Settimo capitolo - Consegna a domicilio

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Settimo capitolo - Consegna a domicilio

Bella

Non so ancora come sono riuscita a metabolizzare del tutto quello che è successo durante questa settimana. In realtà, non penso affatto di esserci riuscita. Le domande che rimbombano nella mia testa sono troppe, da troppi giorni. Dopo che ci hanno dimesso dall'ospedale ognuno è andato per la sua strada, senza aggiungere altro. E' stata Alice a chiamarmi quella sera stessa, chiedendomi se avevo bisogno di qualcosa. Ma a parte le vertigini quando mi alzo troppo in fretta e quelle due ore che perdo ogni volta che mi devo lavare i capelli, è tutto nella norma. Alice ha anche aggiunto che avrei avuto una settimana libera, per riprendermi da quel piccolo incidente. Chissà se anche Edward ha la settimana libera come me? Chissà se la sua testa gli fa ancora male? Chissà chi è a conoscenza di quella bambina? Chissà.... Ma è proprio l'immagine di quella bambina che mi ha tenuta sveglia queste notti. Niente di più, solo quella folta capigliatura riccia e quegli occhi verdi che assomigliano così tanto a quelli di Edward. Se non fossero così verdi, stenterei a credere che sia sua figlia veramente. Eppure ha quel tratto distintivo... una sorta di marchio prestampato. Non ho mai sentito parlare a Seattle della figlia di Cullen. Mai. Mai una volta Jane l'ha nominata, e nominava Edward così tante volte invece. Che non lo sappia? E' così diversa da lui che immagino come sia sua madre. Che Edward stia con quella donna tutt'ora? Che Jane fosse la sua amante da una botta e via durante i convegni? Sospiro rassegnata, mentre mi rigiro il telefono tra le mani. Basterebbe solo un messaggio. Nemmeno una chiamata, ma un semplice messaggio. Edward, come stai? Tutto bene? Eppure non trovo il coraggio di scrivere quelle poche parole. Anzi, le scrivo, ma non premo mai invio. Finisco sempre per cancellare tutto. E nemmeno lui si è fatto sentire, per la cronaca. Non che dovesse, eppure... eppure l'ho scaraventato contro una vetrina, facendola ricadere in mille pezzi sulla sua testa. Ho davvero attentato alla sua vita. Addirittura pensi di voler tu un messaggio, Bella? Sobbalzo quando il telefono stretto tra le mie mani inizia a suonare, e il cuore perde un battito. Peccato che...

"Signora Swan?" Signora...

"Sì?"

"Food Delivery, può dirmi dove si trova esattamente il suo palazzo?" Sbuffo, spiegando al ragazzo dove suonare. Nel mentre mi infilo le scarpe, e con il sotto del pigiama una canotta cerco qualcosa da mettermi sopra. Suona al citofono mentre cerco un giacchetto, ma alla fine prendo la prima cosa che mi capita sottomano. La giacca di Edward. La stessa giacca che mi ha prestato per la conferenza con Aro, e che mi sono ritrovata addosso sul mio lettino d'ospedale. Non gli ho chiesto spiegazioni, e lui di certo non me le ha date. Non l'ha nemmeno voluta indietro quando sono entrata nel taxi che mi riportava a casa. Un vero taxi. E io non l'ho di certo restituita, e nemmeno lavata. Sono patetica, lo so. Ma la stoffa è ancora pregna del suo profumo, e ogni volta che la indosso mi fa stendere i nervi tesi.

"Ecco a lei. Sono duecento e trenta centesimi." Sbarro gli occhi, prima di scuotere la testa.

"No, si sta sbagliando."

"Messicano per quattro persone. Giusto, no?" Scuoto la testa ancora più energicamente.

"Assolutamente no! Io ho ordinato del sushi per una persona." Forse due, ma non lo aggiungo.

"Signora, questo è il suo indirizzo giusto?" Gira il palmarino nella mia direzione.

"No. Non è questo. E' questo." Indico la voce in basso.

"Oh, cazzo." E' l'esclamazione che fa lui, alzando gli occhi al cielo. "Mi licenzieranno. Non so come chiederle scusa, signora. Mi farà di certo una recensione negativa. Questi soldi mi servivano solo per portare Ashley..." Farfuglia verso al fine, diventando rosso come un pomodoro.

Taxi?!Where stories live. Discover now