Capitolo 3

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Quella mattina presto andai da papà e gli chiesi se quel pomeriggio potevo andare a casa di Robert per giocare con lui. 

Papà stava sorseggiando il suo caffè. Era già vestito, tra un po' doveva scendere e andare a lavoro. Mamma, Phil e Lillian dormivano ancora e solo Emily ed io eravamo già sveglie. Eravamo sempre state le mattiniere della famiglia e infatti eravamo noi le stesse che preparavano sempre la colazione agli altri. 

Mentre lei friggeva le uova in padella, io mi avvicinai a papà per parlargli. 

"Chi è Robert?", mi chiese.

"Ma come non lo sai? È il fidanzatino di Willow.", rispose Emily al mio posto e iniziò a ridere divertita.

"Fidanzatino?", domandò stranito papà.

"Non è il mio fidanzatino!", dissi io: "È soltanto un mio compagno di classe. Mi ha aiutato ieri suggerendomi la risposta da dare alla maestra. Mi ha detto che suo papà era un pugile e mi ha invitato a vedere un incontro a casa sua. Posso andare, per favore?"

Papà stava per strozzarsi con il caffè che stava bevendo. Si pulì la bocca con il tovagliolo e posò la tazza nel lavandino: "Suo padre era un pugile? Non starai mica parlando del figlio di Sylvester Baltimore?"

Non sapevo come si chiamasse il papà di Robert, ma ricordavo che il loro cognome era Baltimore.

"Sylvester Baltimore?", gli fece eco Phil, uscendo dalla sua stanza ancora assonnato. Si stroppicciò gli occhi e disse: "Quel pugile che si è ritirato qualche anno fa dopo essersi guadagnato il titolo di "miglior lottatore della Pennsylvania"?"

"Così pare.", rispose papà, per poi guardare me: "E tu vorresti andare a casa del figlio?"

Annuì solennemente.

"E brava, Willow!", esclamò Emily: "Ti sei messa proprio con il figlio di un ex celebrità. Te lo sei scelta bene il fidanzato."

"Puoi dirlo forte: quelli sono ricchissimi. Adesso gestiscono una pizzeria di lusso qui a Gettysburg e inoltre Andrea, la moglie di Sylvester, è anche un'avvocatessa.", aggiunse Phil.

Io li ascoltavo in silenzio, ma in verità tutte quelle chiacchiere non mi interessavano. A me importava soltanto che papà mi disse il permesso di poter andare a casa di Robert. Così fece, ovviamente dopo tante mie continue insistenze. Acconsentì a patto che gli promettessi di fare la brava e di tornare a casa presto. 

Io ero contentissima e lo abbracciai forte.

Quando arrivai a scuola dissi a Robert che sarei potuta andare a casa sua e lui mi rivolse il sorriso più felice che avessi mai visto sul volto di un bambino, come se gli avessero regalato un giocattolo che tanto desiderava. Mi aveva detto che il naso non gli faceva più male, anche se sentiva la faccia ancora un po' indolenzita dal colpo ricevuto. Nemmeno Harvey ci dava più fastidio. Dopo la ramanzina della maestra, non ci rivolgeva neanche uno sguardo. Il che mi fece davvero piacere.

Purtroppo alcune compagne continuavano ancora a parlare male di me. Io non ci facevo più tanto caso. Ero troppo felice perché dopo avrei passato l'intero pomeriggio con Robert.

Quello fu uno dei tanti pomeriggi che iniziai a passare con lui. Guardavamo di nascosto gli incontri del padre sul ring, quando era un campione dei pesi massimi. Lo facevamo segretamente perché la madre di Robert non voleva che il figlio guardasse il padre picchiare altre persone. Aveva paura che finisse per imitarlo.

Io mi divertivo molto con lui. 

La madre ci cucinava sempre tante cose, lecornie che io non avevo mai avuto il piacere di assaggiare. Casa sua poi era grande, molto più spaziosa, elegante ed arredata della mia. E pensare che i Baltimore in famiglia erano soltanto in tre perché Robert era figlio unico. 

Continua a sorridereTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang