CAPITOLO 5

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AUDREY

Ieri stavo per essere scoperta. Uscita da scuola, mentre stavo ritornando a casa in macchina, sono stata fermata dalla polizia per un controllo e ho visto che uno di loro era un po' sospettoso nei miei confronti. Quando Yato mi ha trovata in quelle condizioni, avevo capito che le mie guance umide le aveva notate subito e quindi mi sono inventata che mi era finito qualcosa negli occhi. Non ho intenzione di dire ciò che mi è accaduto a Connie, semplicemente per non farla preoccupare, anche se so che ha il diritto di saperlo. Sapendolo mi aiuterebbe a nascondere ancora di più il mio travestimento, anche se non so cosa altro possa fare. Mi ha aiutato con le lenti a contatto, ha avuto l'idea di farmi fare dei tatuaggi sulle spalle, quindi non so che altro potrebbe fare. Siamo a martedì, il secondo giorno di scuola e spero che vada tutto bene, oggi ho deciso di indossare una camicia rossa con sopra un giubbotto senza maniche di pelle nera, leggins neri, stivaletti neri e cappello nero. Mi sono fatta una treccia appoggiandola sulla spalla. Prendo lo zaino e scendo di sotto.

<<<Così mi piaci>> Connie prende la sua giacca e se la mette. <<Andiamo?>> Chiede, dopo aver messo lo zaino sulle spalle.

Annuisco ed usciamo di casa. L'aria non è molto fredda. Ho deciso di seguire il consiglio di Connie e di vestirmi seguendo il mio look. A volte quando ascoltiamo la radio, passa la notizia del fatto che mi stanno cercando e ogni volta ho i brividi seguiti dalla paura che si fa spazio in me e che aumenta quando vedo i fogli attaccati su pali, sulle vetrine dei negozi o su qualsiasi altro posto con la mia foto e con sotto la scritta ricercata, con tanto di numero della polizia.

<<Andiamo a fare colazione prima di andare a scuola?>> Connie mi strappa dai miei pensieri.

<<Va bene>> mi metto la cintura. <<Ieri sera sono crollata>> guardo fuori dal finestrino <<volevo aspettarti>> continuo.

<<Tranquilla, anzi scusa me, ma mi sono dovuta vedere con le compagne di corso. Si può fare un unica coreografia di gruppo, e poi decideranno chi entra e chi no>> spiega.

<<Entrerai di sicuro>> rispondo senza smettere di guardare fuori dal finestrino.

Connie alza un po' il volume della radio. Per tutta la strada fino a Starbucks nessuna delle due parla. Ognuna persa nei suoi pensieri. Sospiro e mi sposto una ciocca di capelli dietro le orecchie. Arriviamo e Connie parcheggia.

Mi tolgo la cintura e scendo dall'auto.

<<Inizia ad entrare, ora ti raggiungo>> la guardo e annuisco.

Entro e sospiro. Non è tanto pieno, essendo solo le 7:20 del mattino. Vado alla cassa per ordinare. Tanto so cosa piace a Connie. Starbucks è dove ci siamo conosciute, e ogni mattina venivamo a fare colazione qui, prima che succedesse quel che è successo.

<<Non ci posso credere, tra tutte le persone proprio tu>> mi giro e vedo Cristina. <<Pure nel mio locale devi venire>> il suo locale?

<<Ma chi si rivede>> rispondo. <<Per caso c'è scritto il tuo nome? No perché se è il tuo locale, il nome deve esserci, ma non lo vedo, quindi posso venire qui tutte le volte che voglio>> aggiungo.

<<Fai poco la simpatica, occhi finti>> sbuffo e la lascio perdere, riportando lo sguardo verso il cassiere che sta arrivando <<Lurida stronza>> mi prende una ciocca di capelli e me la tira.

Riesco a liberarmi dalla sua presa e la guardo in cagnesco. Ha superato i limiti, finchè m'importuna a parole non ci do neanche peso, ma non può mettermi le mani addosso, non ne ha il diritto.

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⏰ Last updated: Feb 04, 2018 ⏰

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L'ASSASSINA INNOCENTEWhere stories live. Discover now