- PROLOGO -

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             🌻 Pov Allison 🌻

« Allora hai chiamato l'agenzia? » chiede mia mamma mentre si sistema l'acconciatura perfettamente in ordine.

« Si. E' un ragazzo giovane e molto intelligente, almeno cosi hanno detto » rispondo.

« Bene. Incomincia domani, giusto? » chiede fingendosi interessata, mentre in realtà sta solo controllando che il suo tailleur sia perfetto.

« Si » rispondo fredda.

« Va bene, allora vado eh? Io torno tra 2 giorni, tuo padre la settimana prossima. Chiamami se ce qualche problema con l'assistente » dice prima di uscire, senza neanche salutarmi.

La odio.
Odio lei.
Odio la sua "incredibile" carriera da avvocato che viene sempre prima dei suoi figli.
Odio il suo menefreghismo.
Odio il suo atteggiamento.
Odio mia madre.

Chi si assomiglia si piglia no?

Mio padre é proprio come lei, se non peggio.
Sempre in giro per il mondo, concentrato su se stesso e su i suoi soldi.
Per lui occuparsi di due figli é troppo d'intralcio nella sua carriera da giornalista.
Scatta foto e parla di chiunque, con chiunque...tranne che con la sua famiglia.

Mi guardo allo specchio.

Ogni volta che prendo quella dannata lametta e la utilizzo per farmi del male, ho bisogno di guardarmi.
Devo farlo per permettere a me stessa di schifarsi.

Lo faccio con la convinzione che prima o poi potrò guardarmi allo specchio, ma senza cicatrici addosso.

Potrò essere fiera di me stessa.

Per il momento però rimane una luce che non si intravede neanche infondo al tunnel.

Subito dopo decido di lavarmi, per spazzare via la sofferenza insieme al mio amato shampoo alle fragole.

Dopo aver asciugato i capelli e essermi messa una tuta comoda, decido di andare da Nick.

« Hei, lo sai chi viene domani vero piccolo? » chiedo dolcemente accovacciandomi affianco a lui ai piedi del letto.

« Mhmh » risponde facendomi capire che non ha molta voglia di parlare.

In realtà non ha mai voglia di parlare.
Mio fratello soffre di diversi disturbi: la dislessia e un deficit dell'attenzione.

I miei genitori pensano che pagare i dottori e le visite necessarie, basti a fare il loro "lavoro".

Chi gli é sempre stata affianco nelle sue piccole crisi e nelle varie difficoltà, sono stata io, anche se sento continuamente la sensazione di non fare abbastanza.
Di poter fare sempre... di più.

« Ti preparo la merenda? » chiedo cercando di essere ancora più dolce.

I suoi occhi si illuminano nell'udire la mia risposta.

« Facciamola insieme » dice sorridendo.

Annuisco e entrambi andiamo in cucina.
Afferro un elastico abbandonato sul bancone e lego i miei capelli lunghi castani in una crocchia scombinata.

Dal cassetto recupero due grembiuli, uno più grande e uno più piccolo.

« Sei troppo buffa! » esclama divertito indicando il mio grembiule.

« Hei! Come osi!? » urlo facendo un vocione.
Ridiamo insieme e poi contemporaneamente ci alziamo le maniche.

Mi alzo in punta di piedi verso il ricettario, che con molte difficoltà riesco a prendere.
So di non essere altissima e mi va bene, ma ogni tanto farebbero comodo 5 centimetri in più.

Cosi insieme ci mettiamo a lavoro.

                🖤 Pov Kyle 🖤

« Quindi fammi capire, che devi fare? » chiede Austin, il mio migliore amico.

« Boh devo aiutare un ragazzino strano a fare i compiti » rispondo scocciato portandomi la sigaretta alle labbra.

« Che lavoro del cazzo » dice Nathan spuntando da dietro, mentre si accende una sigaretta.

« Se non lo faccio mia madre mi taglia le palle. » sputo infastidito.

« Ma almeno i soldi che guadagni, te li intaschi tu? » chiede Thomas appoggiato al tronco di un albero.

« Si certo come no, servono a quella puttana per pagare i suoi debiti di merda » confesso, riferendomi a mia madre e alle sue sbandate con l'alcool e la droga.

« Non é giusto, porca puttana » sputa Nathan.

« C'é qualcosa di giusto nel mondo, Hudson? » chiedo scuotendo il capo.

No. Nel mio mondo, no.

𝐌 𝐈 𝐍 𝐄 • 𝘚𝘦𝘪 𝘮𝘪𝘢, 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘰 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘴𝘤𝘪?Where stories live. Discover now