7. [2/2] (Non editato)

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«Io non la mangio questa roba» sentenziò Adriano, analizzando con una smorfia disgustata la fetta di salame che aveva infilzato con la forchetta. In effetti non era tanto normale che i salumi lasciassero tutto quel liquido fucsia? nel piatto.

Che razza di coloranti avevano usato? De Santis provò a sedare il malcontento generale, ma gli sbuffi dei ragazzi continuarono a fare da sottofondo. Era inutile, in qualsiasi gita scolastica si finiva sempre per mangiare da schifo, dovevano rassegnarsi.

«E il resto dov'è?» si lamentò anche Fabrizio tra sé e sé, deluso dalla quantità di alimenti presenti a tavola. Secondo loro si sarebbero dovuti saziare con quattro fette di salame, un uovo sodo e un pezzo di formaggio non bene identificato?

«Siamo arrivati di notte, forse non avevano altro» si intromise un titubante Lorenzo, sempre attaccato al suo inalatore. A Fabrizio suscitava tenerezza, c'era qualcosa in quel ragazzo che gli ricordava se stesso ai tempi delle medie e non poteva fare a meno di guardarlo con un occhio di riguardo.

Era pronto a scommettere che subisse angherie di ogni genere per colpa del suo aspetto fragile: purtroppo conosceva bene il volto di chi conviveva con la paura costante di venire deriso.

«La verità è che questi bastardi ci hanno fatto risparmiare sul cibo. Lo dicevo che quattrocento euro mi sembravano pochi, infatti. Ma no, voi avete voluto scegliere Barcellona» replicò il biondo con un ringhio, lanciando con stizza la forchetta dentro il piatto e provocando un tonfo che fece scattare molti visi.

Era già di umore nero da quello che aveva potuto constatare Fabrizio fino a quel momento e l'impossibilità di consumare un pasto decente aveva contribuito a renderlo ancor più intrattabile.

A meno che non si fosse fatto un'opinione errata del rappresentante d'Istituto, non lo riteneva un tipo taciturno; eppure non aveva detto granché da quando erano saliti in camera per posare le valigie, era stato sulle sue con la perenne aria schifata di uno che aveva analizzato ogni cosa di quel posto e avrebbe voluto ridurre al minimo i contatti tra la sua pelle e gli oggetti circostanti.

Non gli poteva dare molto torto, sia i bicchieri che le posate non sembravano proprio brillare di pulito e la tovaglia presentava due macchie al centro già da prima che si sedessero. Ma lui era abituato a marciume ben peggiore, non gli faceva chissà quale effetto.

Prima che i suoi genitori trovassero un lavoro fisso, avevano vissuto tutti e quattro ammassati in un monolocale decadente, la sola abitazione che si erano potuti permettere con il poco denaro portato con sé da quel paesino sperduto della Moldavia. Aveva pochissimi ricordi di quel luogo, risalenti ai suoi primi cinque-sei anni, ma gli era rimasto impresso il gorgoglio del ruscello in cui lui e suo fratello Dimitrie andavano spesso a giocare e l'odore dei pini.

«No, Adriano, io preferivo Praga, proprio come te!» Lorenzo quasi si strozzò con l'inalatore nella fretta di rimediare, preoccupato di aver irritato il ragazzo. Gli sfuggiva il motivo per cui cercasse così disperatamente di compiacere il biondo.

«Volevi andare a Praga?» chiese Fabrizio stranito, rivolgendosi al rappresentante. Nel frattempo aveva preso la saggia decisione di riempire il suo stomaco, nonostante il cibo non gli ispirasse particolare fiducia. Ciò gli aveva fatto guadagnare un'occhiata di biasimo da parte di Adriano.

«Sì, e allora?» Lo sguardo di questo era affilato e diffidente, sembrava aver reputato la sua domanda troppo indiscreta.

'Mazza che permaloso 'sto tipo.

«No, niente. È che Caterina non ha mai preso in considerazione Praga, pensavo aveste scelto la stessa meta per stare insieme» butto lì Fabrizio con genuina voglia di chiacchierare, dopo aver dato un morso al pane, l'unica cosa che tutti avevano giudicato commestibile. Aveva scelto di sedersi vicino ai suoi compagni di stanza per conoscerli un po' meglio, dopotutto. Nicola lo aveva imitato, anche se casualmente gli era capitato di avere accanto De Santis.

Ira. La Sindrome di Didone (Vol.3)Where stories live. Discover now