Capitolo 6 - Un po' di svago

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 I giorni successivi trascorsero piuttosto velocemente. Nonostante la scuola fosse iniziata da poco, i professori non ci davano tregua con compiti a casa e ricerche. Ero sempre stata piuttosto brava a scuola, fino ad allora avevo sempre mantenuto una media alta e contavo di fare lo stesso anche alla Greyvalley High. Da un certo punto di vista, tenere la mente occupata mi faceva bene. Mi aiutava a distrarmi e non mi dava il tempo di pensare alla stranezza dei miei nuovi compagni, a tutta quell'assurda faccenda delle Nonne Piccole e alla nostalgia di casa. Beh, quella a dire il vero ogni tanto tornava, specie la sera quando spegnevo l'abat-jour e chiudevo gli occhi per dormire. Allora cominciavo a vedere i volti dei miei vecchi amici.
I miei avevano cominciato a risistemare la mansarda, cercando di renderla adatta alle loro esigenze. Serena continuava a fare un milione di domande e mia madre alcune volte mi chiedeva di badare a lei finchè loro non rientravano a casa. Così, spesso mi ritrovavo da sola con lei fino all'ora di cena. L'unica nota positiva in tutto ciò era Dave. In quei giorni avevamo legato molto. Lui sembrava l'unica persona nella mia classe che avesse qualche interesse a socializzare con me. Persino il suo amico Danny mi ignorava. Io e lui però ci divertivamo parecchio. Era un tipo spiritoso, oltre che... carino.
Ogni tanto si offriva persino di accompagnarmi a casa, nonostante per fare ciò dovesse deviare di parecchi isolati.
Un venerdì pomeriggio, dopo scuola, decisi di invitarlo a casa per fare i compiti assieme. I miei erano andati a fare un sopralluogo presso il vecchio edificio comunale, che avrebbero dovuto ristrutturare a breve, e per l'occasione si erano portati dietro anche Serena.
Okay, magari invitare il ragazzo che mi piace a casa mentre i miei sono fuori non era esattamente un'idea brillante, ma giuro, volevo solo studiare!
- Puoi lasciarla qui - gli dissi indicando il rettangolo d'erba adiacente al vialetto.
Lui posò la sua bicicletta un po' titubante.
- Sicura che non la rubino?
Io mi strinsi nelle spalle. - È già un miracolo se passa qualcuno in questa strada. Comunque sta tranquillo, se te la rubano la ricomprerò io!
Lui mi diede una pacca scherzosa.
Appena fummo dentro gli offrii un sandwich, e così scoprii che aveva un appetito da leoni.
- Ehi, piano! Non te lo rubo mica!
Lui allargò le mani. - Che c'è? Ho fame!
Mi fece venire in mente mia madre, che diceva una di quelle sue frasi da genitore tipo "gli adolescenti hanno sempre fame".
Mentre mangiava come se fosse l'ultimo pasto della sua vita, si sporcò di maionese sul mento. Per dispetto decisi di non dirgli nulla.
- Oggi Danny per poco non faceva a botte con Nick - dissi cambiando argomento.
A Dave si illuminarono gli occhi. Amava parlare dei pettegolezzi scolastici.
- Lo credo bene! Quello continua a pensare di essere una divinità. Stamattina ha preteso che Danny cambiasse posto in laboratorio di chimica, perché lui voleva stare nel gruppo con Kara Houston.
- La cheerleader?
- Esatto. E la cosa assurda è che ad un certo punto anche lei ha cominciato ad insistere. Danny le ha detto che se volevano pomiciare potevano vedersi dopo scuola, al che Nick è scattato e... Se non fosse arrivato il professor Boltzmann sarebbe finita male.
Nonostante le sue parole dicessero tutt'altro, giurai di aver sentito una punta di delusione mentre le pronunciava.
Per un po' facemmo i compiti di matematica e di storia. Dave però aveva la soglia dell'attenzione di un bambino di sei anni, ed ogni pretesto era buono per interrompere il lavoro e mettersi a parlare. Alla fine, riaprimmo il discorso di Halloween. Gli raccontai ciò che era accaduto in biblioteca.
- Beh, sì, quello era sicuramente Andrew Colbin. È l'unico con un briciolo di sale in zucca nella cricca di Nick.
Non ne ero del tutto sicura, ma quando parlava di Nick mi sembrava che ne fosse un tantino invidioso.
- Ed ha ragione. Dovresti allenarti. Non è necessario che tu vinca la gara, ma è importante che tu non arrivi ultima.
- Perché? - chiesi io.
- Facciamo un patto. Tu vieni con me nel bosco. Facciamo qualche giro di perlustrazione, memorizzi qualche punto di riferimento, qualche sentiero, e io alla fine ti dirò tutto. Promesso.
Non avevo alcuna voglia di andare nel bosco, ma se questo fosse servito a chiarire finalmente quel dannato mistero, allora sarebbe stato un prezzo che ero disposta a pagare.
- Va bene - accettai.
Il bosco non era poi così distante, del resto l'intera Greyvalley occupava lo spazio di un quartiere della mia vecchia città. Però avremmo impiegato decisamente troppo tempo se fossimo andati a piedi, anche considerando il fatto che oramai era tardo pomeriggio, e il sole cominciava a tramontare regalando a quella città spettrale un'innaturale aura dorata.
Salii sulla bici con lui e mentre pedalava con fatica verso il bosco, per un solo momento, mentre fissavo le ampie vie deserte, gli alberi a bordo strada colmi di foglie caduche e il vento mi scompigliava i capelli rossi, pensai che Greyvalley non fosse poi così male.
Dopo una decina di minuti, finalmente arrivammo al limitare del bosco.

La maledizione delle Nonne PiccoleWhere stories live. Discover now