1° Capitolo - LA NOTTE DELLE MEZZE VERITA'

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Il giudice Sandro Anselmi, era in pensione da appena sei mesi, la sua vita era stata un eterno conflitto tra le sue due anime, tanto scrupoloso, integerrimo, severo, quasi maniacale nel condurre le sue inchieste, quanto inconcludente nella sua vita privata. Di certo, era  un magistrato stimato ed aveva seguito inchieste particolarmente delicate a causa delle quali aveva vissuto per un periodo sotto scorta.

Dopo trent'anni passati in magistratura, questo sessantenne di bell'aspetto, aveva deciso di coronare il suo sogno, correre la gloriosa mille miglia, era un gran appassionato d'auto d'epoca, le chiamava, "Le regine dell'asfalto". Una di queste regine l'aveva parcheggiata in garage, una Porsche 365 del 1961, l'unico vero capriccio della sua vita.

Sua nipote Matilde, alla quale era particolarmente affezionato, un giorno lo aveva affettuosamente redarguito:

"Zio,dovresti andare in palestra,tenerti in forma",

"Chi io in palestra? andiamo non scherzare" - gli aveva risposto con il consueto fare sornione,

"Si, lo so, ho fatto una vita sedentaria, farò delle passeggiate all'aria aperta"  - rispose il giudice.

Era un single per scelta ponderata, non avrebbe rinunciato per nulla al mondo alla sua libertà che considerava un valore imprescindibile. Da anni si raccontava questa bugia, in realtà aveva avuto una storia importante con Margherita, una ragazza che aveva conosciuto per pura casualità durante una settimana bianca a Cervinia. Nonostante fosse un'abile sciatrice, Margherita era stata costretta ad appendere gli sci al chiodo dopo un brutta caduta che gli aveva provocato una lesione irreparabile al ginocchio sinistro. Per quasi cinque anni la relazione con quella donna aveva garantito ad Anselmi serenità ed equilibrio, poi le incomprensioni, sempre più frequenti, avevano preso il sopravvento e le loro strade si erano divise, lei si era trasferita ad Amburgo, dove lavorava come gemmologa.

Quella storia aveva lasciato in Anselmi un segno quasi indelebile, ciò nonostante aveva avuto alcune storie di poco conto, ma del resto, non doveva render conto a nessuno della sua vita privata.

Una domenica mattina, gli squillò il cellulare di buon ora

"Zio, sono Matilde, ti aspetto verso le 11.00 al parco Unità d'Italia, ricordi? La passeggiata e mi raccomando non tardare."

L'idea della passeggiata non lo allettava più di tanto, ma non voleva passare per uno che si rimangia la parola, sopratutto agli occhi della nipote.

Indossò la tuta e raggiunse Matilde, la quale era in compagnia di una amica,  Isabella, una cinquantenne a dir poco affascinante, indossava un top nero ed un paio di leggings molto attillati che mettevano in evidenza le sue curve mozzafiato, Isabella era patita per tutto ciò che era fitness, ed il suo corpo era lì a dimostrarlo, tonico, asciutto, con due gambe chilometriche da indossatrice.


"Allora andiamo?" - chiese Matilde,

"Ma certo"  - rispose Sandro con una convinzione pari allo zero.

Finita la corsa, si sedettero ai tavolini di un chiosco per rigenerarsi con una bella bibita fresca. Matilde si allontanò per fare un po' di allungamenti, Isabella aveva due occhi da cerbiatta e un fare sbarazzino ed ammiccante,

"Giudice..." - esordì lei,

"Mi chiami Sandro, per carità", - la corresse lui con sobria discrezione,

"Sandro, posso invitarti a cena?"

Il giudice rimase per qualche istante interdetto, poi con un certo imbarazzo disse:

POTERI INTRECCIATIWhere stories live. Discover now