Capitolo 7 - Incontro agghiacciante

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 Dave era completamente sudato dopo la pedalata.
Per un attimo ci guardammo in silenzio, mentre ancora recuperava il fiato.
- Hey! - protestai - non sono così pesante!
Lui scoppiò a ridere.
- Vieni, da questa parte - mi fece cenno di seguirlo.
Ci addentrammo tra gli alberi, che divenivano più fitti man mano che proseguivamo. Non ero mai stata in un bosco prima di allora, a Joy of the Hill il massimo che si potesse trovare era qualche palma! Ciò che mi colpì immediatamente fu il silenzio assoluto che regnava. Non un uccello, una mosca o un suono, nemmeno uno. Tuttò ciò che si sentiva era il rumore sordo dei nostri passi sull'erbetta secca, ed ogni tanto il frusciare delle foglie scosse dal vento.
- Come avrai capito è una caccia al tesoro - cominciò lui. - Perciò verranno nascosti degli indizi, ciascuno dei quali ti condurrà al successivo. Non viene mai scritta la posizione esatta di un indizio, piuttosto troverai un indovinello o un gioco di parole che ti servirà a dedurla. Per questo è fondamentale che tu abbia dei punti di riferimento e impari a muoverti qui nel bosco. Questa ad esempio è chiamata la Grande Quercia.
Guardai l'enorme albero al centro di una radura che Dave stava indicando.
- Ma non è una quercia - obbiettai.
Lui si strinse nelle spalle. - La chiamano così.
Mi fece vedere alcuni altri punti chiave, tra cui un ruscello, una specie di grossa pietra verticale piantata nel terreno che ricordava una pietra di Stonehenge e un casotto abbandonato, probabilmente appartenuto a qualche guardiacaccia o eremita.
Senza che ci accorgessimo del tempo che passava, si fece buio.
La prima volta che avvertii quel suono agghiacciante, era così distante ed impercettibile che lo scambiai per un ronzio. Nonostante ciò, dopo tanto tempo di immersione in quel silenzio quasi irreale, mi fece uno strano effetto. Sentii i peli rizzarmisi sulle braccia e mi venne la pelle d'oca.
- Che cos'era? - chiesi con un filo di voce.
Per la prima volta quella sera, Dave mi parve preoccupato.
- Non lo so, ma è meglio andarcene. Si è fatto tardi, a breve sarà buio pesto.
Entrambi affrettammo il passo. Io non avevo la minima idea di dove stessimo andando, ma Dave sembrava sapere il fatto suo e mi limitai a seguirlo.
Mentre proseguivamo, quegli strani rumori continuavano. Ora erano più vicini, sembravano grida... No, risate. Risate acute. Sembravano tante, e sembravano venire da punti diversi. Dopo qualche altro minuto, non sapevo più da che parte guardare, perché era come se fossimo completamente circondati. Mi sentivo sul punto di piangere, ogni muscolo era teso e nonostante il freddo che continuava ad aumentare, sentivo la fronte imperlata di sudore.
- Manca ancora tanto? - sussurrai.
- Ssst - mi rispose Dave, portandosi un dito alle labbra. Senza ulteriori domande, obbedii.
Ad un certo punto cominciai a sentire un rumore diverso. Sembrava un rumore di passi, tanti piccoli passetti veloci, sempre più vicini.
Tack. Il rumore di un ramo che si spezzava.
Proprio mentre ero sul punto di perdere completamente la testa e mettermi ad urlare come una pazza, finalmente ci trovammo di fronte alla radura in cui Dave aveva lasciato la bici.
- Forza, salta su!
Non me lo feci ripetere due volte, e in un attimo eravamo nuovamente sulla strada asfaltata, diretti verso il centro della cittadina.
In un quarto d'ora circa fummo davanti a casa mia. Nessuno dei due aveva detto una parola lungo tutto il tragitto. Mentre scendevo dalla bici avevo un milione di domande che mi affollavano la testa, ma non avevo la forza di parlare ed affrontare il discorso in quel momento. Alla fine mi limitai a salutarlo con un cenno impacciato, e lui fece altrettanto. Quella notte quasi non dormii: ogni volta che provavo a chiudere gli occhi, mi sembrava di sentire nuovamente quelle risate agghiaccianti che mi venivano incontro. 

La maledizione delle Nonne PiccoleWhere stories live. Discover now