Appuntamenti giornalieri.

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"Sei un idiota, Freddie."
"Credi che non lo sappia?"
Fred, George ed Alexandra erano tornati a casa dopo la cena a casa Weasley. Alexandra era in cucina, preparandosi del caffè prima di andare a dormire. Fred, chiuso in camera con suo fratello, gli aveva raccontato ciò che era successo qualche ora prima.
"Cioè, tu hai detto davanti a nostra madre di amarla ma voi due non ve lo siete mai detto. Che problemi hai?" chiese George, lanciando la camicia appena tolta sulla sedia. 
"So di aver fatto una cazzata, George, smettila di infierire." sbuffò l'altro, infilandosi il pigiama. 
"spero solo che d'ora in poi le cose non diventino.. imbarazzanti"
"Certo sarebbe brutto"
"Okay fratello, grazie, sei l'ultima persona a cui mi rivolgerò d'ora in avanti per essere consolato."
George rise, indossando il pigiama.
"No, sul serio. Fai schifo a consolare." scosse la testa Fred, mettendosi a letto.
"Scusa Fred. È solo che non so che dirti. Io non sono stato innamorato." Alzò le spalle, infilandosi anche lui nel letto. 
Fred non rispose, ma guardò il suo gemello. La stanza era buia ma riusciva comunque a distinguere i lineamenti del suo volto illuminati dalla luce del cielo notturno. "Lo sarai anche tu" disse infine. "E sarai felice" 
George sorrise. "Lo pensi davvero?"
"Non lo penso, lo so." annuì convinto Fred. "E io sarò lì per non consolarti quando farai stronzate."
I due gemelli risero di cuore. 


La mattina dopo Alex fu svegliata da un fastidioso picchiettare contro la finestra della cucina. Geordie, anche lei turbata da quel rumore, era sul cuscino della ragazza che, quando aprí gli occhi, sobbalzò. Sbuffò, asciugandosi la guancia che la puffola pigmea le aveva leccato nel tentativo di svegliarla, e si alzò. Aprí la finestra e un gufo volò all'interno della stanza, fermandosi sul tavolo.
Alex, ancora intontita dal sonno, si strofinò un occhio mentre prendeva la lettera che il gufo le aveva appena consegnato. Diede al volatile del pane e dell'acqua per ringraziarlo dei suoi servigi e spostò una sedia per accomodarsi. A giudicare dal sole che entrava dalla finestra l'alba doveva essere passata da un pezzo. Fred e George dovevano già essere giù a lavorare. Il gufo, che aveva appena finito di rifocillarsi, beccò la mano di Alex in segno di ringraziamento e volò via, fuori dalla finestra. La ragazza allora aprì la lettera. Veniva da Villa Malfoy.

Spero per te che sia davvero come dici.
Notturn Alley, Borgin and Burkes, alle 12.

Niente di più, e niente di meno. 
Alexandra decise che non aveva tempo per fare colazione. Si preparò velocemente, indossò il suo mantello e venti minuti più tardi era giù nel negozio dei Weasley a cercare uno dei due fratelli per dir loro che stava uscendo. Non trovandolo nessuno dei due, disse a Verity, impiegata del negozio, di avvisarli appena li avrebbe visti. Dunque uscì.
Incamminatasi per Notturn Alley, Alexandra decise che era più saggio andare in giro con il cappuccio del mantello alzato a coprirle i capelli biondo platino.
Adesso che stava per incontrarla, faccia a faccia, da sole, Alex iniziò a provare ansia. Non sapeva neanche il perché.
Quando arrivò da Borgin and Burkes, Bellatrix, senza troppi convenevoli, la trascinò in un vicolo sudicio poco lontano da lì.
"Non sei mai stata troppo delicata, vero?" la schernì Alex, strattonando con forza il braccio dalla sua presa. Si abbassò il cappuccio e guardò la donna davanti a sé: era decisamente più pulita di altre volte. Il ritorno di Voldemort l'aveva rinvigorita così come la sua caduta, tanti anni prima, l'aveva distrutta.
"Stupida ragazza. Perché mai dovrei aiutarti?"
"perché ti conviene." affermò Alex, guardandola negli occhi con tranquillità. L'ansia che aveva provato prima stava già svanendo. Era sicura di sé.
"Vuoi che qualcuno mi frughi nella mente e scopra che sei mia madre? Che Lucius è mio padre? Sono sicura che se Voldemort lo sapesse non sarebbe più così contento di averti al suo fianco, no?"
Bellatrix non rispose, inizialmente. La guardava come se non credesse alle sue parole. " tu osi ricattarmi? Ti ucciderei qui e ora" La sua rabbia le fece alzare un po' troppo il tono di voce. Ma Alexandra non si scompose.
"Oh, sono sicura che lo faresti. Peccato che se lo facessi la tua famiglia ti si ritorcerebbe contro. Ed è l'ultima cosa di cui hai bisogno"
"Molto bene." sibilò la donna, dopo un lungo istante di silenzio. "Lo farò. Ma non aspettarti nulla di piacevole. Non ci andrò piano con te." Nel parlare le si era avvicinata. "Mi pregherai di smettere. Rimpiangerai di avermi cercata. Il tuo unico desiderio sarà morire. Mi supplicherai di ucciderti." Sussurrava quelle parole scandendole bene una ad una, lentamente e con odio. "E io non lo farò. Come hai detto tu, la mia famiglia non ne sarebbe felice. Narcissa, Draco... Proprio non capisco perché ti amino tanto. Comunque, non ti ucciderò. Ti lascerò da sola con la tua agonia, il tuo dolore, e le tue sofferenze."
"È quello che ti riesce meglio, lasciarmi da sola." Ribatté Alex, gelida. 
Bellatrix arretrò, guardandola. "Qui alle 15." decretò, prima di Smaterializzarsi. 


Alexandra e Fred non parlarono mai di ciò che Fred aveva detto davanti a sua madre. Anzi, nella settimana che seguì quell'episodio, i due parlarono davvero poco. Fred e George erano sempre occupati con il negozio, ed Alexandra usciva tutti i giorni. Diceva di andare a comprare cose per la scuola e a fare delle passeggiate, ma quando tornava era estremamente stanca, addirittura esausta. Al punto che si coricava senza cenare, e spesso senza neanche togliersi i vestiti con cui era uscita. E di conseguenza il tempo per le chiacchiere con i gemelli era davvero limitato. 
"Alexandra, si può sapere dove sei stata?" 
Erano le undici passate quando Alexandra, quella sera, tornò a casa. Fred e George erano seduti al tavolo in cucina ad aspettarla.
"Sono andata a comprare la nuova uniforme" disse semplicemente, lasciando una borsa accanto al suo letto per poi dirigersi in bagno. 
Quando tornò, George e Fred -alzatisi dai loro posti- la guardavano un po' interdetti e un po' arrabbiati. 
"Perché hai comprato l'uniforme dei Serpeverde?" chiese George, indicando la cravatta verde e argento che fuoriusciva dalla borsa. 
Alexandra la gettò con un calcio sotto il letto. "la McGranitt ha scritto nella lettera che quest'anno starò a Serpeverde." 
"Perché?"
"Non lo so."
"e vuoi farci credere che sei stata da Madama Malkin fino a quest'ora?"
"Diamine, Fred. Ma che siete, i miei genitori?" Sbuffò brusca lei, passandosi una mano fra i capelli. 
Nessuno dei due rispose.
"Non vi sto nascondendo proprio niente."
"non abbiamo detto questo" le fece notare George.
"Ma lo avete pensato." 
"Magari dormire ti aiuterà a tornare in te stessa." disse Fred con freddezza, prima di andare in camera. George lo seguì.


"Alexandra... Lascia che ti porti al San Mungo.. ti prego..."
Erano passati tre giorni da quando Fred e George avevano scoperto che Alexandra sarebbe stata spostata a Serpeverde. Lei aveva continuato ad uscire tutti i giorni e tornare tardi la sera, ogni giorno più stanca del precedente. Ma si ostinava a non dire ai gemelli dove andasse o cosa facesse. Quella sera, però, aveva quasi rischiato di svenire appena entrata in casa. George, che stava dando da mangiare a Geordie, l'aveva subito afferrata. L'aveva portata in camera sua e di Fred, poggiandola sul letto. Erano riusciti a farla mangiare e bere qualcosa, ma in poche ore le era salita la febbre. Adesso Fred era seduto accanto al proprio letto, bagnando la fronte della sua ragazza con una pezza. Continuava a tremare, nonostante fosse estate e avesse due coperte addosso.
"Non posso andare al San Mungo.." sussurrò lei, aprendo gli occhi. Si sentiva debole.
"Lascia che chiami Sebastian" intervenne George. "posso Materializzarmi a casa e con un po' di fortuna lì ci sarà Remus o Tonks. Loro possono andare dai Tonks e far venire Sebastian qui. Oppure porto direttamente Remus. Lui saprà cosa fare."
Alexandra deglutì a fatica, prima di parlare. "Nessuno deve venire qui. Soprattutto Loro. Domattina starò bene.."
Fred guardò il suo gemello. Nessuno dei due era convinto di quella cosa. Non sapevano cosa stesse succedendo ad Alex, e non sembrava in procinto di migliorare, tutt'altro: sembrava peggiorare ogni minuto.
"Se domattina non stai bene li chiamiamo, o ti portiamo al San Mungo." decretò infine George.
Alex non replicò. Non ne aveva le forze. Chiuse di nuovo gli occhi. Aveva mal di testa.


Un'ora più tardi, Fred e George avevano unito i loro letti, e adesso Alexandra dormiva al centro tra i due gemelli. Nessuno dei due aveva ancora preso sonno. Fred le accarezzava piano i capelli per non svegliarla, e George si assicurava ogni minuto che non avesse freddo o se la febbre stesse scendendo.
"Gli Obscuriali si ammalano spesso" sussurrò George, stringendo da sotto le coperte-nonostante sentisse caldo- la mano di Alex, nel tentativo di scaldarla.
"si, e poi muoiono." Fred scosse la la testa con decisione. "domani starà bene. Ha solo avuto una giornata intensa."
"Cosa credi che faccia tutti i giorni?" chiese ancora Fred, dopo un istante di silenzio.
"Non lo so, ma qualunque cosa sia non le fa bene."
Fred sospirò e le poggiò con delicatezza la mano sulla fronte: ancora scottava.

The dark side 2. //Fred WeasleyWhere stories live. Discover now