parli di cenere come fosse allegoria e hai ragione

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ATTO II

il cielo piange e i tuoni fanno un gran trambusto, quasi non capisco se sia il mio cuore o solo il cielo disperato

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il cielo piange e i tuoni fanno un gran trambusto, quasi non capisco se sia il mio cuore o solo il cielo disperato.

mi manca il tuo cuore e non m'importa quello che dicono le persone; chè la gente parla, sento le loro chiacchiere e le loro parole sputate su di me attraverso i loro sguardi accusatori.

il mio cervello è in cortocircuito, mi sembra d'impazzire.

mi dispiace, mi dispiace tanto per aver sbagliato, per esser stata così sbagliata con te, per te.
l'ho capito tardi... è tardi amore mio?

ti sei chiesto perché abbia compiuto tale gesto? Ares, non ho donato il mio corpo a nessuno; ho solo abbandonato il mio amore per te che tu preservavi in me. non avrei potuto donare le mie carni; quelle sono state create dalla natura solo per esser toccate, sfiorate e baciate da te.

ho abbandonato il mio amore tutta da sola come se avessi il cuore di pietra, lo sai? ho il cuore di pietra, Medusa ha trasformato i miei organi con un solo sguardo; i suoi serpenti m'hanno avvelenato l'animo e adesso non so più provare emozioni.

sono bloccata, mio Ares, tra i meandri dei miei sensi di colpa.

mi dispiace, non posso sopravvivere; quindi smetti di amarmi. qualcuno ti amerà, te lo giuro, mio dio della guerra, ma quel qualcuno non sono io.

ho perso gli occhi con cui t'osservavo, le labbra che ti bramavano, le mani che ti cercavano; mi sono persa di nuovo e adesso non so trovare la strada di casa.

mi riprendo quello che ti ho dato prima, prima era diverso: ero viva, adesso sto morendo, mio amato.
mi riprendo quello che t'ho dato chè mi serve per sopravvivere; sono egoista anche io, non vedi, mio uomo?

sto cercando una via per sopravvivere, per non affogare, per non perdere la strada di casa; eri tu la mia casa.

ti ho amato per anni, per millenni e adesso, per favore, chiediti perché ho tradito il nostro amore. il mio cuore è di pietra e non posso tornare a casa da te.

non sussurrarmi "benvenuta a casa", quella non è casa.

e non credere sia cenere quella che si cela sui miei occhi, no, non lo è. non comprendo, non riesco, ma so per certo che non è cenere; come potrebbe?

parli di cenere come fosse mancanza, tu provi mancanza per il mio amore mancante.
non parlare di cenere come fosse una figura retorica, come fosse un'allegoria per nascondere la mancanza che provi per me; tu non mi manchi e io non ti ho tradito.

non ti ho tradito e non è cenere quella che vedi sui miei occhi.

sai, mio Ares, ho lasciato che l'amore che provavo per te svanisse, affinché io riuscissi a trovare un po' d'amore per le mie ossa e per le mie viscere. in fondo ho compreso che è difficile amare qualcuno se prima non si ama se stessi e io ho amato te, ti amo, mio Ares, ma io m'amo?
così adesso ti lascio il mio cuore, tu preserva il vecchio amore che custodivo nel mio organo più vivo e aspetta che io m'ami un po' di più.

lo so, cosa credi, lo so che sono contraddittoria; prima dico di non volerti, poi ti chiedo di aspettarmi; prima ti dico che mi manchi, poi affermo il contrario... oh! mio Ares, lo sai che sono sempre stata così confusa sui sentimenti. riesci a percepire la confusione che provo attraverso queste parole?

per favore, occupa un posto per me a tavola, forse hai ragione: i miei occhi sono pieni della tua cenere, mio Ares.

Cenere sui tuoi occhiWhere stories live. Discover now