I just wish i could lose this feeling as fast as i lost you.

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"Sto parlando con Lalisa Manoban?"
"Sí, sono io."
"La sua istanza sarà eseguita questa notte, prepari il pagamento."
"Mi raccomando, non voglio casini."
"Non ci saranno."

«e se poi finisce tutto?»

Jungkook aprí gli occhi con una difficoltà magistrale, tanto che non riuscì a vedere nulla per i successivi secondi. Annusó l'odore familiare del suo letto mischiato a quello dolce di un corpo conosciuto e amato. Appena fu capace di distinguere qualche figura, apparte la luce che iniziava a filtrare dalla tapparella aperta a metà, si accorse di aver tra le braccia Taehyung, con il viso immerso nel cuscino, i capelli biondi cinerei che gli ricadevano sugli occhi e le labbra discoste e secche. Jungkook avvertí il calore del suo corpo sotto le sue braccia e percepí quelle del ragazzo avvolte al suo corpo discinto. Si avvicinò a lui, che era ancora profondamente addormentato, e fece combaciare le loro fronti per sentirlo più vicino. Era il terzo e ultimo giorno del capodanno lunare e l'unica cosa che Jungkook poteva vedere era la luce del sole della tarda mattina e il volto assorto nel più profondo sonno dello stilista. Avrebbe voluto vivere in quel luogo per sempre, senza nessuno che li disturbasse. Forse erano le undici della mattina e Jungkook si domandò se Taehyung dovesse o meno andare a lavoro, sebbene fosse certo che era così. Aveva saltato un'intera mattinata, sicuramente avrebbe dovuto lasciarlo per lavorare il pomeriggio. A quel pensiero, lo strinse a sé con più forza e lasciò che le sue orecchie si crogiolassero nel suono del suo respiro appesantito. Gli poggió una mano sui capelli e iniziò ad accarezzarli teneramente, cercando di non destarlo. Taehyung aveva fatto la stessa identica cosa con lui quella notte, lo aveva accarezzato e gli aveva assicurato che lo avrebbe amato sempre di più. Perché quello era il Taehyung che conosceva. Il Taehyung che aveva una quantità innumerevole di amore da dare; quello che, se glielo chiedevi, era capace di donare tutto se stesso per permettere alle persone che amava di essere felici. L'aveva conosciuta, la sofferenza e aveva conosciuto anche l'amore. Li portava entrambi dentro e sapeva bilanciarli nella maniera migliore che Jungkook avesse mai visto. Come si faceva a non amare una persona tanto meravigliosa? Qualcuno che sapeva sorridere e far sorridere, anche mentre dentro andava in pezzi. Qualcuno che era capace di baciare con tanta cura e di stringere senza soffocare. Taehyung era la cosa più preziosa che gli fosse mai stata regalata dalla vita. Era impossibile descrivere ciò che provava, indicibile contenere tutte quelle parole dentro la sua testa. Stringeva Taehyung come gli aveva insegnato lui medesimo: senza opprimerlo, facendogli sentire tutto l'amore che poteva ricevere sotto delle bianche lenzuola, nella loro figura umana misera e tascabile. Avevano due vite insieme e Jungkook si fidava di Taehyung. Si fidava di lui più di se stesso e nessuno avrebbe impedito qualcosa di così forte, non è vero? Nessuno sarebbe stato capace di tagliare un legame così mirabile, non è forse così?
Jungkook si ricordó di una storia che raccontava di tre donne scarne, vestite da abiti neri e simili ad arpie, chiamate Moire. All'interno della mitologia greca erano figlie di Zeus ed erano condannate per tutta la loro vita allo stesso compito finché l'Olimpo fosse esistito. Neppure gli dei potevano influire sul loro incarico, il quale consisteva nel filare la vita di ogni uomo sulla terra. Cloto era la prima, seduta sulla destra di quel semicerchio infernale, ed era colei che reggeva il filo dei giorni per la tela della vita. Sua sorella Làchesi, il fulcro del semicerchio, procedeva alla creazione del filo e vi avvolgeva il fuso, dispensando così la sorte dell'uomo. Infine, c'era colei che terminava e metteva fine al lavoro delle due sorelle. Atropo, la terza donna, l'inesorabile, che tagliava il filo. Lei era quella che ultimava la delegazione. La morte.
Jungkook si chiese se al mondo ci fosse qualcuno capace di tagliare un filo tanto importante.

"Ehy, buongiorno." Una voce sommessa e roca lo distrasse da quei pensieri fuori luogo. Taehyung aveva aperto gli occhi e lo stava guardando, mentre le sue labbra si incurvavano in un dolce sorriso. Jungkook non aveva mai ricevuto un buongiorno tanto biascicato e pieno d'amore. Lo fece sorridere e per un attimo non riuscì a trovare la strada d'uscita per distrarsi da quegli occhi scuri. La sua pelle color miele contrastava col bianco delle lenzuola, le sue mani lunghe e scheletriche cominciarono a muoversi lievemente sui suoi fianchi, facendogli riempire la pelle di brividi.

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