionale, puro, vivo.» «E le stelle?» «Ci stavo arrivando, Ayra. Dunque, dove ero rimasto?» Si accarezzò la barba con finta aria pensierosa. «Le stelle!» urlammo all'unisono io e mia sorella. Nostro padre si mise a ridere facendoci il solletico. «Le stelle sono l'unica prova del loro amore. Da ogni parola, frase, sussurro e desiderio che entrambi si scambiano, nasce una stella. E finché esse brilleranno luminose in cielo, vorrà dire che l'amore tra il Sole e la Luna sarà eterno.»

***

Osservai incantata la statua della Dea Lamya. Pur dipinta a mano secoli addietro, rimaneva bellissima. Aveva la pelle pallida dello stesso colore della Luna, i capelli neri le ricadevano in lunghe onde morbide fino a metà schiena e gli occhi così argentei che sembravano due pozze di luce lunare. Indossava un vestito nero elegante lungo fino alle caviglie. Di fianco a lei c'era la statua del Dio Helia, raffigurato con pelle di tonalità bronzea, capelli biondissimi e occhi dorati. Gli sorrisi, pensando al mito che raccontò mio padre anni prima e proseguii. Lessi sulla pietra Asthreia, Dea delle stelle. Frutto dell'unione tra Sole e Luna. Aveva i medesimi occhi argentati della madre e i capelli bianchi, la perfetta fusione tra notte e giorno.

C'erano all'incirca una centinaia di statue di Dei differenti all'interno del Santuario. Mi piaceva andarci quando più potevo (ovvero quasi mai) per conoscere nuove divinità e appuntare i loro nomi sul mio quaderno. «Sua Altezza, è notte fonda ormai» urlò una guardia lontana alle mie spalle. Qual era il suo nome? Ethan? Ewan?

Guardai al di là della finestra e mi accorsi che si era fatto davvero tardi. «Arrivo.» Tirai il cappuccio del mantello sopra la testa e mi avviai all'entrata del tempio, dove mi stava aspettando. «Avevo perso la concezione del tempo» dissi forzando un sorriso. "Dei vi scongiuro, fate in modo che lui non sia come le altre guardie" pensai.

Il Regno inesistenteWhere stories live. Discover now