CAPITOLO 5 "Una dolorosa scoperta."

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Gli anni trascorsero lenti e l'unica via di fuga per Vittoria era la sua immaginazione.

Inventava, scriveva storie in cui finalmente poteva vedere il mondo esterno, vivere avventure e incontrare finalmente il ragazzo di otto anni fa, che l'aveva fatta innamorare.

Quando lo incontrò la prima volta  era troppo piccola e non si accorse di quanto le fosse rimasto impresso nel cuore, ma con l'avanzare degli anni i suoi occhi le tornarono più volte in mente.

Tuttavia quel giorno, Vittoria si era svegliata con una gioia immensa, perché era il quattordici giugno, compiva diciotto anni e il padre  le avrebbe permesso di rivedere la madre.

"Vittoria?" La chiamò il padre, entrando in camera.

"Padre, oggi posso rivedere la mamma?" Chiese speranzosa,  finalmente era giunto il momento tanto atteso.

"Non credo sia possibile."

"Perchè? Me lo avevi promesso!"

"Credi dipenda da me?" Chiese nervoso Filippo, mentre le si avvicinava lesto.

"Certo, non credo che mia madre dopo otto anni, non voglia vedermi!" Proruppe adirata Vittoria.

"Invece è esattamente così. Perchè credi che si sia tolta la vita?" Domandò gelido, afferrandole un braccio e scuotendola con forza.

"Non mentirmi, mamma non lo farebbe!"

"Sicura? Lo ha fatto invece, ben tre anni fa!"

"Non ci posso credere! Se lo ha fatto sappi che è soltanto colpa tua, sei un mostro! Ci hai rinchiuse,  separate e in tutti questi anni l'hai sempre violentata!" Si dimenò furiosa Vittoria mentre cercava di colpirlo.

"Potrei picchiarti e farti male, molto male, ma mi ricordi troppo tua madre." Disse mentre accarezzava piano il viso della giovane, il tocco però era strano, si soffermava più del dovuto. Vittoria infatti non poteva sapere che di paterno ormai non c'era più nulla, l'uomo infatti dopo il suicidio della moglie, aveva perso la testa inizialmente, ma dopo essersi accorto della somiglianza tra le due donne, iniziò a covare dentro di sè un nuovo sentimento.

Sebbene all'inizio volesse per la figlia un matrimonio combinato con Simone Cristofori, dopo la morte della moglie, pensava che la fortuna l'avrebbe abbandonato, ma ciò non accadde. Questo perchè aveva ancora sua figlia, così un po' per punire il signor Cristofori che aveva concesso lavoro a quel giovane che aveva osato toccare sua figlia e un po' per continuare ad assicurarsi tutta la sua ricchezza, prese una decisione che avrebbe cambiato totalmente la sua vita e quella della figlia.

Avrebbe sposato Vittoria, perchè aveva capito che lei era una dea e come capitava nella mitologia per le divinità, si sarebbe unito con il sangue del suo sangue e non avrebbe mai permesso a nessun uomo di vederla o poterla toccare.

"Lasciami." Supplicò Vittoria cercando lo sguardo del padre, che solo in quel momento realizzò la forza eccessiva che aveva utilizzato nello stringere il polso della figlia, tanto che già era comparso l'alone di un livido. Quanto tenera era la sua carne? Come sarebbe stato possederla? L'uomo ormai aveva solo un ricordo lontano della moglie, mentre il nuovo pensiero fisso era diventato quella giovane donna, con i capelli lunghi biondi e gli occhi eterocromi, che ora lo stavano fissando con disgusto.

"Bene, ti lascio andare, al momento. Questo pacco è per te, devi indossare tutto ciò che c'è qui dentro, perchè stasera sarà un'occasione particolare, ceneremo fuori."

"Fuori?" Chiese sbalordita Vittoria, sicura di aver capito male.

"Certo, sei forse sorda?"

"Diciotto anni rinchiusa e gli ultimi otto passati vedendo solo te, credo che sia comprensibile la mia reazione." Spiegò schifata, ricordando tutto il male che quell'uomo aveva provocato loro.

"Ho finalmente capito una cosa fiorellino"- e udendo quell'ultima parola Vittoria ebbe un conato- "Vedendo come è andata con tua madre, ho compreso che non posso lasciarti appassire qui dentro. Da stasera lascerai il bunker vivrai di su con me nella villa, una schiera di domestici ti servirà come una regina e tutte le volte che uscirai, sarai sempre in mia compagnia."

Quale era il suo intento? Cosa stava macchinando? Vittoria sapeva bene che il padre era uno sciacallo e che come tale non faceva nulla per nulla.

"Che cosa dovrei fare io? Sicuramente non è magnanimità gratuita la tua."

"Amarmi." Rispose Filippo stringendole le mani.

"Come potrei? Voi mi avete mai amata come figlia?" Chiese con le lacrime agli occhi, la giovane donna.

"Forse hai ragione, come figlia non ti ho mai amata, ma come donna sono già consumato dall'amore." Filippo prese con forza il viso di Vittoria e senza darle il tempo di realizzare l'incesto che il padre aveva confessato, si fiondò sulle sue labbra togliendole il respiro. La baciò avidamente, bloccò le sue gambe con il suo ginocchio che si fece largo prepotentemente fra le due. Intanto Vittoria stava combattendo con il suo demone e quando sentì la lingua del padre fare invasione nella sua bocca, dallo stomaco sentì la bile risalire. Morse con forza la lingua del padre e appena sentì il suo gemito di dolore, ne approfittò per andare al capo opposto della stanza.

"Sei una bella puttana. Finalmente. Non mi piaceva per niente l'atteggiamento remissivo di tua madre, tutte le volte che giacevo con lei era una noia mortale, non si ribellava mai, ma con te già so che sarà divertente, la voglia di averti è salita ancora di più. Voglio punirti, così imparerai a rispettare tuo padre." Era già pronto a saltarle addosso, che un trillo dell'orologio gli ricordò che ore erano.

"Sbrigati fiorellino, tra un'ora pronta." Soffiò sadico Filippo, mentre si allontanava dalla stanza.

"Che schifo. " Pianse distrutta Vittoria, i piani del padre erano fin troppo chiari e finalmente capiva la motivazione che aveva spinto la madre a quel gesto estremo.


Angolo della matta 😝
Hola girls! Volevo avvisare che dal prossimo capitolo entreremo nel pieno della storia e le cose si faranno complicate per Vittoria e Simone, che finalmente...

Vabbè vi lascio uno spoiler (amatemi) 🙈❤️:
"Non avverto più quel calore che avevo sentito la prima volta che ci eravamo incontrati.
Ha lo sguardo vacuo.
Appena finisco questa considerazione, mi guarda.
Sento una voragine nel petto, qualcosa sta pulsando non solo lì, ma in tutto il mio corpo, lo sento in ogni fibra del mio essere."

Τύχη: quando la fortuna non basta.Where stories live. Discover now