21. MOMENTI MAGICI

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Uno squillo.

Due squilli.

Tre squilli.

Quattro squilli.

Cinque squilli.

Sei squil-

Eh sì. Lo stavo facendo. Stavo telefonando l'azienda di Guerrera. E questo non era il primo tentativo, bensì il quarto. E, ovviamente, nessuno rispondeva. Quando lavoravo da Guerrera, se mancavo dall'ufficio per qualche ora, facevo sì che le telefonate le ricevesse Testa Pelata alla hall, pur di non perdere telefonate importanti. Mai mi era successo di dimenticare una cosa del genere o di non rispondere di proposito. Anche da Valente seguivo la stessa linea guida. Con un'unica differenza: da Guerrera ricevevo direttamente le telefonate esterne, da Valente me le passavano internamente. Ma se la Signorina Vanessa Guerrera non rispondeva al telefono, questo voleva dire quanto brava fosse nel suo lavoro. Bene Paolo Guerrera, ad ognuno le proprie conseguenze. Non volevo essere cattiva. Solo che non aveva mantenuto la sua promessa verso di me e quella è stata la conseguenza. Una conseguenza chiamata Vanessa-arpia.

Ti Ti Ti

Oh il telefono.

'Ufficio del Dottor Val-'

'Rossi ha telefonato Guerrera?' Disse la voce calorosa.

'No Cap-'

'Come no?? Ma sta dormendo Rossi??' Disse ancora la dolce voce.

'Se mi lascia spiegare-'

'Non c'è niente da spiegare. Ora lei-' Stavolta interruppi io. Quando è troppo è troppo. Non potevo avere a che fare con questa "donna incinta". Solo che non interruppi a parole, bensì staccai il telefono. Mi piaci Chloe.

Contai fino a tre, perché sapevo che al mio tre qualcosa sarebbe successo.

Uno...

Due...

Uhm...due e mezzo...

...due e tre quarti...

...uhm...quasi tre...

Ecco ecco dei passi!! Sì!

Tre!

La porta si spalancò rivelando un Marco Valente più perfetto che mai. Ah, che visione! Solo che era una visione molto arrabbiata. Pazienza. È pur sempre una visione.

'Qualcosa non va Capo?' Gli dissi sfoggiando il mio più innocente sorriso.

Passi.

Passi che si avvicinavano alla mia scrivania.

Passi che - non è che erano tanti passi visto che il mio ufficio era una miniatura di ufficio - si fermarono davanti a me, con solo la scrivania tra di noi. Santa Scrivania. Beata subito.

Il mio sorriso innocente era ancora lì, solo che ora somigliava più a una colica.

'Lei ha staccato il telefono mentre le stavo parlando.' Disse con tono minaccioso.

'...Sì, mi sembra di ricordare qualcosa del genere Capo. È un problema per lei?' Il sorriso innocente era ritornato sul mio volto. Amavo stuzzicarlo, lo ammetto.

'Io sono il suo Capo.' Mi guardò fisso negli occhi.

'Ne sono a conoscenza Capo.' Esasperai l'ultima parola. Ah come sei biricchina oggi Chloe.

'Non mi è sembrato poco fa.'

'Ah sì? Allora come mi spiega il fatto che oggi per motivi sconosciuti lei è più irritato del solito e quindi non mi ha dato il tempo per spiegarle la situazione? Lei può insultarmi perché è il mio Capo, mentre io da povera impiegata devo essere il suo cagnolino? Sa che con me non funziona, vero, Capo?' E il sorriso divenne più evidente, ma stavolta più malizioso. Sì perché lo sguardo che ricevetti fu unico. Uno sguardo di chi vuole divorarti con gli occhi. Una sguardo che manda brividi su tutto il tuo corpo. Chloe calma i tuoi ormoni per favore.

My Boss - Il Mio Capo ✔ (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now