26. Wicked Games

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"Bring your love, baby, I can
Bring my shame. Bring the
Drugs, baby, I can bring my
Pain. I got my heart right here,
I got my scars right here".

Lo baciai come non l'avevo mai baciato prima di allora. Probabilmente fu la consapevolezza della sua effettiva identità a determinare quella reazione da parte mia. Fatto sta che lui non si tirò indietro. Lasciai scorrere le mani tra i suoi morbidi capelli biondo rame, mentre le sue mi tenevano saldamente per le cosce, per aiutarmi a sostenermi nella tipica posizione a koala in cui mi trovavo in quel momento. Sembrava che fossimo su un altro pianeta, in un'altra galassia. Non percepivo più suoni e rumori attorno a me che non fossero il battito accelerato del mio e del suo cuore, che correvano in sincronia, o i nostri respiri affannati quando, ogni tanto, ci fermavamo a prendere fiato. Non riuscivo nemmeno a capire più dove mi trovassi, troppo presa dalle sue labbra sulle mie e dal suo fiato sulla mia pelle. Quando si distanziò da me, eravamo entrambi boccheggianti, in cerca d'aria. Eppure, anche se i suoi baci mi toglievano il respiro, era come se mi rianimassero, come se in realtà fossero l'unica cosa che mi consentisse di rimanere in vita. Sorridemmo come due perfetti idioti, e penso che, se in quel momento mi fossi potuta vedere dall'esterno, mi sarei stomacata da sola, per quanti sentimenti racchiudeva lo sguardo che gli stavo rivolgendo. Appoggiò la fronte alla mia e mi fece scendere lentamente. Quando le suole delle mie scarpe toccarono il suolo, mi sentii le gambe cedere, come se avessi scordato persino come si rimanesse in piedi. Lui mi sorresse e ridacchiò, e io non potei che fare altrettanto. Dovette pensare che la mia fu una reazione dovuta alla stanchezza o a tutto l'alcool che avevo ingerito. Se solo avesse saputo che era lui, in realtà, a farmi quell'effetto... L'aveva sempre fatto, ma non se ne rendeva conto, e io non gliel'ho mai detto.

"Celeste..." ansimò, con la voce roca e colma di tanto di quel desiderio, che mi fece fremere solo pronunciando il mio nome.

Si era notevolmente riavvicinato, e i nostri nasi si stavano sfiorando. Chiusi per un attimo gli occhi, ispirando a pieni polmoni il suo profumo, e sorrisi istintivamente come una stupida. Di Dave non c'era più traccia, e, sinceramente, ritenni che sia io che Peter avremmo dovuto ergere a Lindsay una statua immensa. Non osavo neanche immaginare cosa avesse potuto fare per intrattenerlo per tutto quel tempo. Giocai con i nostri nasi con gli occhi ancora chiusi, e lo sentii sorridere. Li riaprii, e i suoi erano lì, a fissarmi, più intensi e vicini che mai.

"Dicevo sul serio, prima" chiarì, osservandomi ancora più attentamente, mentre mi poggiava una mano su un fianco e un'altra su una guancia, accarezzandomela.

Mi accigliai per qualche secondo, perché non capii immediatamente a cosa si riferisse, visto che aveva detto molte frasi, e che si stavano confondendo tutte nella mia mente, in quel frangente, dato che lui era così vicino, e che io non ero capace di concentrarmi su qualcos'altro che non fossero le sue labbra. Me le passò di nuovo sul collo senza baciarmi, solo sfiorandomi, e sapevo che non avrei retto ancora per molto. Mi leccò il lobo dell'orecchio sinistro e il cuore mi si tuffò in caduta libera nello stomaco.

"Vorrei davvero renderti mia" precisò, sussurrando le parole nel mio orecchio a voce bassissima.

Mi si fermò il respiro, e dire che avevo le palpitazioni è dire poco. Era come se avessi avuto un branco di elefanti imbufalito nel petto. Mi impietrii all'istante, cogliendo subito il senso delle sue parole, e aspettai che i suoi occhi tornassero sul mio raggio visivo, prima di prendere parola. Cavolo, era veramente serio. Ma nel suo sguardo c'era anche esitazione, oltre allo smanioso desiderio, che mi era evidente non solo dalla sua espressione, ma anche da qualcos'altro, che, data la vicinanza, percepivo alla perfezione a contatto con una delle mie cosce. Deglutii a fatica, sentendo la gola incredibilmente secca. Mi presi qualche secondo per fare mente locale: Peter era davanti a me, ed era la stessa persona di cui mi ero innamorata anni addietro, solo più grande e più... uomo; aveva colto le mie provocazioni e mi aveva seguita, liberandomi da quella situazione imbarazzante che si era creata con Dave; non sospettava minimamente del fatto che sapessi chi fosse, e mi stava esplicitamente chiedendo di fare sesso con lui; sembrava non avere la minima intenzione di svelarmi come stessero realmente le cose, però continuava a imbestialirsi se facevo la scema con Dave per farlo esporre maggiormente. So bene che è assurdo pensare che la sua richiesta scaturì dalla semplice voglia di appagare le sue esigenze, e non dal desiderio autentico di farmi sua perché provava qualcosa per me, ma in quel momento ero molto confusa, e la sua vicinanza e gli ormoni a mille non giocavano a mio favore. Per di più c'era anche un altro problemino...

Celeste - La miglior cosa che non ho mai avutoWhere stories live. Discover now