Capitolo 7.

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Cesare sorrise sereno, mentre un po' affaticato portava in spalla il treppiedi della videocamera. Davanti a lui, nella notte, sotto una luna esageratamente piena, le due torri svettavano in silenzio.

Tonno e Nelson erano qualche passo davanti a lui, il biondo con due fari a batterie, mentre parlavano, non curanti del silenzio della città.

Più avanti ancora sulla destra, Nicolas parlava con Paga e Stiva, mentre Frank e Luca lo ascoltavano in silenzio.

Nel loro gruppo, organizzato quasi all'ultimo secondo, pronto per girare io nuovo videoclip dei rovere, la band che aveva Nelson come cantante, gli unici a rispettare il silenzio in posto da Bologna e dalle torri, ma anche un po' dalla luna, erano lui e una ragazza che camminava sola, sulla sinistra.

Aveva i capelli estremamente ricci, una macchina fotografia intorno al collo e indossava una camicia a scacchi, bianca e blu abbastanza lunga, un cappotto leggero tra le mani e un semplice paio di jeans.

Se anche lei fosse stata semplice come i suoi jeans chiari tutto sarebbe stato più semplice per Cesare.

"Ma siete sicuri che possiamo entrare? Io non vedo nessuno" Disse Nicolas, riscuotendo Cesare dai suoi pensieri.

"Si, mio padre conosce il custode, non dovrebbero esserci problemi" Disse Stiva, bussando leggermente sulla porta di ingresso.

Una uomo brizzolato sulla sessantina aprí la porta e, non appena li vide, li accolse con un grande sorriso.

"Eccovi, vi stavo aspettando, venite pure, le scale per il tetto sono sulla destra" Disse, spostandosi per farli entrare.

Iniziarono quindi a salirle, un passo alla volta, Chiara davanti a tutti, ancora in silenzio.

Cesare chiudeva la fila, il sostegno della telecamera sulle spalle, più lento nei movimenti.

Inizialmente le scale erano illuminate da delle luci di un giallo molto caldo e rassicurante, le stesse che si potevano trovare in giro per Bologna, come per esempio in Piazza Maggiore.

Poi all'improvviso il buio e il freddo.
Erano fuori, sopra la torre, sul tetto, il vento di fine Ottobre che gli entrava nelle ossa, primo segnale dell'inverno in arrivo.

Era la prima volta che Cesare riusciva a salire sulla Torre Prendiparte e lo spettacolo che gli si parava davanti agli occhi lo lasciò senza fiato.

Davanti a lui infatti, le due torri, si stagliavano nette, verso l'alto, uno spettacolo unico che sapeva di casa.

Guardò Chiara, conscio che la ragazza fosse estremamente innamorata di quella città non sua.

La trovò seduta sul parapetto a gambe incrociate, lo sguardo nero fisso sulle torri, come se le guardasse curiosa per capire un segreto antico e profondo.

Chiara veniva da Torino, non sapeva molto di più, non gli aveva mai raccontato molto della sua infanzia o della sua vita in quella città.
Sapeva solamente che i suoi genitori, da quando lei si era trasferita a Bologna due anni prima per l'università, si erano spostati a Roma per il lavoro del padre.

Glielo aveva detto una sera, mentre mangiavamo una pizza ordinata da asporto sul letto di camera sua, quando sua madre l'aveva chiamata per chiederle come stesse andando lì, tutta sola.

Non aveva più aggiunto altro, ne aveva ripreso l'argomento. Anzi, ogni volta che con i loro amici si andava sul discorso "famiglia" Chiara si faceva molto silenziosa e taciturna, finché qualcuno non cambiava discorso.

Lettere quasi mancateWhere stories live. Discover now