Delina

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Essere una schiava non aveva mai portato a una felicità che potesse essere definita duratura.

Provenire da una generazione o più di schiavi era addirittura peggio. La condizione peggiore di tutte, e Delina ne sapeva qualcosa. La famiglia che la crebbe non era molto facoltosa, ma grazie all'impresa mercantile era riuscita a guadagnarsi abbastanza da comprare una terza casa. Lei era rimasta nella seconda a lavorare per un cugino a quanto pareva.

Veniva trattata alla stregua di un oggetto e strumentalizzata per ogni cosa, appartenente a qualsiasi ambito della sua vita, che fosse il lavoro o la rabbia del padrone. L'anno prima le era stato comunicato che avrebbe portato in grembo suo figlio appena sarebbe stato possibile, poiché la moglie era arida e non ne poteva far nascere uno.

Ormai lei era una donna formata da diverse lune e non le importava nemmeno di quando ciò sarebbe stato scoperto, non sarebbe cambiato nulla per la sua condizione. Almeno non era utilizzata come schiava sessuale, e questo per una della sua categoria era davvero un miracolo. Ma quello che accade quella mattina fu totalmente spiazzante anche per lei, che nella vita aveva visto quasi di tutto.

Per tutto l'Impero si sentì un rombo fortissimo, la terra tremò per diversi secondi e poi tutti tacquero. Nello stesso istante Delina Blaires provò cosa volesse dire sentirsi ribollire il sangue nelle vene, avere un potere indefinito che la invadeva fino all'ultima unghia del piede. Era proprio inebriante.

Si trovava in cantina quando accadde, accanto a lei una sua simile si preoccupò e la avvolse in uno scialle quando la vide tremare, illudendosi che fosse per la paura del boato. Chissà quante volte glielo aveva ripetuto, a quella donna. Lei non provava più alcun genere di paura da tempo, eppure non voleva entrarle in testa.

Senza farlo volontariamente da lei partì un onda di qualcosa non meglio definito che sospinse via la sua aiutante e fece esplodere tutte le bottiglie di alcolici nella stanza. Fortunatamente la poveretta fu coperta con lo stesso scialle che aveva dato a Delina e non si fece nulla, mentre alla nascente Magica nobile non capitò nulla. Quello sarebbe presto diventato il titolo di coloro che avevano ricevuto la magia dalla semidea Lexanneau, principessa dell'Impero stesso.

Al contrario di quanto si possa pensare la giovane schiava non fu ferita né sporcata; i vetri sembravano schivarla o girarle intorno così come l'alcol che ne fuoriuscì, infatti la sua veste grigia rimase tale anche dopo il botto.

Chissà quanto si arrabbierà quel maniaco quando vedrà cosa ho fatto, ma di sicuro non mi vedrà più con questo straccio addosso, né con suo figlio in grembo.

Non sapeva cosa le era successo, né cosa era diventata, ma capiva benissimo che il suo corpo sembrava essere in un sovraccarico di energia, e questo non poteva che essere un bene per lei.

Con questi pensieri in mente si spogliò e salì al piano di sopra prendendo una camicia da notte bianca dalla moglie arida dell'uomo; la strappò affinché arrivasse poco sopra le ginocchia per far sì che potesse muoversi più agilmente, come desiderava. Aggiunse al suo nuovo "vestito" una cintura di seta nera che legò sotto il seno, poi si rimirò allo specchio.

L'ultima cosa che la divideva dall'essere una cittadina normale erano i suoi capelli, erano troppo corti, decise di lasciarli crescere da quel momento; erano di un biondo scuro che faceva un bel contrasto con i suoi occhi blu. Ma osservandosi più attentamente notò sulla sua pelle qualcosa che prima non c'era: una macchia nera all'altezza del cuore. Rappresentava un gatto ed era stilizzato e tutto nero, come se le avessero marchiato la pelle a fuoco; nonostante ciò attorno non c'erano segni di bruciature o cicatrici. Non le importò poi molto, anche se ammise a se stessa che il disegno non era affatto male.

Decise di andare via di lì, di sicuro i vicini avevano già sentito il botto della cantina e presto sarebbero andati a chiamare la padrona al mercato. Mise un piede fuori dalla casa, poi mosse un passo insicuro. Si guardò attorno e vide che qualche passante la guardava stranito, ma non si curava di lei per via dei suoi vestiti. Nessuno la riconobbe, in quanto era sempre chiusa in cantina, così iniziò ad allontanarsi a piedi e quando fu abbastanza lontana dal quartiere dove abitava prese a correre via di lì.

Dopo poco delle guardie iniziarono a inseguirla pensando che avesse rubato qualcosa. Lei si lasciò fermare per evitare malintesi e una volta perquisita si scusò per la scortesia dicendo che era di fretta per un appuntamento.

Già, uno molto importante con la libertà. Pensò tra sé e sé.

Mentre correva notò che la sua vista e il suo udito erano migliorati molto; poteva sentire cosa si dicevano un cliente e un artigiano a cento metri di distanza in modo distinto, riusciva a vedere un brillante della collana di una nobile appena uscita dalla zona ricca della città, a grande distanza. Per non parlare della sua velocità o agilità nel saltare le scalinate.

Senza dubbio alcuno, Delina era rinata in quello scantinato.

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