Satrax e Zaziel (pt.2)

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Da quando quel demone se ne era andato si sentiva strano. Era come se un senso di inquietudine gli premesse sull'animo incostantemente.

Non era di certo la prima volta che ne incontrava uno. I suoi incarichi in cielo prevedevano sempre e solo di sterminare la loro razza alla minima infrazione dei patti tra gli angeli e i demoni, anche con futili scuse, ma era proprio per quello che aveva deciso di non eseguire più gli ordini. Eppure quel giovane lo vedeva in maniera differente da quando gli aveva lasciato il suo indirizzo.

Erano passati tre giorni ormai da quella sera, durante la quale si erano conosciuti, attaccati, sia verbalmente che fisicamente, e poi salutati aspramente; da quel momento Zaziel iniziava a sentire un'irrazionale bisogno di rivedere quel demone. Provò pure a farsi trovare nella stessa strada nelle notti seguenti sperando che vi ripassasse, e non sapeva nemmeno lui come mai. Destino volle che quell'incontro "improvvisato" e "inaspettato" non avvenne.

Dentro l'angelo nero sembravano convivere due persone differenti. La prima sosteneva la necessità di usufruire dell'indirizzo che quel ragazzo dai capelli così chiari gli aveva dato; la seconda invece si domandava cosa scatenava tutto ciò e, nel caso in cui si fossero visti, come si sarebbe comportato, cosa avrebbe detto. D'altronde dopo l'azzuffata gli aveva detto di non volerlo più vedere.

Una piccola parte di lui era abbastanza certa di sapere cosa stava accadendo, ma semplicemente ammetterlo implicava renderlo più reale di quanto volesse. Bastava poco per consolidare quella visione da incubo in qualcosa di concreto, e si augurava che non fosse stato il suo caso.

Se ve lo steste chiedendo no, non c'entrava nulla con i sentimenti.

Si parla di un legame costretto a senso unico che i demoni solevano usare con gli angeli come forma di tortura durante la guerra, e si instaura raramente quando i primi assaggiano i sangue dei secondi, e ciò può portare a vari tipi di dipendenza: dal sangue del demone in questione, dal dolore fisico e dalla vicinanza sessuale.

Sfortunatamente è una condanna indissolubile e credere che ciò potesse essere successo con quel demone adolescente per una sola maledetta goccia di sangue faceva alterare Zaziel più di quanto pensasse.

Arrivato al decimo giorno da quella sera, in condizioni mentali pietose, l'angelo decise che era ora di avere delle prove concrete il prima possibile.

Nel tragitto dal suo vicolo all'indirizzo lasciatogli, gli sembrò di vedere tutto annebbiato, comprese le auto che più volte rischiarono di investirlo. Quando notò il cancello e il numero civico giusto pensò che non ci sarebbe voluto molto per scavalcarlo, ma non era capace di farlo in quel momento. Infatti svenne quasi dalla sonnolenza e dal mal di testa, accasciandosi a quest'ultimo.

Quando si risvegliò non ricordò quasi nulla, se non che un paio di occhi verdi lo fissavano prima di crollare del tutto. Sapeva di trovarsi all'interno di un edificio, lo aveva capito dal tetto bianco, e poi girando la testa a destra aveva visto un comodino e un armadio.

Subito dopo vennero addosso a lui le sensazioni fisiche, come se anche il suo corpo si stesse riprendendo. Freddo, sonno, nausea. Provò a sollevarsi ma ricadde su quello che doveva essere un cuscino; nello stesso momento il demone che lo aveva tanto tormentato inconsapevolmente era di fronte a lui, poggiato allo stipite della porta.

«Ce ne hai messo di tempo per venire qui, eh? Devi essere più orgoglioso di quanto credessi, ma non è ciò che importa.»

Zaziel voleva davvero ribattere, però, nonostante stesse meglio, non gli andava; così lo ignorò bellamente, mentre in un ultimo disperato tentativo la sua parte razionale gli consigliava di alzarsi da lì e uscire il più velocemente possibile da quella casa, prima di fare o dire sciocchezze.

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