CAPITOLO 2

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Ed eccomi pronto per il primo giorno di scuola. Frequento il secondo anno. Ho scelto semplicemente una maglia nera a strisce bianche e un jeans grigio. Aspetto seduto sul divano il mio coinquilino Levi che ci sta mettendo una vita, ma no, non a prepararsi, ma semplicemente non ha voglia e fa le cose con calma, anche se sa che rischiamo di arrivare in ritardo. Finalmente scende con una semplice maglia bianca e pantaloni neri, fantasia portami via proprio. Vivo solo con lui, mia madre è andata a vivere in Svizzera, mi ha chiesto di andare con lei, ma non volevo lasciare e non voglio lasciare i miei amici. Riusciamo a sostenere le spese perché entrambi lavoriamo, Levi in un negozio di abbigliamento come cassiere, tutti i week-end per quattro ore, io lavoro come dog sitter, dopo la scuola e guadagno 100 dollari al giorno. Guardo due cani di un amico di mia madre, e ormai si fida di me, li porto in giro, a casa mia e poi viene a prenderli quando finisce di lavorare. Usciamo di casa dopo aver preso tutto, zaini, chiavi di casa e le chaivi della mia auto. Ci dirigiamo verso l'auto e la sblocco.

<<Sempre allegro mi raccomando>> Levi mi lancia un occhiataccia, ma sorrido, sapendo che non se l'è presa.

<<Zitto e guida>> risponde dopo essere salito.

Salgo, chiudo la portiera e mi metto la cintura. Metto in moto l'auto e partiamo verso la scuola. Chissà come sarà quest'anno nuovo, se ci saranno nuovi alunni, se rincontrerò i miei amici. Sospiro e tengo lo sguardo fisso sulla strada. Non è stato facile per me lasciare la mia famiglia, in pratica solo mia madre. Mio padre è morto d'infarto quando io avevo solo 10 anni e la cosa che mi fa male è il ricordo ben impresso nella mia mente. È morto davanti a me, mi era venuto a prendere a scuola e mentre stavo uscendo e andando da lui, lui si è accasciato a terra. Posso rivedere benissimo me bambino che correva verso il corpo inerme di mio padre e cercava di svegliarlo, convinto che si fosse solo addormentato. Gridavo, gridavo, e poi confusione, insomma ero solo un bambino, e i bambini non capiscono subito ciò che sta succedendo, ma ricordo benissimo che una signora mi aveva tirato via e poi l'arrivo dell'ambulanza. Mi sono reso conto che mio padre era morto, solo quando mia madre mi stringeva forte le mani inginocchiata davanti a me e mi dava la notizia.

Cercava di trattenere le lacrime, ma invano.

<<Terra chiama Yato, è verde muoviti>> Levi mi strappa dai miei pensieri e mi accorgo solo ora che mi stanno suonando piuttosto infastiditi che stia fermo quando il semaforo è verde.

Parto senza rispondere e quando arriviamo a scuola, cerco un parcheggio.

<<Scendi, io cerco un parcheggio>> Levi annuisce e scende.

Dopo aver fatto almeno tre giri riesco a trovarlo, davanti scuola è sempre difficile trovarlo, ma sono riuscito a trovarlo davanti ad un parco, vicino la scuola. Spengo il motore e scendo. Prendo dal sedile posteriore lo zaino per poi bloccare l'auto. Entro nell'edificio in cui ci dovrò stare per 9 mesi e vado dritto in segreteria per prendere le chiavi dell'armadietto, l'orario e per decidere i corsi da frequentare, che so già quali sono. Frequenterò teatro insieme a Levi. Dopo aver preso tutto inizio a camminare per il corridoio in cerca del mio armadietto. Mentre lo cerco vedo una ragazza appoggiata su un armadietto, o meglio su un armadietto da cui bisogna stare alla larga, ovvero quello di Cristina, la ragazza più popolare e odiosa della scuola. È concentrata sul suo telefono, vedo che ha le chiavi dell'armadietto insieme al programma. Ha i capelli blu chiaro e due occhi viola. Come pensavo ecco che Cristina si avvicina e la ragazza la guarda come se fosse pazza. Mi avvicino un po' e riesco a sentire quest'ultima scusarsi.

<<Ma come no? Leggi il nome o sei stupida e non sai leggere?>> incrocia le braccia al petto <<Ah capisco sei nuova, beh si vede. Senza stile, capelli orribili pieni di doppie punte e occhi di un viola schifoso, saranno sicuramente lenti a contatto>> ride <<Bene, stupida sfigata, mettiamo in chiaro una cosa. Io sono la ragazza più bella e popolare della scuola, nessuno può appoggiarsi al mio armadietto. Sparisci dalla mia vista, stupida>> ed ecco il veleno che spara sulla nuova arrivata, è talmente concentrata su ciò che deve dire, che non si accorge neanche che mi sono messo dietro di loro ad ascoltare tutto.

<<Lasciala perdere>> entrambe si girano, e vedo gli occhi incuriositi della nuova arrivata.

<<Oh, Yato, ma io stavo scherzando. Lo sai che scherzo con i nuovi arrivati, non si è offesa>> come sempre inventa la solita scusa, solo perché ha una cotta per me ormai dal primo anno, ma la conosco fin troppo bene.

<<Sai che non ci casco, ti conosco fin troppo bene>> vedo il suo sguardo abbassarsi, ma per pochi secondi, perché ecco che ritorna ad assumere il suo sguardo tagliente <<Ti stanno cercando>> indico con un dito una ragazza dai capelli lunghi fino a metà spalle di colore marrone chiaro, con due occhi verdi, che cerca di farsi notare dalla nuova arrivata <<Ora vado, ci si becca in giro>> sorrido e m'incammino verso il mio armadietto.

Mi giro e vedo quest'ultima parlare con quella ragazza, si vede che sono migliori amiche, ma chissà come si chiama. Sospiro e mi dirigo verso la mia prima lezione con la mente occupata da quella ragazza dai capelli blu e occhi viola.

L'ASSASSINA INNOCENTEWhere stories live. Discover now