5. Il primo appuntamento

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Venelia

Scendo dal bus, una volta che il telefono mi avvisa di essere arrivata alla destinazione che mi ha indicato Phil, e immediatamente lo intercetto. È posato al muro vicino a un ristorante e ha sulla testa un cappuccio, sembra quasi che voglia passare inosservato, anche se sono certa che riesca ad attirare comunque l'attenzione, visto che anche io l'ho riconosciuto immediatamente. Ma non è poi così difficile, indossa degli abiti molto costosi e il suo stile non passa di certo inosservato.

Prendo un bel respiro e poi cammino verso di lui. Come se si fosse accorto della mia presenza, alza lo sguardo e si mette il telefono in tasca, venendomi incontro. Ha un sorriso sicuro stampato sulle labbra e, appena mi è vicino, mi bacia sulle guance.

"Ciao Venelia, come stai?"

"Sto bene, tu invece?"

"Tutto bene, grazie. Ho prenotato lì." cambia immediatamente discorso e indica un altro ristorante dall'altra parte della via, informandomi così su dove mangeremo. Non credo di conoscerlo, ma visto da qua sembra un posto molto lussuoso. "Spero tu sia molto affamata, perché cucinano dei piatti strepitosi."

"Sì lo sono... ma giuro che non c'era bisogno di prenotare in un posto del genere, bastava anche andare al McDonald's ti assicuro. Voglio solo conoscerti meglio e parlare, non serve che tu spenda tanto..." lascio la frase in sospeso, cercando di fargli capire che non voglio essere scortese e nemmeno offenderlo.

Una smorfia, che non riesco a decifrare, appare sul suo viso, e scuote il capo. "Non importa, so che si mangia bene e il denaro non è un problema. Perciò andiamo pure, ti piacerà."

Vorrei dirgli che non dubito certamente del fatto che i soldi per lui non siano un problema, tantomeno che il ristorante possa essere ottimo, bensì che io non sono abituata a frequentare posti tanto lussuosi, ma mi limito ad annuire e ad accettare il suo invito. Non voglio fare la rompi palle e nemmeno rendere pesante l'atmosfera. Ho accettato di rivederlo perché davvero voglio conoscerlo, voglio ritrovare quella sintonia sentita al locale, perciò accetto le sue condizioni.

Attraversiamo la strada ed entriamo nel ristorante che ha scelto, venendo immediatamente accolti da un giovane uomo vestito super elegante. Qua dentro tutto grida ricchezza e io mi sento a disagio con addosso dei semplici jeans e un maglioncino, ma Philippe non sembra fare caso agli abiti, perciò mi costringo a lasciar perdere questi pensieri.

Veniamo all'istante scortati a un tavolino appartato e ringrazio mentalmente per questo, mi piace l'idea che avremo la nostra intimità. So che in mezzo alla folla verrebbe avvicinato più volte dai tifosi, ne ho avuto la prova fuori da scuola, per questo preferirei evitare. Odio essere al centro dell'attenzione, inoltre voglio godermelo totalmente e senza interruzioni.

"Ti piace?" mi osserva e mi pone questa domanda quando il cameriere si allontana informandoci che presto ci porterà i menù "Ci vengo spesso qua, mi trattano davvero bene e si mangia in maniera ottima."

"C'è qualcuno che ti tratta male quando ti vede entrare nel proprio locale?" ignoro la sua domanda, curiosa di sapere questo. Non penso che ci siano delle persone che sono sgarbate con lui. "Insomma, tutti sanno chi sei, sarebbero sciocchi a trattare male un potenziale cliente come te."

"Ti dà così tanto fastidio che sia ricco e famoso?" lo chiede senza rabbia, con un sorrisetto sghembo e, senza nemmeno attendere la mia risposta, continua a parlare "Comunque sì, faticherai a crederci, ma ci sono. Non tutti sono attratti da me e dalla mia personalità, alcuni mi odiano a prescindere, perché si sono fatti la loro opinione su di me senza conoscermi, solo vedendomi alla tv, nelle interviste, credendo di sapere tutto solo perché leggono due sciocchezze su giornali di gossip." mi sento colpita da questa sua ultima affermazione, ma non lo do a vedere "Però non mentirò dicendo che essere me fa schifo, perché mi piace tutto questo. Mi piace che la gente mi sorrida, che siano gentili e disponibili, che mi ammirino. Perciò posso sopportare anche chi mi detesta, fa parte del gioco."

Incontri che cambiano la vita||Phil FodenWhere stories live. Discover now