Capitolo 1 - Arrivo a Greyvalley

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- Eccoci! Eccoci! Finalmente! - esclamò Serena, la mia sorellina di nove anni, in preda ad un'immotivata eccitazione .
- Guarda Marika, è pieno di alberi! Che alberi sono mamma?
- Sono pioppi - rispose pazientemente mia madre. Probabilmente quella era la millesima domanda nel giro poche ore.
Io e lei non sembravamo per niente sorelle. Avevamo entrambe i capelli rossi, ma i miei erano ricci e scuri, mentre i suoi erano lisci, di un acceso color carota. Lei era bassa e un po' paffuta, mentre io ero piuttosto alta per la mia età.
- Hai visto Marika? Sono pioppi! Non c'erano a Joy of the Hill!
Sentire quel nome mi provocò una strana fitta allo stomaco.
Joy of the Hill era la nostra vecchia città. Con le sue strade ampie e soleggiate, il caldo, le palme ed i caseggiati bassi e chiari, sembrava essere esattamente l'opposto di Greyvalley.
Eppure era lì che avrei dovuto trascorrere gli anni successivi, almeno finchè non avessi raggiunto l'età per andare al college.
Mio padre continuava ad armeggiare con il navigatore satellitare, mentre con l'altra mano reggeva il volante. Era un miracolo che avessimo superato incolumi quel viaggio così lungo!
- Dovremmo essere quasi arrivati - commentò.
"Che bello" pensai sarcasticamente.
Era un sabato pomeriggio di fine Settembre. L'autunno era cominciato da poco, ma a Greyvalley sembrava di essere in pieno inverno.
Okay, forse pieno inverno è un tantino esagerato, ma rispetto alle temperature a cui ero abituata, faceva veramente freddo!
Finalmente mio padre rallentò.
- Dovrebbe essere questa - disse indicando un'enorme casa dall'aspetto malandato.

Imboccò il vialetto, e non appena ebbe spento la macchina, mia sorella spalancò lo sportello e si fiondò fuori correndo come una pazza.
- Che bello! Che bello! La casa nuova!
La prima cosa che notai quando entrai dentro casa, fu il forte tanfo di muffa.
- Questa casa dev'essere rimasta chiusa almeno cento anni! - commentai.
Mio padre mi ammonì con un'occhiataccia.
- Vedrete che dopo una ripulita sarà come nuova. E guardate quanto spazio!
- Beh, sì, è grande - ammisi.
Serena si fiondò su per le scale.
- Voglio scegliere la mia camera! Voglio scegliere la mia camera!
Perché doveva sempre ripetere ogni frase almeno due volte?
- Non correre! - la rimproverai - Queste scale sono molto vecchie, potrebbero cedere!
Questa volta non mi voltai per vedere l'espressione di mio padre.
Controvoglia, mi trascinai di sopra anch'io. Le scale, scricchiolanti ma solide, terminavano in un lungo corridoio lastricato di un parquet scuro, sul quale si affacciavano una mezza dozzina di porte. Serena ne aveva già aperta una.
- Questa sarà la mia! - esclamò tutta contenta, mentre saltava sopra un vecchio letto a due piazze sollevando tonnellate di polvere.
- Non vuoi prima vedere le altre? - le chiesi.
- No! Questa è la mia! Questa è la mia!
Mi strinsi nelle spalle. La stanza che aveva scelto non era male, ma magari ne avrei trovata una migliore. Alla fine optai per quella in fondo al corridoio. A dire il vero le camere si somigliavano tutte. Erano parecchio spaziose, con un arredamento piuttosto scarno e delle ampie finestre luminose che davano sul vialetto d'ingresso. L'ultima però mi era sembrata un po' più grande, aveva un armadio a due ante ed era la più vicina al bagno. 
Posai stancamente il mio zaino, ma non ebbi il coraggio di lasciarmi cadere sul letto. Mi aspettava il lungo e noioso scaricamento dei bagagli. Avevamo portato lo stretto necessario con noi in auto, mentre il resto delle nostre cose sarebbe arrivato la mattina successiva con l'agenzia dei traslochi.
Passammo la serata e tutta la giornata successiva a sistemare, pulire, ordinare. Dopo la cena, salii in camera mia e mi lanciai sopra le coperte, senza nemmeno aver tolto le scarpe.
"Ed il peggio deve ancora venire" pensai tristemente, mentre fissavo il soffitto in penombra. Il giorno successivo infatti, sarebbe stato il mio primo giorno alla Greyvalley High.

L'ultima cosa di cui avevo bisogno erano mille ragazzi chiassosi tra le scatole. Ma tanto non avevo scelta, e magari conoscere qualcuno della mia età mi avrebbe fatto bene.
Con la testa affollata da tutti quei pensieri, esausta e scoraggiata, scivolai in un profondo sonno senza sogni. 

La maledizione delle Nonne PiccoleWhere stories live. Discover now