Capitolo 19.

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Capitolo 19.


"Achille! Achille sei qui? Ho bisogno di parlarti!"

Giada raggiunse l'ultimo piano del palazzo di Ftia, nell'ampia sala dove a volte Achille portava Patroclo per fare addestramento al chiuso.

Stavolta però era deserta, segno che probabilmente i due cugini avevano preferito allenarsi sotto il sole caldo dell'isola.

Giada non veniva spesso in quella stanza.

Il pavimento era consumato in più punti e graffiato in altrettanti, segni delle numerose lotte tra i due ragazzi, che si allenavano insieme da quando erano bambini, nonostante la divina abilità di Achille non necessitasse di ulteriore esercizio.

La stanza era quasi priva di mobili, come la camera di Giada a Sparta.

In un angolo c'era un tavolo di legno impolverato, sopra vi erano poggiate spade di ogni genere, mentre faretre cariche di dardi, archi e numerose altre armi erano agganciate alla parete opposta.

Giada si perse a contemplare quei piccoli dettagli e non si accorse dell'arrivo del suo amato alle proprie spalle.

Quando avvertì il suo tocco gentile sui fianchi sobbalzò, voltandosi.

"Perdonami Giada, ti ho spaventato?"

Lei sorrise lievemente.

"Un po', ma non preoccuparti. Ti stavo cercando, dove ti eri cacciato?"

Anche lui accennò un sorriso.

"A riparare ai guai di Patroclo. E tu invece? Questa mattina nessuno ti ha più vista"

"Ero andata da Ascania, ai piedi del monte"

"Ascania? L'oracolo? E perché mai?"

La principessa prese un bel respiro, era giunto il momento di parlare.

Non si era posta alcun dubbio sulla possibile reazione di Achille al sapere della notizia e un po' se ne stava pentendo.

E se lui non avesse voluto il bambino?

Si impose di calmarsi.

"Achille... se tua madre mettesse in pericolo una persona cara, portandola via da te, tu glielo impediresti?"

L'espressione del biondo era confusa, non riusciva proprio a seguire il discorso di Giada.

Cosa c'entrava quella domanda con la sua visita all'oracolo?

"Perdonami Giada, ma non capisco..."

Lei prese un altro profondo respiro, chiudendo gli occhi.

"Aspetto un bambino, Achille. Il nostro bambino"

Dopo averlo detto si sentì incredibilmente leggera ed era una delle sensazioni più rinvigorenti che avesse mai provato in vita sua.

Achille restò in silenzio solo per pochi istanti, che però alla ragazza parvero eterni.

In un istante gli occhi azzurri di Giada si riempirono di lacrime ed un altro fiume di parole uscì dalla sua bocca.

"Non lo sapevo nemmeno io, fino a stamattina!" la sua voce era rotta.

"Non pensavo che sarebbe successo così presto! Pensavo che a te facesse piacere, l'unica persona che potrei amare più di te è nostro figlio... Ti prego, dimmi qualcosa, Achille. Solo Zeus sa quanto anch'io sia spaventata, nemmeno un attimo fa ho incontrato tua madre e ha praticamente minacciato di portarmi via il bambino... Possiamo affrontarlo insieme, io e te abbiamo già superato tanti di quegli ostacoli. Ma non posso farlo se tu non mi dici nulla!"

Quando ebbe finito la principessa quasi non aveva fiato, le lacrime le avevano solcato silenziosamente le guance candide.

Achille non rispose, ma afferrò Giada per la vita e l'attirò a sé, stringendola come mai aveva fatto.

La bionda sgranò gli occhi, prima di ricambiare l'abbraccio, affondando il viso nell'incavo del collo dell'eroe.

La sua stretta era forte, come sempre, ma nello stesso tempo delicata.

Era un paradosso, così come lo era lui stesso.

La personificazione dell'irruenza, della potenza, che al fianco della donna che amava diventava l'essere più docile creato dagli Dei.

Passarono lunghi minuti prima che i due si staccassero.

Achille lasciò scivolare la mano abbronzata sul ventre ancora piatto della ragazza.

Per via di quel gesto altre lacrime, stavolta di felicità, bagnarono il viso di Giada.

"Mi hai spaventato con il tuo silenzio... Pensavo non volessi questo bambino"

"Come potrei rinunciare dal dono che gli Dei ci hanno fatto in virtù del nostro amore? Nessuno farà del male a nostro figlio, Giada, tanto meno mia madre"

Teti, rinchiusa nella sua grotta sulla spiaggia, riuscì ad avvertire chiaramente quelle parole.

Da quando Achille era bambino, la ninfa aveva creato un legame tra loro che le permetteva di sapere tutto ciò che il figlio diceva o faceva.

Era il suo modo di vegliare su di lui.

Quelle parole le infuocarono l'animo.

Era dunque quello che voleva?

Convenne che, dopo tanti anni, era forse giunto il momento di recidere il filo che la teneva legata al suo unico figlio.

La donna si ritirò in mare, tra la corte di nereidi e tritoni, giurando di non rimettere mai più piede sull'isola di Ftia.

Nella sala del castello invece, Achille e Giada erano ancora l'uno di fronte all'altro.

Lo sguardo di Achille era come una mano, che l'accarezzava delicatamente.

Non l'aveva mai guardata così.

Giada chiuse gli occhi per un istante, desiderando di lasciarsi trasportare dalla corrente nel mare che erano le sue iridi.

"Sposami, Giada"

La ragazza dai lunghi boccoli biondi riaprì di scatto gli occhi, fissando Achille con incredulità.

"Cosa?"

"Sposami, legati a me per sempre, sii solo mia, per l'eternità"

Il suo cuore fece un tuffo, mentre Achille pronunciava quelle parole con la più assoluta serietà.

Giada azzerò nuovamente la distanza tra loro ma questa volta con un bacio; circondò il collo del biondo con le braccia e lui le cinse dolcemente i fianchi dalle curve armoniose.

Quando si staccarono entrambi avevano il fiato corto.

Naturalmente il gesto della ragazza voleva lasciar intendere una risposta affermativa alla proposta di Achille.

Nonostante le loro labbra non si toccassero, i loro visi erano vicinissimi, Achille sentiva l'odore di agrumi di Giada inebriarlo.

Il suo respiro gli solleticava il collo.

"Mi hai chiesto di essere tua, ma una volta mi dicesti che non puoi chiedere qualcosa che è già tuo. Ed io sono sempre stata tua, Achille."

La principessa di Sparta [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now