Capitolo 18

1.3K 91 19
                                    

Strappo un pezzo del nastro adesivo che tengo tra i denti per attaccare due estremità della carta da regalo che impacchetta dei mattoncini per le costruzioni. Accanto ci sono altre tre confezioni di giocattoli da incartare e, nonostante abbia tutto il tempo di farlo, sono dominata dall'ansia che qualcosa vada storto.

Filippo ora è a giocare in spiaggia con Aurora e Alessandro, i miei migliori amici da pressoché sempre, mentre io sto impacchettando i suoi regali, mia mamma sta preparando una torta al cioccolato e mio padre è uscito per comprare l'ultimo regalo.

Ormai è ufficiale, viziamo troppo questo bambino.

Ma in fondo oggi è il suo compleanno, il quarto, se non lo viziamo oggi al l'ennesima potenza, quando dovremmo farlo?

Il mio sguardo cade sul castello che risale alla settimana del Festival e il mio sorriso si spegne subito. Filippo non l'ha più voluto disfare, nonostante non abbia mai lasciato una costruzione intatta per più di qualche giorno. Ormai sono due mesi che è stata ultimata e lui non l'ha più modificata. Ogni tanto mi chiede aiuto per portarla al centro della stanza in modo da giocarci, e ogni volta mi chiede quando Ermal tornerà, così potranno costruire un castello ancora più grande.

E me lo chiedo anche io, nonostante la mia domanda principale sia se tornerà.

Ci siamo sentiti diverse volte dopo la sua partenza, subito era una telefonata quotidiana, poi i giorni si sono diradati gradualmente e ora non lo sento da una ventina di giorni. Ma lo capisco, è in pieno tour e giustamente è la sua priorità. Io non ho la presunzione di avanzare pretese del tipo essere uno dei suoi pensieri principali, anche se ammetto di aver fantasticato sul fatto che Filippo lo potesse diventare dal momento che sembravano amarsi così tanto. Mio figlio lo venera ancora, ne parla ancora pieno di ammirazione con occhi sognanti, come se stesse parlando di un eroe dei cartoni animati che guarda. Ciò che non so, è quello che pensa il più grande. Non si è più fatto sentire. Forse non siamo stati una parentesi poi così importante nella sua vita quanto lui lo è stato nella nostra. È giusto guardare in faccia la realtà e decidersi a tornare alla vita di prima, prima di lui, nonostante non sia affatto semplice. Soprattutto quando tuo figlio non fa che chiedere della persona che vorresti dimenticare.

Questa mattina, ad esempio, mi ha chiesto se Ermal sarebbe passato a mangiare la torta con lui e ad aiutarlo a spegnere le candeline.

Ieri mi ha chiesto quando tornerà a correre sulla sabbia con noi.

L'altro ieri, guardando il mare, mi ha chiesto se anche Ermal lo vedeva da dove era.

E io non ho mai saputo rispondere.

Ogni volta mi tornava in mente il momento in cui ci siamo salutati, quando è ripartito.

Ancora adesso riesco a percepire il suo odore, la sensazione dei suoi ricci che mi solleticano la faccia e il collo, la sua presa salda su di me, quell'abbraccio così stretto che non voleva finire mai.

Ricordo il suo sorriso malinconico, come ha sollevato Filippo per stritolarlo, facendosi promettere di trattarmi bene e non farmi arrabbiare troppo, "però un pochino sì, giusto per ridere, poi quando torno la infastidiamo insieme".

Quella frase così semplice mi è rimasta impressa nella mente, come fosse tatuata, e ogni tanto mi si ripete in testa come ci fosse l'eco. Sarà che con quelle poche parole ha promesso che sarebbe tornato, sarà che è stato un momento davvero personale nonostante fossimo in strada sotto gli sguardi indiscreti dei passanti, sarà che è uno degli ultimi ricordi che ho di lui presente qui fisicamente.

Scuoto la testa per riprendermi dai miei pensieri e concludere di impacchettare il pacco regalo più grande, per passare poi al secondo, leggermente più minuto anche se non poi di tanto. A metà dell'opera sento il telefono vibrare in tasca, il fatto che sia un solo colpo secco mi fa capire sia un messaggio, così decido di rinviare la lettura a quando avrò finito di incartare anche questo secondo regalo. Ciò che mi fa cambiare idea è l'insistenza con cui mi arriva una serie di messaggi, tanto da farmi afferrare frustrata il cellulare e leggere chi sia così estenuante, consapevole sia sicuramente Aurora. È tipico di lei esasperarmi mandando messaggi a raffica.

L'altra metà || Ermal MetaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant