Cocciuto e Spericolato - Jily

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07/04/2014

Questa flash è stata abbozzata nell'estate del 2013 - anche se condivisa col mondo l'anno successivo - quando ancora passeggiavo tra i parchi di Bath e mi lasciavo sedurre dai colori pastello dell’estate inglese.
La protagonista: una mamma.

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Cocciuto e Spericolato

Un pomeriggio di prima estate, in terra inglese, un po’ di vento, un pallone sbatte contro un cancello, un ragazzino corre a raccoglierlo. Si sentono urla e chiacchiere e passettini che si rincorrono sulla ghiaia.

E il sole riscalda delicato la pelle. È caldo il sole, oggi pomeriggio, è pieno di speranze. Pieno di promesse che difficilmente saprà mantenere, sembra avvertire il vento in lontananza.

Ma questo ai bambini non importa, loro del vento sentono solo il soffio leggero, la carezza sul viso durante la corsa, il risolino sciocco tra i capelli sull’altalena.

Eccolo lì, un pupetto con gli occhi grandi e i capelli spettinati che tutto mani, gambette e pannolino s’arrampica su per la via dello scivolo, un passettino dopo l’altro. Eccolo lì. Corre fin che può, salta, e cerca di manovrare un monopattino più grande di lui, si sporca nella sabbia e si bagna nel laghetto. Si infila le dita in bocca e urla il tuo nome quando le fatiche di un giorno di giochi diventano troppe: “Mamma!”

Mamma. Sarà il tuo nome d’ora in poi.
I cardini dell’altalena cigolano sotto il tuo peso, gli occhi si appannano di incertezze e speranze: e se dovesse cadere? Se dovesse farsi male? Se il vento diventasse troppo da sopportare? Se il sole deludesse le sue promesse?
 

«Be’, allora ti agiterai tutta, gli sistemerai la maglietta e il pantalone, ma non prima di avergli asciugato via le lacrime dalle guance. Gli acciufferemo le manine, e soffieremo via la terra e la bua. Lo aiuteremo a rialzarsi e così sarà pronto ad arrampicarsi di nuovo.  Spericolato e cocciuto».
«Un vero Potter?»
«Un vero Evans».

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