Capitolo Conclusivo

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Sentimmo la porta aprirsi molto violentemente. La polizia era in casa, stava arrivando. La libertà era vicina.
Ma davanti a me c'era il padrone, nudo; copriva solo il volto come al solito.
Improvvisamente un atroce dubbio mi assalì: mi avrebbe lasciato andare?

Avevo freddo: i piedi nudi e la pelle scoperta mi facevano gelare, ma non era per quello che tremavo.
Tremavo di paura, come sempre da quando avevo messo piede lì dentro. Ma stavolta... stavolta c'era qualcosa di diverso: un caldo brivido mi attraversò la schiena e mi compresse lo stomaco. Stavolta, a farmi tremare, c'era anche la speranza, una sensazione da cui avevo imparato a diffidare.

«Credo sia giunto il momento» disse il padrone con tono grave.
La paura mi bloccò il respiro. Cosa voleva farmi? Afferrò la maschera, il volto basso e lentamente la sfilò.
Il tassello che mancava stava per essere aggiunto.

Sulle guance aveva il segno rosso della maschera. Gli occhi grandi e neri, il naso sudato.

«Non può essere» dissi all'improvviso, senza fiato.
Quegli occhi. Quel naso. Quel volto. Non ci avevo creduto fino alla fine.
«Paolo» sussurrai.

Il mondo mi cadde addosso e la realtà mi prese a schiaffi: in fondo l'avevo sempre saputo.

«Si, sono io» ammise, tremante.
«Perché?» chiesi tra le lacrime.
«Che senso avrebbe dirtelo ora? Abbiamo poco tempo» disse afferrandomi le spalle e guardandosi dietro.

Ma quanto ci stavano mettendo? Adesso volevo vivere. Dovevo vivere.
"Escine viva" diceva una voce nella mia mente. Mi ricordava la voce di Lia. Stavo impazzendo ed era per questo che dovevo farlo, dovevo uscirne viva.

Si inginocchiò facendo pressione sulle mie spalle. Lo imitai. Il pavimento era freddo ma non ci feci caso.

«Seline io... ti amo».
A quelle parole il mio cuore si fermò. Il tempo parve smettere di trascorrere.
«Ti amo» ripeté «e non posso permettere che tu esca di qui pensando che sono cattivo» mi lasciò le spalle.

Lo fissavo e lui fissava me.

«Io ti amo Seline. Scusa».

Bum. Bum. Bum.
Tre colpi secchi allo stomaco.
Il suo volto fu l'ultima cosa che i miei occhi videro prima di spegnersi.

Caddi a terra in una pozza di sangue. Il padrone si alzò e continuò a fissarmi. Piangeva.

«Mani dietro la testa e girati lentamente, sei in arresto!» la polizia aveva sfondato la porta e stava scendendo le scale «Metti giù la pistola!»

Il padrone sorrise.
«Ce ne avete messo di tempo».
Con un gesto lento, elegante e teatrale portò la pistola alla tempia. Bastò uno sparo.
Cadde di fianco, poco distante da me.

Ero morta.

Adesso non c'è più uno stanzino buio ma uno spazio infinito pieno di luce.
Non ho più catene sui polsi e sulle caviglie che mi limitano. Quelli sono solo segni ormai.

Sono libera.
Per me, ora, il mondo è bianco.


Grazie.
Mi riservo questo piccolo spazio per scrivere un breve messaggio, ancor più breve di questo capitolo per ringraziare tutti quelli che sono stati importanti per me durante questa mia avventura della prima storia pubblicata.

Grazie a tutti i miei amici che hanno letto questa storia: so che quando dicevate che era bella eravate seri e grazie per essere stati sinceri con me quando qualcosa non vi è piaciuta.
Grazie ad A., il mio migliore amico e fratello-non-di-sangue, il primo "fan" della mia storia.

Grazie alla mia mamma. Il giorno in cui mi hai detto "Perché non inizi un libro vero?" è stato uno dei più belli della mia vita.

Grazie a tutti voi, miei cari lettori, che avete amato la mia storia. I vostri commenti, i vostri messaggi sono stati davvero utili a questo ragazzo sedicenne che è partito senza grosse pretese, anzi, senza pretese e che grazie a voi ha raggiunto le vette del Ranking Wattpad Mistero/Thriller e ha iniziato a credere che, forse, la sua abilità nella scrittura è davvero tale.
Smetterò di limitarmi ai temi di scuola. Promesso.

Grazie a te, ragazza col caschetto, che in un certo senso sei stata la "madre" di questa storia. Mi ero sempre considerato bravo a scrivere prima di accorgermi che le mie storie erano tutte vuote e stupide. L'invidia verso le tue trame ha fatto nascere questa storia, grazie.

Okay, forse è un po' lungo, meglio fermarsi qui.
Siate i colori nelle tavolozze di chi vi sta intorno e rendete il mondo meno grigio.

Vostro,
Gianmarco.

Il volto del padroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora