Capitolo 5

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"Non ci posso credere.", borbottava Andrea mentre lei e il marito mi riaccompagnavano a casa. Io ero mezza assonnata, seduta sul sedile posteriore della loro macchina. Ero così imbarazzata che non mi azzardai proprio a tenere Robert per mano e lo stesso faceva lui. Andrea ci guardava male da quando ci aveva sorpresi.

"Sono bambini, Andrea. Mamma mia, come sei mal pensante.", si lamentò Sylvester mentre guidava.

Non appena arrivammo davanti casa, papà era fuori e si precipitò a prendermi tra le braccia per portarmi dentro. Poi tornò dai signori Baltimore per ringraziarli. Ero sicura che forse Andrea gli stava raccontando quello che era successo con Robert, magari ingigantendo anche la cosa e facendola sembrare una tragedia. Immaginai che Sylvester stesse alzando gli occhi al cielo con fare esasperato, dicendo a mio padre di non preoccuparsi per questo. 

Io pensai che, in preda al sonno, mi ero dimenticata di salutare Robert. 

Il mattino dopo papà mi disse che per un po' non sarei potuta andare a casa dei Baltimore, almeno fin quando Andrea non si fosse calmata abbastanza da sopportare di nuovo la mia presenza accanto al figlio. 

"Ma papà, non è giusto!", protestai sul punto di piangere.

Non avevamo fatto nulla di male, eppure ci stavano punendo. "Male che vada, tu continua a sorridere." Ma come? Non potevo, non dinnanzi ad un'ingiustizia simile. 

"Tesoro, lo vedrai comunque a scuola. Che problema c'è se per qualche giorno non vai a casa sua?", disse papà dolcemente, accarezzandomi i capelli. Mi baciò la fronte e poi si preparò per andare a lavoro.

Io annuì, arrendendomi. Mi voltai ed osservai mio padre per un po': aveva certe occhiaie che gli affondavano la pelle, per non parlare di quanto fosse diventato pallido e magro. Quel lavoro non gli faceva proprio bene. Avevo sentito dire che lì il tempo per mangiare era pochissimo e che gli operai dovevano sbrigarsi a consumare il loro pasto. Così papà mangiava al volo un semplice panino al prosciutto. Tornava a casa stanco morto e a cena lo vedevo toccare pochissimo il cibo che mamma gli serviva. 

"Hey, ho sentito che ieri ti sei addormentata vicino al tuo fidanzatino e che la madre vi ha beccati.", mi disse Emily sorridendo. Si sedette accanto a me per fare colazione: "La prossima volta fate più attenzione, sporcaccioni.", mi prese in giro. Provò darmi un bacio sulla guancia, ma io mi allontanai come facevo spesso da quando mi aveva chiamata "mocciosa".

Emily se ne accorse e sospirò: "Che hai, Willow?"

"Niente."

"Non è vero, ultimamente mi eviti sempre. Mi dici che ti succede?"

Non mi piaceva avercela con mia sorella, mi mancavano i suoi abbracci. Ma lei ne dava sempre di più a Thomas ed io pensavo che lui non li meritasse, così come non si meritava l'amore di Emily. Alla fine scoppiai e glielo dissi: "Perché mi hai chiamata "mocciosa" quel pomeriggio? Thomas ti stava facendo del male e tu lo sai!"

"Abbassa la voce.", mi rimproverò lei: "E comunque no, non mi stava facendo del male. Sei tu che hai visto cose che non dovevi vedere."

"Ti toccava, Emily, ti toccava in mezzo alle gambe e ti premeva le labbra contro le tue. Come fai a sopportarlo?"

Lei rise e scosse la testa: "Ah, bambina mia, sei troppo piccola per capire certe cose. Va' dal tuo fidanzatino che è meglio."

"Robert non me le farebbe mai queste cose, lo ha promesso.", dissi io con ripicca. Mi chiamava "bambina mia" come faceva spesso la mamma, dato che, se non era lei a prendersi cura di noi, lo faceva Emily in qualità di sorella maggiore. 

"Vedrai che quando Robert crescerà questa promessa non potrà più mantenerla, Willow. E poi avete dormito abbracciati, no? Questo non è toccarsi secondo te?"

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⏰ Last updated: Jul 28, 2018 ⏰

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