3° Capitolo - UN GIOCO PERICOLOSO

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Nonostante l'ora tarda Anselmi non aveva voglia di rincasare e s'incamminò fino a raggiungere la centralissima Piazza del Campo, aveva bisogno di pensare.

La Roveri, ammesso che fosse lei, era salita su un'auto diplomatica del vaticano senza costrizione alcuna facendo perdere le tracce di se, e suo fratello era un diplomatico della Santa Sede. Anselmi era allergico alle coincidenze ed aveva ragione. Quel video, confutava una sua vecchia tesi che era rimasta inascoltata negli ambienti della procura di Siena.

La scomparsa di Bianca Roveri era una questione di famiglia che si intrecciava con una questione di stato e che stato, il più piccolo e potente del pianeta. Inoltre, non era mai riuscito a spiegarsi per quale ragione  il colonnello De Blasi non si fosse presentato all'appuntamento, cosa era accaduto subito dopo quella telefonata?

Ricordò, di aver tentato inutilmente di interrogare il fratello della Roveri, il quale, in modo poco trasparente, si era nascosto dietro il paravento dell'immunità diplomatica, Il comportamento del fratello non l'aveva mai convinto, aveva indagato anche su di lui senza trovare nulla di rilevante.

Aveva interrogato anche il marito della Roveri, noto Antiquario di Siena, l'uomo era distrutto, non riusciva a capacitarsi della improvvisa scomparsa della moglie, implorò Anselmi di fare tutto ciò che fosse nella sue possibilità per riportarla a casa. Al giudice, l'uomo era parso sincero e probabilmente del tutto ignaro delle attività truffaldine della moglie. Inoltre, nel corso delle indagini era stata acquisita tutta la documentazione inerente alla fondazione Copernico, e, se la memoria non lo ingannava, tra quelle carte vi era una lista molto lunga di persone che figurano come sostenitori della fondazione. Era fermamente intenzionato a rimettere le mani su quelle carte, per quanto fosse in pensione, aveva ancora molti amici in procura.

Rincasò attorno alle 2.00 del mattino, si sedette sul divano tenendo la chiavetta ben stretta nel suo pugno, ad un tratto suonarono alla porta.

La cosa lo insospettì, andò in camera e da una vecchia cassapanca tirò fuori una pistola con il colpo in canna regolarmente denunciata sin dai tempi in cui viveva sotto scorta.

"Chi e?", chiese il giudice con voce tremolante,

"Sono Sabatino, apri".

Anselmi, ripose l'arma dentro un cassetto,

"Romeo, ma allora tua moglie è proprio tosta?" ironizzò per stemperare la tensione.

Sabatino aveva l'espressione corrucciata e dopo essersi accomodato sul divano chiese a Anselmi "Sandro, da quanto tempo ci conosciamo?"

" A sufficienza per capire che tua moglie non ti ha cacciato di casa e che tu mi devi dire qualcosa, o sbaglio?", rispose sospettoso il magistrato.

L'agente della scientifica si alzò e andò alla finestra osservando una Siena elegantemente illuminata dalle luci della notte: "Sandro, ascolta, quella telefonata... non l'hai mai ricevuta"

Nell'udire quelle parole, il giudice sgranò gli occhi in  preda ad una improvvisa collera "Ma come osi? io per colpa di quella telefonata ho vissuto quasi un anno sotto scorta te ne rammenti? e poi ci sono i tabulati telefonici della mia utenza, giusto?"

"Ecco, appunto, i tabulati", - commento Sabatino con voce greve, il giudice diventò paonazzo

"Romeo, che fine hanno fatto i tabulati?, sono ancora agli atti, vero?"

Romeo Sabatino era tutto sudato e continuava a stropicciare il colletto del dolcevita, quasi fosse un antistress, "Giudice, per la procura quella telefonata non è mai arrivata"

POTERI INTRECCIATIWhere stories live. Discover now