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𝓥olli soltanto sprofondare, non importava dove. Negli abissi, sotto terra, sparire dal resto del mondo. «Sono forte» ripetevo a me stessa, ma l'unica verità a cui non potevo sfuggire era che rappresentavo l'esatto opposto. "Sono fragile". Così terribilmente che mi sarei sgretolata da un momento all'altro. Una futura regina, perché questo ero, non aveva tempo di essere debole. O Triste. O sentirsi sbagliata.

Una futura regina, degna di esserlo, equivaleva a comportarsi come tale. A essere uguale a mia madre, ovvero invulnerabile e indifferente a qualunque cosa; sembrava quasi che fosse inumana. Senza cuore. Be', io di certo non lo ero. E pur di non diventare come lei, sarei scappata. Non sapevo ancora la meta, ma ero sicura che l'avrei raggiunta. A ogni costo. Cinque giorni. Il tempo stava per scadere.

Dormii poco e niente. Nella mia testa risuonavano le frasi disgustose delle guardie, le loro pupille dilatate dal piacere. Ricordo il dolore, i miei invani tentativi di dimenarmi; uno di loro una volta mi diede perfino un pugno così forte sul capo che svenni, affinchè stessi in silenzio. Non dirlo a nessuno, capito? E così feci. Ma il silenzio dentro di me iniziava a diventare pesante, come un macigno nello stomaco.

Faceva male, tanto. Ogni notte mi svegliavo in preda al terrore, con i capelli incollati alla nuca e le lacrime agli occhi. Non potevo urlare, non potevo fare altro che piangere in silenzio. Silenzio. Ormai io e lui convivevamo insieme alla solitudine. D'altronde, mi sentivo sola da una vita intera. Tutto ciò mi soffocava. "Non sono sola". Per quale ragione avrei dovuto nutrire false speranze se nessuno sembrava capire chi ero davvero?

***

L'intera Nyxet sapeva del matrimonio. Erano passati solo due giorni dall'annuncio della regina al popolo di Athalia, e ognuno ne parlava non solo in città, ma in tutto il mondo. Significava che gli unici regni in cui potevo nascondermi erano quelli di Nealynn e Mytara. Esclusi Athalia, dove vivevo io, e Solatrya, dove mi sarei trasferita se mi fossi sposata. Bene, mi restavano per l'esattezza l'un percento di possibilità di fuggire, poiché sapevo che avrebbero impiegato meno di un'ora per trovarmi. Avevo bisogno di alleati, ma chi?

"Iniziamo con l'eliminare mia madre dalla lista". Eryn? Troppo innocente, lo avrebbe svelato a tutti la sera stessa, sentendosi troppo in colpa. Come biasimarla, non mi sarei arrabbiata con lei, anche se a volte avrei voluto. Ilyas? Nah, non l'avevo mai visto fare o dire una cosa seria negli otto anni che lo conoscevo.

"A essere sincera sarebbe l'unico disposto a darmi una mano, per quanto non prenda con serietà la maggior parte delle cose che dico" pensai. Conclusi che lui fosse perfetto. Avevo un piano che frullava nella testa e stavo per metterlo in atto.

Cambiai il vestito in velluto celeste con un altro più comodo color porpora. Calzai il primo paia di stivali invernali trovati nell'armadio, insieme al mantello nero, entrambi foderati di lana. Infine sciolsi l'acconciatura elaborata che mi fece quella mattina una cameriera; (era la mia preferita, ma continuavo a grattarmi la testa dal prurito). Dovetti scendere le scale con estrema cautela, facendo del mio meglio per non farmi sentire. «Dove stai andando?» domandò mia madre, con le braccia incrociate. Ops.

Era seduta con Eryn, intente a... Intente a? Riuscivo a intravedere solo piccoli foglietti colorati sparsi sul piano e quelle che parevano buste da lettera. Entrai nella sala da pranzo, con candele accese le cui fiamme proiettavano un bagliore caldo e ombre sinistre sul volto della regina, accentuandone l'espressione rigida e fredda. «In città» risposi, tesa come una corda d'arco. Mi squadrò dall'alto al basso, facendo una smorfia di disgusto. «Ma come ti sei conciata, sembri una di quei borghesi malandati che vivono per strada». Tirai un sorriso forzato, prendendo un'estremità della mia gonna; la cinsi finchè le nocche non mi divennero bianche. Nascosi la mano sotto il mantello. «Lo prendo come un complimento». "L'importante è che non mi paragoni a te. Quello sì che sarebbe un insulto, eccome".

Il Regno inesistenteWhere stories live. Discover now