Capitolo 12

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Sei del mattino.

Dovrebbe essere illegale iniziare il proprio turno di lavoro a quest'ora, ma è la prassi quando il giorno prima è stato quello di riposo.

Un compromesso accettabile, diciamo.

Sono troppo stanca e ancora a letto con la testa per poter sfuriare come, al contrario, ieri sera ho fatto ampiamente. Di rabbia da smaltire ne ho ancora a bizzeffe nel corpo e non vedo l'ora che Ermal compaia per sfogarla insieme a lui. Deve essere arrabbiato quanto me.

Anzi, no. Lui non è il tipo da arrabbiarsi, al massimo ci sarà rimasto male.

Sono io quella irascibile, specie se qualcosa va contro ciò che ritengo giusto.

E soltanto un terzo posto per una voce e una canzone come quella di Ermal mi sembra ingiusto a tutti gli effetti.

Non dovrei lasciarmi influenzare tanto dal Festival, eppure ogni anno il mio umore viene condizionato fin troppo dai risultati, è più forte di me.

Approfittando dell'assenza di ospiti in giro - e ci credo, chi vuoi che bazzichi nella hall dell'albergo alle sei del mattino? - vado a prendermi un caffè alle macchinette nel tentativo di darmi una svegliata.

Non appena le mie labbra entrano in contatto con quel liquido caldo rabbrividisco. Ho sempre odiato il caffè senza latte dentro, ma a volte è necessario berne almeno un bicchierino e oggi è una di quelle giornate. Butto tutto giù in un colpo, trovandolo troppo amaro perché incontri i miei gusti, poi butto il bicchiere di plastica nel bidone e torno alla mia reception, dove mi trovo a fare scarabocchi su un pezzo di carta.

È una giornata terribilmente noiosa, i minuti sembrano passare al rilento e riesco solo a pensare a tutti gli ospiti dell'albergo che in questo momento sono chiusi nelle loro stanze a dormire, provando una certa invidia nei loro confronti.

Quando il telefono interno della reception prende a squillare sono sollevata, per lo meno sta succedendo qualcosa. Ma chi diamine può essere sveglio e aver bisogno alle sei e tre quarti?

Prendo su la cornetta e la poso all'orecchio, salutando formalmente chiunque si trovi dall'altro capo del telefono.

«Salve, ehm... temo di aver perso le chiavi della stanza»

Roteo gli occhi davanti all'ennesimo ospite che ha la testa troppo tra le nuvole per ricordare dove diamine ha messo un misero mazzo di chiavi, non sapendo le complicazioni che sostituire anche solo una serratura provoca in una macchina come un albergo.

«Ha cercato ovunque?»

«Sì»

«Ne è sicuro?»

«Certo»

«D'accordo, mi può gentilmente riferire il numero della sua stanza?»

«324, terzo piano. Elettra datti una mossa, ti sto aspettando».

Spalanco gli occhi nel sentire quelle parole che mi fanno immediatamente collegare la voce a un volto che ormai ho ben noto. Certo che sono proprio addormentata per non aver riconosciuto all'istante quel cretino.

Prima che possa ribattere, sento il rumore della linea libera, segno che ha agganciato.

Compongo veloce il numero della sua stanza e attendo finché non risponde.

«Temo che fare visita a un ospite nell'orario di lavoro vada decisamente contro le regole»

«Ma non mi faresti visita, mi aiuteresti soltanto a cercare le chiavi»

«Ermal» lo ammonisco, ma devo cercare di non ridere per essere almeno in apparenza seria.

«Ok, va bene» mormora con lo stesso tono che usa Filippo quando lo sgrido, poi aggancia.

L'altra metà || Ermal Metaजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें