Rieccomi lì, nella stessa sala d'aspetto della settimana prima, aspettando di essere ricevuto da Isabella e chiedendomi, esattamente come l'ultima volta, di cosa avrei parlato. Anzi, arrivai persino a chiedermi se avrei parlato.

La porta si aprì silenziosa e Isabella, senza dire nulla, fece capolino, facendomi cenno di entrare. Mi alzai e entrai, anche io senza dire nulla.

«Ed eccoci qui!», disse lei sorridendo. «Passata una bella settimana?»

«Sì», risposi io. «Ho seguito il tuo consiglio. Sono stato via per qualche giorno.»

«Ah!», esclamò lei piacevolmente sorpresa. «Sei stato a casa dei tuoi?»

«Sì», risposi. «Ho rivisto la mia famiglia e anche i miei vecchi amici. Devo dire che mi ci voleva...»

«Hai un aspetto molto rilassato, infatti. Pensi che ti abbia fatto bene?»

«Sì e no...», risposi incerto. Al suo sguardo interrogativo continuai: «... ho l'impressione che la causa che mi ha spinto a prendere il primo appuntamento con te si sia, per così dire, aggravata. Non so se sto usando la parola giusta...»

«Sì, ricordo che mi avevi accennato ad una causa non ben precisata che ti aveva spinto a cercare dell'aiuto.»

«Esatto», dissi io. «Tra una cosa e l'altra non sono riuscito a parlartene adeguatamente. Anzi, a parlartene affatto.»

Pausa

«Mi dispiace di aver perso il tuo tempo», dissi.

«Non abbiamo affatto perso tempo, credimi! Come ti ho già detto, c'è tempo per parlare di tutto nei tempi e nei modi più appropriati. Ricordo anzi che abbiamo affrontato un paio di questioni abbastanza significative della tua personalità.»

«Sì», dissi io. «Anche se non ero venuto qui esattamente per quello...»

«Pazienza!», mi interruppe lei. «Mi ha comunque aiutato a conoscerti e sicuramente mi servirà per affrontatare al meglio la tua annosa questione. Allora...»

Pausa.

«... ti va di raccontarmi la visita al tuo paese? Erano contenti di vederti?»

«Oh, sì», iniziai io. «Mia madre mi ha preparato i miei piatti preferiti, e poi mi sono incontrato con Giulia.»

Mi fissò per un attimo con uno sguardo interrogativo.

«Giulia è la mia migliore amica», precisai. «Oltre Cristina.»

«Il genere femminile sembra essere abbastanza rappresentato nella tua cerchia di amicizie», commentò. «Due donne, entrambe tue migliori amiche.»

«Eh, sì...», annuii con fare incerto. In quell'istante mi soffermai sul fatto che, in effetti, le persone a cui ero riuscito a legarmi maggiormente erano sempre state ragazze, e non ragazzi. Avevo condiviso alcuni interessi con dei ragazzi, ma in quel momento mi resi conto che non si trattava di amicizie profonde, bensì di affinità. Com'era possibile? E soprattutto, come mai me ne rendevo conto solo adesso?

«... Giulia la conosco da sempre, e poi Cristina... insomma, sai com'è. Molto solare, comunicativa, alla mano... insomma, difficile non esserle amico, ecco.»

«Era solo un'osservazione, non era necessario darmi spiegazioni», mi rispose lei con tono rassicurante. «Non c'è nulla di sbagliato ad avere amiche del sesso opposto al tuo.»

«No, infatti.», risposi. «Credo che sia una mia peculiarità: mi trovo meglio con le donne...»

Pausa. Quello era il momento in cui sentivo di dover introdurre l'argomento, parlare di te.

RitrovartiWhere stories live. Discover now