𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 64 𝓹𝓽.2 ★

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"𝐋𝐢𝐭𝐢𝐠𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐟𝐚𝐫𝐜𝐢 𝐥𝐚 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚

𝐌𝐢 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐚𝐩𝐩𝐢𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐜𝐮𝐬𝐚"

("𝐒𝐨𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞" - 𝐇𝐨𝐥𝐝𝐞𝐧)

『♥』

Lucia era ultima, inaspettatamente ultima, nella classifica ballo. Mi sembrava di rivedermi, con l'unica differenza che la scorsa settimana finii in ultima posizione dopo aver portato un pezzo fuori dalle mie corde, mentre lei no. Non ero né la prima né l'ultima che dentro la casetta stava attraversando una fase "grigia", alcuni di noi erano anche più pensierosi e dubbiosi di me, chi pensava di non prendere la maglia del serale, chi stava già pensando negativamente ai probabili guanti e chi non reagiva affatto e pensava di andarsene. La mia compagna di stanza ci era rimasta così male che Maria la fece esibire in un improvvisazione nella speranza di riuscire a tirarla su di morale. 

Per quanto riguarda la classifica dei cantanti, Martina e Holden si posizionarono rispettivamente al primo e al secondo posto, mentre, anche quella settimana, Malia arrivò ultimo e dovette consegnare la maglia al suo professore. 

Dopo aver mostrato le due classifiche, Maria chiamò una pausa e dopo aver salutato qualche fan e scambiato due parole con loro, noi ragazzi ci ritirammo in sala relax. A sto giro non avevo nessun compito da portare, nonostante la minaccia di Raimondo della settima prima, non me ne arrivò nessuno di Latino, anche se mi sentivo che, appena sarei tornata in casetta, ci sarebbe stata ad attendermi una busta rossa da parte sua. 

Raggiunsi Joseph per ultima, mi aspettava verso l'uscita dello studio nel mentre che mi stavo trattenendo a parlare con una ragazza del pubblico che mi riempiva di complimenti. Mi disse che tante fanpage su di me mi mandavano i saluti e che, soprattutto, sperava tanto che un giorno la mia paura per i social sparisse per poter finalmente interagire e parlare con loro. Lo sperai anche io, anche se da sola una paura del genere non sarei riuscita ad affrontarla, mi sarei dovuta rivolgere a uno specialista una volta uscita dalla scuola di Amici. 

Jo mi teneva la mano mentre camminavamo verso la sala relax, stava due passi davanti a me, il mio sguardo si soffermò sui suoi capelli corti - non più biondo chiaro come quando li aveva da piccolo - poi sul suo collo, le spalle larghe accentuate dal golfo nero, sulla scatoletta del microfono infilata nella tasca posteriore dei pantaloni e infine sulla la mano un po' ruvida che stringeva la mia. Rallentai e mi fermai, le dita scivolarono via dalle sue e di colpo si bloccò anche lui, si girò a guardarmi confuso e senza dire niente, io aprii appena le braccia volendo un abbraccio. 

Spuntò un sorriso sul suo volto, intenerito dal mio gesto. Solitamente reclamavo affetto diversamente, mi bastava avvicinarmi, magari con le spalle leggermente incurvate in avanti, accompagnando il tutto col silenzio e lui capiva che avevo bisogno di un suo abbraccio o di semplici attenzioni. 

Mi si avvicinò e mi avvolse le spalle con le braccia premendo le labbra sulle tempie, lasciandoci una serie di piccoli e lenti baci, sprofondai il viso sul suo petto prendendo boccate d'aria del suo profumo e gli allacciai le braccia attorno al busto stringendo tra le mani il tessuto del golfino nero. Una sua mano salì tra i miei capelli, accarezzandoli dolcemente. Sentivo che l'aura grigia che mi circondava veniva pian piano spazzata via ed era tutto merito suo.

«Sono così fiera di te, babe. Te l'avevo detto che sarebbe arrivato anche il tuo turno», mormorai tra le sue braccia, con la guancia premuta contro il suo petto. I miei muscoli si rilassarono, ancora mi chiedo perché mai quel giorno fossi così tesa quando non avevo motivo di esserlo, sarà stato sicuramente un misto di tante cose. 

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Where stories live. Discover now