Non c'è bisogno di arrabiarsi

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È passata una settimana e Ian diventa più irritante ogni dannato giorno. Mickey è grato per il fatto che il coglione abbia lezione solo nei pomeriggi, dal momento che Lillian ha modificato di nuovo gli orari. Deve andare ancora il liceo, il disgraziato stronzo. Mickey odiava il liceo – o almeno, odiava i cinque minuti in cui mai ci andava.

Mickey riottiene i suoi sabati mattina, grazie a Dio, il che significa che può rimanere in piedi fino a tardi per quanto gli pare di venerdì sera. Certamente, questo non è possibile di domenica sera quando ritorna al suo programma di sonno.

Il treno è affollato di lunedì; lo è sempre al mattino. Perlopiù ci sono pendolari, perché non c'è alcun turista dove Mickey vive. Anche se quando arriva davvero vicino alla scuola, presso lo sciccoso North Side, qualcuno con addosso marsupi e sneakers bianche sale su. Ma sono rari quelli che girano con tali segni distintivi da turista.

Mickey non trova posto oggi, perché Dio si diverte a metterlo nella merda. È felice quando arriva alla sua fermata, finché non toglie lo zaino dalla schiena e lo posa sul suolo sentendolo più leggero di quanto dovrebbe essere. Guarda in basso. I suoi spartiti sono ovunque, e le porte del treno sono già aperte. Naturalmente, nessuno si allunga per aiutarlo a raccogliere la sua roba. Mickey tira su tutto quanto col braccio alla cazzo e si dirige verso l'uscita, perché i pendolari sono degli stronzi e i turisti sono semplicemente incapaci. E nessuno fa per aiutare un tipo come Mickey in questa zona della città.

Sulla banchina, Mickey va verso una panchina e mette giù gli spartiti dal braccio. Sposta lo zaino su un braccio e lo gira di lato. La cerniera è abbassata e Mickey non riesce a ricordare di averla aperta. Controlla se è rotta. Poi controlla se ha ancora il portafoglio, il telefono, e le chiavi perché non gli sarebbe sfuggito qualcuno che avesse tentato di rapinarlo. Lo avrebbe notato, comunque.

Si volta, la cerniera è semplicemente andata a fanculo. Quel poco che sta su si apre in circa due secondi, il che significa che l'intero zaino è diventato semplicemente inutile.

"Cazzo cazzo" borbotta.

Calca tutta la sua roba nello zaino e si trascina dietro il dannato coso tenendolo sotto il braccio. Sembra piuttosto strano, ma sarà così per il momento. Può recuperarne uno nuovo durante la pausa pranzo, magari.

Quando arriva alla scuola, si ferma allo sportello della receptionist. La ragazza dietro il bancone è la nipote di Lillian o una cosa simile, o forse sua figlia. Mickey non se ne ricorda affatto. Sa solo che sembra piacevole tanto quanto sua madre-zia-qualsiasi cosa sia, quindi non ha idea del perché sia alla reception.

"Sì?" dice lei, quando Mickey si avvicina. Alza un sopracciglio che è stato sfoltito e tracciato con la matita come se stesse girando uno spot.

"Mi serve un armadietto qui o qualcosa per tenerci i miei spartiti" dice Mickey. Fa cenno allo zaino rotto sotto il braccio.

La donna solleva entrambe le sopracciglia. "Lavori qui?"

"Se lavor-sì, sono il dannato pianista!"

"Non c'è bisogno di arrabbiarsi. Vedo se abbiamo qualcosa"

Mickey sbuffa. La donna guarda verso il computer e preme tasti come se stesse solo fingendo, e poi fruga tra alcuni fogli sulla scrivania. Onestamente, sembra solo che stia tentando di far perdere tempo a Mickey.

Guarda l'orologio sulla parete. Mancano due minuti alle nove, e se non arriva in classe in tempo, Lillian si incazzerà.

"Ripensandoci, tieniti l'armadietto. Ci penserò da solo" dice Mickey.

"Forse troverò qualcosa se ritorno nel pomeriggio" dice la donna.

"Sì, certo, aspetterò che tu sia abbastanza incredibilmente magnanima per farmi l'elemosina. Grazie..." dice, esitando per controllare il suo cartellino, "Svetlana. Grazie per essere così di aiuto. Chi diavolo ti ha messa alla reception, comunque?"

I ragazzi etero non fanno danza classicaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora