Capitolo V

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mi trovavo in una stanza, una stanza buia e gelida, non sapevo bene dove, ma percepivo qualcosa.  Mi girai intorno, ancora e ancora, ma niente, vedevo soltanto il vuoto... quando ad un tratto vidi un piccolo spiraglio di luce, mi avvicinai lentamente, come se avessi paura, paura di scoprire cosa si celava fuori, feci ancora un altro passo, ancora un altro e poi... e poi vidi il mio riflesso davanti ad uno specchio. D'improvviso vidi tutti quei ricordi che conservavo nella mia mente, tutti quei ricordi oscuri che avrei preferito non tirare fuori. Guardai attentamente ogni mio singolo tratto, il viso, i miei occhi, le ciocche di capelli che delicatamente mi sfioravano il viso. Non so il perché di quel gesto, ma alzai la maglia e una piccola cicatrice situata poco sotto del fianco mi colpì, la sfiorai, la toccai, incuriosito quando rialzai lo sguardo vidi delle ombre attraverso lo specchio e una voce che mi sussurrava :
" la tua oscurità non fa altro che prosciugarti, puoi aver cambiato città, abitudini, compagnie, puoi anche aver quasi realizzato il tuo sogno nel cassetto, ma non puoi fuggire da te stesso".
Sentii una fitta al petto e subito dopo mi svegliai, era notte fonda, il  respiro iniziava a mancare, era un chiaro segno... un attacco di panico. Mi alzai e corsi in bagno per sciacquarmi il viso, era da anni ormai che continuavo a sognare la stessa identica cosa, io in una stanza buia con il terrore di non svegliarmi più. Da piccolino quando avevo gli incubi correvo subito nel lettone di mamma e papà, era il mio posto sicuro, ma con il passare del tempo le cose cambiarono, diventai grande più autonomo ma gli incubi non sono mai andati via del tutto. Non potevo permettermi distrazioni, eravamo quasi a maggio, dovevamo salvarci e classificarci per i playoff e per giunta avrei fatto un allenamento con la prima squadra, potevo e dovevo controllare i miei attacchi di panico, così tornai a letto presi le AirPods collegandole al cellulare selezionando su spotify la mia playlist preferita. Non chiusi occhio neanche quella notte, era quasi l'alba mi alzai prima del previsto,scesi giù in cucina preparandomi una bella tazza di caffè, mi sarebbe bastata per tutta la giornata e guardai attraverso la finestra il bellissimo paesaggio che ormai si era creato. Quei colori, arancioni e giallastri che si fondevano fino a diventare un tutt'uno, l'alba come del resto anche il tramonto mi hanno sempre portato a riflettere, a guardare con occhi diversi il mondo che ci circonda, la vera bellezza è la natura. Ero un ragazzo pigro ma molto ordinato, avevo ancora dei panni da piegare e camice da stirare, così mi misi a lavoro e dopo un paio di orette mi ritrovai con l'intera casa in ordine, ben pulita e sistemata. Decisi di uscire quella mattina, era una bellissima giornata di primavera a Torino, si respirava l'aria fresca nella bellissima città magica, così soprannominata, mi ero acculturato molto in quel periodo, la chiamavano così perché ad essa sono legate miti e leggende di culti esoterici e tutto ciò non faceva altro che alimentare la mia curiosità. Girai in alcuni negozi, mi piaceva d'altronde fare ogni tanto un po' di shopping, se c'è una cosa che amo oltre il calcio naturalmente, è proprio la moda. Ad un tratto i miei occhi si posarono su una figura femminile, una figura che conoscevo, accanto a lei c'era un uomo, poco più basso di me, aveva entrambe le mani sui suoi fianchi, se non più giù, si stavano baciando... mi spostai, in modo da veder meglio, ma quando realizzai mi caddero le buste dalle mani, com'era possibile? Perché non mi ha mai detto nulla?non l'avrei mica mangiata, forse aveva soltanto paura...ma dio...cosa dico, di cosa avrebbe dovuto avere paura? Infondo tra me e lei non c'era nulla no? Eppure il modo in cui mi guardava,
il modo in cui mi sorrideva...Sarà stato frutto della mia immaginazione mi ripeteva il mio inconscio, ma d'altronde cosa potevo aspettarmi? è la sorella di uno dei miei migliori amici, non ci potrà mai essere nulla tra di noi. All'improvviso sentii un'altra fitta al petto, questa volta più forte, sentivo le mie guance pizzicare avevano assunto un colore rossastro, mi mancava di nuovo il respiro, presi le borse tra le mani e corsi subito in un negozio, nascondendomi in un bagno, avevo intravisto con la coda dell'occhio una figura al quanto preoccupata, ma non ci feci troppo caso, tutto quello che volevo era uscire da questo incubo e magicamente mi svegliai di nuovo, con ancora 𝑙𝑒𝑖 al mio fianco. Non riuscivo più a distinguere i sogni o meglio dire in questo caso, incubi, dalla realtà, cosa mi stava succedendo?

Sfumature di nero || Matías SouléWhere stories live. Discover now